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Ci provo allora
In questi giorni di quarantena ho riflettuto sul mio rapporto con quello che genericamente viene indicato come cultura.Non voglio tirarla per le lunghe. Prevale un drammatico disinteresse. Ho provato a rileggere La rivoluzione dimenticata di Lucio Russo, un libro che a suo tempo mi coinvolse. Nulla di nulla. L'ho trovato nozionistico e noioso. Stasera Sartre e Camus, documentario su RaiPlay, bhe idem, ho capito che hanno vissuto il dramma della Guerra, ma ho trovato tutto molto vanitoso e vacuo, ho dovuto staccare dopo circa 20 minuti. Ho 30 anni e vivo una sorta di repulsione verso l'universo cultura. Fino a qualche anno fa ero alla perenne ricerca di cibo per la mente, ora al più la mente la uso per cucinare meglio il cibo e sopravvivere nel mio ambiente lavorativo (prevalentemente tecnico normativo). Voi come siete messi?Ve ne fotte ancora sega?
Un topic dedicato alla lettura come questo rimasto praticamente deserto per tutta la quarantena e chiedi certe cose?
Come regola di vita ho sempre qualcosa da leggere sottomano, quindi leggo tantissimo e qualsiasi cosa. In questo periodo di quarantena solo nel mese di Marzo ho letto 4 libri. Però una cosa che odio è parlare di libri o di cultura così a cazzo di cane, quindi tipicamente tengo tutto per me. Generalmente quelli che ci tengono a farti sapere che hanno letto questo o quest'altro o che hanno visto tale tizio a teatro o tale film sono delle persone abovinevoli, stile iannicelli per intenderci
La cosa più triste è che quando poi conosco persone che hanno fatto quelle letture al 90% sono persone orribili che non avrei mai voluto conoscere
Però ti manca il post successivo
Io parlavo proprio del rapporto interiore con l'universo cultura. Che può essere molto ampio, ovviamente. Ad esempio, trovo sempre maggiore diletto nell'approfondimento di questioni tecniche, per dirne una, relative alla casa. Mi dà grandissima soddisfazione ad esempio smontare, riparare, cose. Provo, invece, ulteriore esempio, orrore per le poesie che leggevo da ragazzo. Montale, Hikmet, Blake, etc. libri che custodivo gelosamente a 15 anni, e di cui non osavo parlare con nessuno, per ovvi motivi, oggi mi suscitano irritazione. Non trovo alcun valore aggiunto esistenziale, li trovo vanitosi, onanistici, etc.Tu provi piacere nei 4 libri di questo mese?
Sulla diversificazione della cultura sono d'accordo. Per me chi eccelle in un lavoro manuale serio e sa fare bene il suo mestiere non ha nulla da invidiare a chi si vanta di leggere e conoscere questo o quell'autore.Per il resto sul provare piacere non ti so dire, di sicuro mi piace conoscere sempre cose nuove e essere stimolato dal punto di vista intellettuale. Piuttosto che ripiastrellare il bagno o riparare la lavatrice mi farei sparare in una gamba ma posso passare ore a leggere teorie filosofiche totalmente inutili ai fini della mia vita. Credo sia semplicemente una sensibilità diversa che ognuno sviluppa, ma non penso sia possibile definire un confine tra quale sia quella giusta o quella sbagliata. Semplicemente non esiste
Il discorso della utilità e della invidiabilità di profili non lo porrei. Io pongo proprio un discorso di diletto, di contributo al trascorrere un tempo di noia. Nel passato, le letture riempivano il tempo. Oggi mi riempiono la wallera. Mi interrogo su questa transizione. Direi che esistono 2 macro blocchi. Età 14-26, cioè dall'inizio del liceo alla fine del dottorato con intenso studio e approfondimenti a 360 gradi, dai 26 a 30 è cominciato un lento inesorabile declino dell'interesse culturale, fino allo stato attuale, ove regna essenzialmente il bricolage, video YouTube, cucinare, uscire sempre e comunque, qualche viaggio. L'altra differenza macro tra i 2 blocchi è essenzialmente il mood, nel primo blocco vi era una ricerca intensa e tormentata, quasi agonistica, oggi mi sbatto i coglioni del cosmo, con gran serenità. Non mi arrabbio né mi indigno da anni.