La Nazionale di nuoto si congeda dalla ventesima edizione dei campionati del mondo, che si sono svolti a Fukuoka, con sei medaglie: una d'oro, quattro d'argento e una di bronzo in 13 finali individuali e 3 di staffette, un record italiano e 6 primati personali.
Il direttore tecnico azzurro Cesare Butini traccia il bilancio: "Questa volta abbiamo un po’ faticato, ma comunque lasciamo il mondiale con 6 medaglie, di cui quattro in gare olimpiche, 16 presenze in finale e qualche centesimo sfortunato che ci ha negato l'accesso al turno successivo. Mantenere il trend degli ultimi anni non è facile, soprattutto dopo due stagioni vissute al top tra le Olimpiadi di Tokyo e gli europei di Roma. Eravamo consapevoli di venire a Fukuoka con qualche situazione da mettere a posto perché alcuni atleti di punta hanno avuto una stagione tribolata o comunque acciacchi di troppo, come Gregorio Paltrinieri, Benedetta Pilato, Margherita Panziera, Nicolò Martinenghi. Eppure siamo partiti bene, con una situazione ottimale, conquistando cinque medaglie, di cui quattro d’argento e una d’oro nei primi tre giorni con qualche ingresso in finale mancato per pochi centesimi che dispiace e qualche nono posto, come quello della staffetta 4x100 stile libero femminile, che invece ha un valore di crescita e costruzione".
“In linea generale il comportamento della squadra è stato ottimo – continua Butini – Desidero rivolgere i complimenti al gruppo, anche qualche momento di nervosismo denota la voglia di vincere sempre. Peraltro è la prima volta che questa squadra affronta un piccolo momento di flessione, soprattutto nella parte centrale del campionato. Flessione non legata però a qualche controprestazione, che in un team composto da 32 atleti comunque ci può stare, ma perché il mondo del nuoto sta crescendo e la concorrenza è di altissimo livello. Faccio un esempio per tutti: negli 800 stile libero maschili con 7’45” molto spesso si prendeva una medaglia, quest’anno è diventato il tempo limite per entrare in finale. Questo vuol dire che il nuoto sta andando verso l’appuntamento con le Olimpiadi di Parigi 2024 a grande velocità. La squadra ha risposto in questo momento dando una grande prova di solidità, anche con le prestazioni dei più giovani e con la 4x200 maschile che abbiamo ritrovato in finale dopo il nono posto a Budapest. Siamo sul pezzo, il movimento ha risposto e ringrazio gli atleti e i tecnici; il lavoro ottimale è sotto gli occhi di tutti”.
“In chiave futura ed in vista della prossima stagione, dovremo affrontare gli europei in corta a dicembre, il mondiale a febbraio, i Giochi Olimpici in estate e altri appuntamenti – spiega il direttore tecnico azzurro – Dovremo compire una profonda riflessione sul percorso tecnico-agonistico; i raduni di preparazione, i criteri di selezione che dovranno tener conto di quello che sarà l’obiettivo principale, ovviamente Parigi 2024. Stiamo andando incontro a stagioni sempre più intense. Dobbiamo tutelare le punte e consentire ai giovani di crescere ed accedere alla nazionale maggiore. Facciamo passare agosto, poi ci rimetteremo tutti al lavoro, atleti, tecnici e dirigenti, con l’impegno e la professionalità di sempre e lo spirito combattivo che ci contraddistingue”.
Non concordo con le "pienamente positive" valutazioni di Butini e le ottimistiche previsioni per il futuro; dai 100 l ai 400 sl non abbiamo portato alcun atleta in finale né al maschile e neppure al femminile (in realtà con le donne non abbiamo proprio atlete con minimo di iscrizione sia nei 200 che nei 400); negli altri stili tante ombre e poche luci: la farfalla, a parte i 50 masch. non olimpici, è praticamente non pervenuta; il dorso ha visto Ceccon presente ma Vigarani affondata; i misti complessivamente con risultati al di sotto delle aspettative; rimane la rana che si è difesa grazie alle medaglie di Martinenghi e Pilato ed alla finale di Bottazzo ma anche qui ci si aspettava almeno qualche finale in più. Quindi al momento gli unici atleti che hanno reale possibilità di medaglia l'anno prossimo sono solamente Martinenghi, Pilato, Ceccon e Quadarella: un po' poco per chi pensava di essere oramai quasi a ridosso degli stati colossi del nuoto