Il punto fondamentale di Into the Wild è esattamente quello che voi state a criticare, parla cioè di un anti-eroe, cioè di uno che NON fa la cosa giusta, e quando si rende conto di aver sbagliato, è troppo tardi. "La felicità è vera solo quando è condivisa", questa è la dura lezione che impara mentre si ritrova agonizzante in un eremo in Alaska. Il meccanismo narrativo geniale e stupefacente che Sean Penn adotta nel raccontare questa storia, è di lasciar il pubblico invaghirsi dell'animo ribelle del protagonista, e quasi convincere la gente che è lui che ha capito tutto della vita, e siamo noi quelli strani che viviamo in un sistema sociale collettivo. Poi, il film sovverte il punto di vista con l'effetto di far rimanere spiazzato il pubblico che nel frattempo si era affezionato a questo giovane ribelle, dicendoti: "vedi questo affascinante individualista, che non ha bisogno di niente e di nessuno a parte se stesso e la natura?" ecco, questo individualista è un deficiente.