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Topic: Brasile, Battisti torna libero e chiede il visto. L'Italia ricorrerà alla Corte  (Letto 1264 volte)

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Offline Sonny Boy

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« il: Giugno 10, 2011, 10:44:24 am »
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Roma, 9 giu. (Adnkronos/Ign) - Cesare Battisti torna libero. L'ex leader dei Pac, condannato in Italia a due ergastoli per quattro omicidi, ha lasciato il carcere di Papuda, in Brasile, cinque minuti dopo la mezzanotte di oggi (le 5.05 in Italia) dopo che il Tribunale supremo federale brasiliano ha deciso con un voto a maggioranza - 6 giudici contro 3 - di negare l'estradizione in Italia. I giudici hanno quindi confermato la decisione presa da Luiz Inacio Lula da Silva poco prima della fine del suo mandato come presidente.L'ex terrorista dei Proletari armati per la rivoluzione ha lasciato il carcere a bordo di un'auto nera che gli è stata messa a disposizione dallo studio dell'avvocato Luiz Eduardo Greenhalgh, per raggiungere la località di Solar de Brasilia. Battisti, che si è lasciato fotografare, non ha voluto rilasciare alcuna dichiarazione ai giornalisti che lo attendevano.
"Deplora'' la decisione del Tribunale Supremo del Brasile il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che, in una nota del Quirinale, sottolinea come il no all'estradizione di Battisti assuma ''un significato gravemente lesivo del rispetto dovuto sia agli accordi sottoscritti in materia tra l'Italia e il Brasile sia alle ragioni della lotta contro il terrorismo condotta in Italia - in difesa delle libertà e istituzioni democratiche - nella rigorosa osservanza delle regole dello Stato di diritto". Per il capo dello Stato, che ''appoggia pienamente ogni passo che l'Italia vorrà compiere'', la decisione ''contrasta con gli storici rapporti di consanguineità e amicizia tra i due Paesi''.
Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha espresso ''vivo rammarico'' per la liberazione di Battisti e ha annunciato che l'Italia ricorrerà alla Corte dell'Aja. ''Noi siamo convinti delle nostre buone ragioni - ha aggiunto - e abbiamo fatto tutto quello che era nelle nostre possibilità, nei confronti del Brasile, per far valere le nostre ragioni".
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini nella decisione della scarcerazione di Battisti "purtroppo il primo tempo lo ha vinto dal terrorismo". Nella decisione dei giudici brasiliani, secondo Frattini, "è prevalsa la politica sul diritto'' che ''avrebbe obbligato all'estradizione".
Il ministro si dice convinto però "che la partita non sia finita qui. L'Italia - annuncia - attiverà tutti quegli strumenti di tutela internazionale, a partire dalla Corte dell'Aja che potrà riconoscere come in un caso del genere non vi sia fondatezza giuridica per negare l'estradizione e che è stato violato il trattato Italia-Brasile".
Per il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, la valutazione del Tribunale Supremo brasiliano, che decide di non procedere all'estradizione ''perché 'l'estradando sarebbe stato esposto, in Italia, a grave pericolo per la sua incolumità personale''', prefigura ''un vero e proprio attacco al principio di sovranità dello Stato Italiano, poiché mette in dubbio la tenuta delle sue alte istituzione democratiche''.
Solidarietà alle famiglie delle vittime del terrorismo è stata espressa dal presidente della Camera, Gianfranco Fini, che ha appreso con ''sconcerto e amarezza '' la notizia della liberazione di Battisti. ''Profonda delusione e tristezza" anche da parte del presidente del Senato Renato Schifani per il quale "si tratta di una brutta pagina che non vorremmo fosse mai stata scritta''.
Massimo D'Alema è addolorato per la decisione della Corte suprema brasiliana. ''Si tratta di una decisione sbagliata e ingiusta- sottolinea il presidente del Copasir - rispetto alla quale è necessario che il governo italiano continui a opporsi nelle sedi internazionali in cui è possibile agire, sperando che ciò venga fatto in modo più efficace di quanto non sia avvenuto sin qui''.
Invita invece al boicottaggio del Brasile Roberto Castelli, viceministro alle Infrastrutture e senatore della Lega. ''Ingiustizia è fatta - dichiara all'Adnkronos commentando la decisione del Tribunale brasiliano -.Vedrei favorevolmente qualche forma di boicottaggio...''.
Una forte protesta contro la scarcerazione di Battisti è andata in scena stamattina al Parlamento europeo riunito in plenaria a Strasburgo. Gli eurodeputati italiani hanno esposto cartelloni con la scritta 'Battisti is a murderer' ovvero 'Battisti è un assassino', accompagnati dalle foto di Pierluigi Torregiani e Antonio Santoro, due delle sue vittime.
Ma per l'Unione europea il rilascio e la mancata estradizione di Battisti "restano una questione bilaterale tra Italia e Brasile". Lo ha ribadito il portavoce della commissaria europea alla Giustizia Viviane Reding, sottolineando che "non c'è nessun coinvolgimento da parte della Commissione" nella

    Offline Desmond

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    « Risposta #1 il: Giugno 10, 2011, 10:55:45 am »
    Uno schifo.
    "...perché anche se io riuscissi, prima di morire, a vincere due scudetti, pareggiando l'operato straordinario di Ferlaino...ma che me ne viene? Nulla, non avrò cambiato proprio nulla. Sarò stato uno dei tanti che ha vinto due scudetti e poi non abbiamo risolto dei cambiamenti fondamentali che possono essere quelli veramente forieri di un grande supporto a chi soffre, a chi vive, a chi sente veramente i colori della maglia e lo spirito di appartenenza"  :look:

      Offline Yavonz™ Original

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      « Risposta #2 il: Giugno 10, 2011, 11:04:56 am »
      Ma mo vogliono rompere il cacchio per un latitante ,invece di pensare di guardarsi prima loro
      sarà un pezzo di merda battisti non c'è dubbio,ma se avessero avuto una politica diplomatica buona questo non sarebbe successo


      "Ma veda..."

        Offline Sonny Boy

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        « Risposta #3 il: Giugno 11, 2011, 17:59:03 pm »
        I DIFENSORI DI CESARE BATTISTI
        La vacanza dell'assassino
        Dunque Cesare Battisti, il killer che ha assassinato quattro persone e reso paralizzata per sempre una quinta - senza dimostrare mai, a differenza di altri suoi colleghi nel crimine, pentimento per i suoi delitti o pietà per le sue vittime e i loro familiari, a parte una frettolosa dichiarazione di queste ultime ore - potrà godersi deliziose vacanze a Copacabana, coltivare le sue amicizie altolocate.

        La Francia - che ha rifiutato a suo tempo l'estradizione di Battisti in Italia - è forse il Paese migliore del mondo, quello che combina nella misura più felice o meno infelice ordine e libertà, i due poli della vita civile. Ma anche la Francia è culla di qualche supponente e spesso ignorante conventicola intellettualoide che trancia giudizi ignorando i fatti. In questo caso, per pura ignoranza - mista a civetteria - alcuni autentici e/o sedicenti intellettuali hanno scambiato Battisti per un martire della Resistenza, come se noi dichiarassimo che un fascistoide antisemita quale Papon è un eroe della Résistence.

        Con i terroristi di casa loro, quali i membri di «Action Directe», il governo francese ha usato il pugno di ferro e non ci sono state grandi proteste. Le Brigate Rosse - questi pezzenti della politica, che disonorano un colore per noi sacro disse il presidente Pertini - hanno colpito l'Italia più aperta e civile; hanno assassinato non già corrotti, mafiosi o golpisti (il che sarebbe stato comunque un grave reato) ma i rappresentanti dell'Italia migliore, un'Italia più libera e democratica che avrebbe potuto essere diversa da quella di oggi; uomini come l'avvocato Croce, l'operaio comunista Guido Rossa, giornalisti come Carlo Casalegno e Walter Tobagi, il professor Bachelet e molti altri, fra i quali numerosi magistrati. (Il 5 maggio 2003 in un'intervista sul Corriere, Toni Negri si dichiarava solidale con Berlusconi in quanto entrambi perseguitati dalla magistratura). Non a caso, all'epoca dei processi contro i brigatisti rei di omicidio, quando alcuni giurati declinavano per timore l'incarico, ad offrirsi di sostituirli era, ad esempio a Torino, un militante antifascista resistente come Galante Garrone; sempre a Torino, un altro impavido comandante partigiano, il grande storico Franco Venturi, appresa la notizia del rapimento Moro e della mattanza della sua scorta - eravamo per caso insieme, nella presidenza della facoltà di Lettere - disse che forse si sarebbe dovuto ritornare in montagna. La profondità politico-filosofica delle Brigate Rosse può essere riassunta nella frase di quel brigatista pentito il quale dichiarò che, avendo avuto nel frattempo una figlia, aveva capito che non è lecito uccidere un papà, come se fosse invece meno grave uccidere chi è soltanto zio. Francesco Merlo ha scolpito con la sua consueta forza la malafede di tutta questa vicenda, ricordando, egli scrive, il ghigno ammiccante di Battisti che non ha neppure la dignità del duro. Si pensi, per contrasto, alla dignità con la quale altri pure passati attraverso quegli anni di piombo - ad esempio Sofri - hanno saputo fare i conti con se stessi.

        Ora Battisti potrà scrivere in pace i suoi gialli - anzi, noir suona più fascinoso - anche perché è un genere in cui si muove bene, grazie alla sua familiarità con gli assassinii. Mi viene in mente un vecchio racconto di fantascienza, in cui si immagina che i fatti e gli eventi obbediscano a un copione in cui tutto è già stato scritto da sempre, ma in cui ci sono errori di stampa che, tradotti in realtà come ogni parola di quel testo misterioso, creano assurdi pasticci: ad esempio, se invece di scrivere «negare i fatti» si digita «annegare i gatti», ecco che ciò provoca una strage di felini. Forse, in quel testo, si è fatta confusione tra due Cesare Battisti, il patriota di cent'anni fa e il killer di oggi, e a finire impiccato a Trento, quella volta, non è stato quello che era previsto.

        Claudio Magris
        11 giugno 2011

           

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