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Topic: European Championships 2018 - Berlino/Glasgow  (Letto 22255 volte)

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« Risposta #150 il: Agosto 13, 2018, 17:45:00 pm »
atletica italiana imbarazzante
ciò nonostante questa prima edizione degli ec si chiude positivamente per l'italia
terzo posto nel medagliere dietro a russia e gb con 15 ori 17 argenti 28 bronzi e davanti a due potenze come francia e germania che investono molti più soldi di noi in ambito sportivo
terzi anche per numero di medaglie con quota 60 raggiunta (la francia per dire a stento ha superato i 40)
dovendo dare il voto alla spedizione complessiva il 7 ci sta tutto
votando per singole manifestazioni

sport acquatici 7 (nuoto 9 sincronizzato 7 n. di fondo 6,5 tutti 6,5)
ginnastica 5,5
atletica 4
canottaggio 6,5
ciclismo 7 (pista 7 strada 8 bmx sv mb 6)
golf 6,5
triathlon sv

la media sarebbe poco più di 6 però imho sarebbe eccessivo penalizzare il voto complessivo per i risultati mediocri in una singola disciplina dove si fa schifo da anni e si continua a far fatica  a vedere la luce in fondo al tunnel
Un buon risultato, frutto soprattutto del gran risultato del nuoto in piscina e dei segnali di ripresa del ciclismo. Il canottaggio ha fatto il suo, qualcosina in meno rispetto alle aspettative il nuoto in acque libere. No bene ginnastica e triathlon e molto male l'atletica



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    « Risposta #151 il: Agosto 13, 2018, 18:01:23 pm »
    Il guaio è che non ci si rende conto della brutta figura fatta : quattro bronzetti  nella regina degli sport in un europeo, per una nazione di 60 mln di persone, che fa parte del G7, a mio modo di vedere sono un risultato scadentissimo, ma gli stessi protagonisti, pare abbiano il prosciutto davanti agli occhi

    Giomi: ''Europeo complesso, crescono i giovani''

    La riflessione del presidente della Federatletica: "Stamattina, con la maratona, ho avuto la conferma che tanto azzurro è stato protagonista a questi Europei. Non faccio il conto delle medaglie, ma la sensazione è che tanti ragazzi abbiano fatto vedere che ci sono".

    Non solo luci, però. "Alcune cose non sono andate. A settembre, come previsto, analizzeremo tutto e prenderemo le decisioni per il futuro. Quello che è certo, è che in questi mesi l’atletica italiana si è finalmente svegliata. Ha continuato a farlo anche qui a Berlino, mostrando ancora dei limiti. Ci rendiamo conto che sia la strada giusta, ma siamo ancora a metà, di questa strada. Ci rammarichiamo dei quarti posti, ma il conto dei piazzamenti non sarà negativo".

    Giomi sottolinea soprattutto l'impegno dei giovani e le potenzialità evidenziate da molti di loro. "Dopo questa settimana sono ancora più ottimista di quanto lo fossi prima. Tanti giovani hanno dimostrato di poter essere competivi a livello assoluto. Penso a Crippa, a Chiappinelli, alla Osakue, a Stano, a Rachik e Faniel oggi, a Desalu che fa 20.13 e arriva sesto. È il segno del lavoro che sta dando i suoi frutti e continuerà a darli”.

    Un livello tecnico altissimo per questa rassegna continentale. “È stato un Europeo molto più complesso di quello che sembrasse prima - osserva Giomi -. È l’Europeo vero, non quello dell’anno olimpico, c’erano tutti, e tutti in grande condizione. Avevamo più aspettative, questo sì. Anche su Filippo Tortu. Ma possiamo mai considerare un fallimento il suo quinto posto? Su Vallortigara: ci crediamo e ci investiamo, merita il riconoscimento per quello che ha fatto quest’anno. In generale, abbiamo allargato la squadra ma questa era l’ultima occasione per molti. Valuteremo, ma chi ha fallito non troverà spazio per essere sostenuto dalla federazione verso Tokyo”.

    Il presidente FIDAL guarda al futuro, alla candidatura di Roma per gli Europei del 2022: “A che punto siamo? Molto avanti. C’è un forte gradimento da parte della EA per organizzare a Roma l’evento multisport, forse non con tutte le discipline. Nel giro di 6 mesi verranno fatte valutazioni. Roma è considerata la sede ideale per questa manifestazione. E nel 2022 avremo la squadra più bella di sempre. Per noi è un obiettivo. Sarebbe importante per i ragazzi, stimolati dalla possibilità di un Europeo in casa”.



    L’analisi del Direttore Tecnico dell’Alto Livello Elio Locatelli: “Qualcuno ha pagato lo scotto del contesto europeo. Ma devo dire che avevo messo in busta chiusa la mia previsione e fino a oggi di medaglie d’oro non ne vedevo, e nemmeno d’argento. Io sono soddisfatto di come sia andata. Molti quarti e quinti posti sono positivi. Sono sincero: dalla Pedroso mi aspettavo il bronzo, e anche da Vallortigara e Tortu. Sulla staffetta 4x400 donne mi prendo la responsabilità di non aver lasciato fuori Libania Grenot in semifinale per farle risparmiare un turno. Ma non ho rimpianti. Abbiamo avuto una crescita in alcuni settori, penso ai 110hs e a Dal Molin che con mezza gamba è riuscito a gareggiare. A breve dovrà operarsi. Inoltre sono contento che i tecnici siano tornati a parlare e a confrontarsi, è il frutto di quello che la federazione ha chiesto: essere più collaborativi".

    Il DT azzurro si sofferma quindi su alcuni casi: "La Trost sta cercando il suo equilibrio a livello tecnico, ne parleremo con Marco Tamberi che è un uomo intelligente. Giorgi? Il problema tecnico esiste. Ce l’ha lei e ce l’ha Rubino. Ha un grande potenziale e bisogna rimetterci mano, io delle idee già ce l’ho. Sull’approccio alla gara, alcuni non sono riusciti a esprimere il meglio in questa sede. Credo nella psicologia sportiva e nel mental coach, se qualcuno ne ha bisogno ne faremo ricorso. Fa parte del percorso che serve per vincere”.



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      « Risposta #152 il: Agosto 15, 2018, 19:28:36 pm »
      Atletica, dopo il flop Europei serve un nuovo progetto tecnico

      Un'Italia che raccoglie delusioni nell'atletica, il campionato europeo di Berlino della Nazionale azzurra va archiviato tra le spedizioni più disastrose


      La sintesi dei nostri Europei è in quelle facce deluse della 4x100 squalificata per cambio irregolare... È l’Italia delle grandi illusioni che sbatte contro la dura realtà dei risultati. Nell’ultima giornata di gare sarebbero in verità arrivate le medaglie delle maratone: d’oro (maschile a squadre), d’argento (femminile a squadre) e di bronzo (Yassine Rachik). Ma chiunque sappia qualcosa di atletica e della sua storia sa benissimo che i podi a squadre valgono soltanto per la statistica del medagliere. Sono una piccolissima foglia di fico che non nasconde il disastro della nostra spedizione. Meglio chiamare le cose col loro nome: il campionato europeo di Berlino della Nazionale azzurra va archiviato tra le spedizioni più disastrose. Gli oltre 80 atleti hanno raccolto soltanto 4 medaglie di bronzo (Crippa, Chiappinelli, Palmisano e Rachik). Fatta la tara delle medaglie a squadre, non abbiamo vinto ori come non accadeva da Stoccolma 1958. Da 60 anni!
      AMARI RICONOSCIMENTI — Il medagliere è così triste che non conviene nemmeno analizzarlo. Con i 4 bronzi siamo dietro a Paesi che non hanno né scuola né mezzi per competere con noi. Ora, il presidente Alfio Giomi si aggrappa alla classifica a punti, più tecnica, che tiene conto di tutti i piazzamenti per dimostrare che siamo sempre nella top ten (sesti) e abbiamo giovani di prospettiva. Così la foglia di fico diventa ancora più piccola. La verità è che eravamo arrivati a questi Europei sulla scia di risultati molto promettenti e con grandi ambizioni. Se poi l’atletica italiana si guardasse intorno scoprirebbe di avere sbagliato qualcosa nel progetto tecnico e nella programmazione. Sull’asse Berlino-Glasgow il confronto con nuoto, ciclismo e anche canottaggio è impietoso.
      I TALENTI SI PERDONO — Abbiamo nazionali giovanili che vincono tanto e bene, poi però i nostri talenti si perdono. Non riusciamo a capitalizzare sui risultati ottenuti e probabilmente sbagliamo anche la programmazione. Possibile che si facciano tempi migliori ai Giochi del Mediterraneo che agli Europei? L’atletica è la disciplina che qualifica sportivamente un Paese. Abbiamo atleti super come Filippo Tortu, Elena Vallortigara e Gianmarco Tamberi. Non possiamo permetterci di disperdere il loro talento. Veniamo da una crisi endemica, ma le cose vanno sempre peggio... Fossimo nei panni di Giovanni Malagò, chiederemmo al presidente della federatletica Giomi di non cercare scuse, di non nascondersi dietro all’ennesimo alibi, ma di pensare piuttosto a un nuovo e più credibile progetto tecnico.





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        « Risposta #153 il: Agosto 15, 2018, 19:30:20 pm »
        Atletica, Stefano Tilli: “Perché il progetto è fallito”

        L’ex azzurro spiega alla Gazzetta i perché del flop agli Europei di Berlino, dove l’Italia non ha vinto un’oro per la prima volta dal 1958: “Il decentramento su cui avevamo puntato è diventato anarchia


        «Chi ha fallito qui non avrà altre occasioni» ha detto il presidente della Fidal Alfio Giomi al termine degli Europei di Berlino. Io credo che il primo ad aver fallito sia lui.
        Da anni l’Italia ha puntato sul decentramento, ma mi sembra sia diventato anarchia. Ognuno ha il suo atletino che si coltiva gelosamente nel suo orto, al termine del suo turno di lavoro. Prima invece avevamo un sistema centralizzato, come la Francia e la Polonia che con la Gran Bretagna è la nazione che ha vinto di più. Lì i tecnici sono professionisti, non dopolavoristi. Operano in una struttura dove l’atleta vive 24 ore su 24 da atleta. Prendiamo come esempio le università americane. Tutto è per l’atleta: la pista, la sala video tecnica, la fisioterapia, magari anche il mental coach. Questa è una struttura idonea allo sport di oggi. Chi non vive all’interno di questi centri non può fare l’atletica di alto livello. Noi lo abbiamo insegnato al mondo, è la realtà che io stesso ho vissuto a Formia. Il tecnico che sta a casa non può esistere, fa danni. Abbiamo un’impressionante percentuale di atleti scomparsi dai radar. Elena Vallortigara ha saltato 2.02 nell’alto dopo essere scomparsa per sette anni. Dove era finita? Abbiamo mezzofondiste come Del Buono e Zenoni, dal talento enorme. Si dibattono tra un infortunio e l’altro perché non sanno come gestirsi, cosa mangiare, come prevenire possibili infortuni. L’atleta non è più quello che va al campo con la sua borsetta, si allena e poi magari va al cinema per gli affari propri.
        er quanto riguarda Filippo Tortu, la penso come Ottoz e l’avevo già detto alla Gazzetta dopo i Giochi di Rio 2016: difficilmente un padre può essere il miglior allenatore per un figlio. Sono amico di Salvino, ma secondo me i genitori finiscono per far prevalere l’affetto, rischiano di tutelare troppo il figlio e questo non va bene. Credo che di calcio capisca di più Sarri che il padre di Insigne, sperando di non offendere nessuno con questo paragone. Credo che i figli siano figli di padri che fanno un’altra professione.
        L’Italia vince più tra gli juniores che tra i seniores. Vero. Il fatto è che c’è chi non punta proprio sui giovani. I francesi ci dicono che sul settore giovanile si deve puntare «quanto basta» e hanno ragione, perché spingere troppo può essere controproducente. Se hai un ragazzo e con lui fai un progetto per una gara che si svolge a giugno o a luglio, allora imposti il lavoro in un certo modo, ma se fai un piano su un quadriennio, allora cambia tutto. Le medaglie devi cercare di vincerle quando conta davvero..
         Stefano Tilli


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          « Risposta #154 il: Agosto 15, 2018, 19:37:10 pm »
          Atletica, Baldini si dimette: “Troppi errori e nessuno paga”

          Il re della maratona ad Atene 2004 si dimette da c.t. giovanile con un duro J’accuse al presidente Giomi: “Non condivido le scelte”


          15 AGOSTO 2018 - BERLINO (GERMANIA)
          Stefano Baldini, il dio di maratona, alza bandiera bianca. Il campione olimpico dei 42 km di Atene 2004, dal 2010 referente tecnico del settore giovanile federale, si è dimesso. Lunedì con una comunicazione al presidente Alfio Giomi. Ieri formalizzando e ufficializzando la decisione con un documento scritto.

          Baldini, perché?
          “Per motivi di natura tecnica e personali. E’ inutile che continui a lavorare 15 ore al giorno, cercando di far passare certi messaggi, se poi nulla viene valorizzato”.
          A cosa si riferisce?
          “Agli Europei di Berlino, nella gestione della squadra, sono stati commessi errori clamorosi. Per serietà andrebbero ammessi. Invece, come già in passato, ho sentito solo stilare bilanci positivi e parole di difesa del proprio operato. Non è così che si cresce. L’autocritica deve essere schietta e fatta a caldo”.
          Il presidente non ha cercato di farla tornare sui suoi passi?
          “Mi ha detto che leggerà le mia mail a settembre, così come domenica ha dichiarato che sarà il consiglio, sempre il mese prossimo, a valutare eventuali cambiamenti nell’organizzazione. Non sono queste le tempistiche con cui affrontare situazioni e problemi seri. Anche se di mezzo c’è il Ferragosto. Tra qualche settimana tutto verrà annacquato”.
          Una decisione del genere matura nel giro di pochi giorni?
          “Nasce da lontano. Già l’anno scorso mi ero fatto da parte. Poi certi dissidi si erano appianati. In Fidal ho buoni rapporti e godo di piena autonomia. Ma non tutti i tecnici presenti agli Europei hanno potuto esprimersi come avrebbero voluto”.
          Qual è in concreto il problema?
          “Il problema è che io pongo l’asticella molto in alto e non accetto che il mio nome sia associato a un gruppo di lavoro che si accontenta. Remo a una velocità diversa”.
          Perché però, due anni fa, prima che la scelta ricadesse su Elio Locatelli, rifiutò la responsabilità del settore assoluto?
          “Presentai un progetto ambizioso che, anche per questioni economiche, non venne accettato”.
          Non è fiero dei risultati raggiunti coi suoi ragazzi?
          “Sono super orgoglioso, come dei loro allenatori cresciuti nel tempo. A breve, come in ogni stagione, presenterò un consuntivo statistico che dirà della bontà del lavoro effettuato. Ma a trainare un movimento sono i podi assoluti”.
          La settimana scorsa, in Germania, è avvenuto qualcosa in particolare?
          “C’è stata una deregulation totale, i modelli sono saltati. Ci sono state strane decisioni tecniche prese all’ultimo minuto. Chi sbaglia deve pagare”.
          Si riferisce alla 4x400 donne?
          “Anche: con un gruppo così era difficile stare giù dal podio. Importanti investimenti sono stati dissipati. Quella staffetta, fosse stata figlia di regole chiare, avrebbe vinto”.
          E’ un attacco al direttore tecnico Locatelli?
          “E’ un attacco a chi ha imposto modelli, anche di educazione e di condivisione e poi non li ha rispettati”.
          Parliamo chiaro: ha ricevuto altre offerte?
          “Proprio no, ma all’estero non avrò difficoltà a trovare un’occupazione. Sono aperto e ragiono in grande”.
          Non tornerà indietro?
          “Dopo queste parole non ci sarà modo. Nel caso, solo se ci fosse una vera inversione. Ma non ci sarà, niente accadrà. Sono un uomo di rottura, una figura ingombrante. Ma sono intellettualmente onesto”.


          Non sapevo di queste dimissioni. Sono incazzato assai...
          « Ultima modifica: Agosto 15, 2018, 19:40:32 pm da demian88 »



             

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