Sto leggendo questo romanzo autobiografico di Gramellini.
Mi piacciono molto la persona, lo stile, l'ironia, la sensibilità e le idee del vicedirettore de La Stampa.
Ne ho letto diversi articoli e saggi e quando posso seguo con gusto il suo intervento del sabato a
Che tempo che fa di Fazio su Raitre, sempre garbatamente ironico, divertente, sagace e di spessore culturale.
L'ultimo romanzo l'ho appena iniziato e già mi colpisce le stile asciutto, ne riconosco l'ironia sottile ed a volte amara. Scopro una grande fragilità di esperienze personali dolorose che faticosamente ha imparato a superare... Lo leggerò rapidamente!
Consigliandone la lettura a tutti, voglio però subito condividere due righe che ce lo faranno amare di più.
Fine del I capitolo, racconta di quando, bambino, improvvisamente la sua vita viene stravolta da eventi inizialmente inspiegabili per i quali viene allontanato da casa ed affidato ad amici di famiglia. Momento difficile, raccontato con molta grazia e partecipazione, senza rinunciare però alla sua delicata ironia che riaffiora a tratti come un lampo, strappandoti un sorriso quando sei in piena trepidazione col protagonista:
".... continuavo a chiedermi cosa avessi combinato di tanto tremendo durante le vacanze di Natale per meritare un castigo simile.
Avevo detto due bugie, risposto male una volta alla mamma e tirato un calcio nel sedere a Riccardo,
il bambino della Juve che abitava al secondo piano. Non mi sembravano peccati gravi, specie l'ultimo."
CHE STILE! CHE STIMA!
Orgoglio di tifoso del Toro, probabilmente, ed anti-juventino che spunta fuori tra i ricordi sofferti di un momento drammatico della sua vita di bambino.
Gli voglio ancora più bene!