La narrazione epica della rivoluzione, l'etichetta di "Comandante" alla guida della marcia verso il palazzo, gli sono state attribuite e cucite addosso dalla nostra fantasiosa e affamata piazza. Una narrazione leggendaria e affascinante, ma fondamentalmente lontana dalla realtà.Sarri non può essere colpevole di qualcosa che gli è stato attribuito e che lui non ha mai giurato di essere.Non ha mai detto di essere un comandante alla guida di qualche ideale nè ha mai giurato fedeltà eterna a qualcuno.Anzi ha sempre detto (con la schiettezza e sincerità che lo hanno sempre contraddistinto) che allenare a Napoli è molto stressante e non ha mai nascosto l'ambizione di puntare a piazze prestigiose ("con il prossimo contratto mi vorrei arricchire"), così come recentemente ha detto che le bandiere non esistono.In sostanza ha detto di essere un professionista e non una bandiera, un comandante o un rivoluzionario. Com'è giusto che sia. Di fatti, come ce n'è stata la possibilità, si è lasciato sedurre da un campionato prestigioso come la Premier dove è andato a guadagnare 6 milioni all'anno. Andrà alla Juve? Amen, camma fa. Dopo tanta gavetta è il suo momento, ha raggiunto la fama ed è normale che ambisca a panchine da top club europeo.Traditore? Sciocchezze. Non è un traditore oggi, così come non era il paladino della napoletanità prima.Bisognerebbe smettere di mitizzarlo e certi lutti si elaborerebbero piu in fretta, ma purtroppo l'amore mette le fette di prosciutto davanti agli occhi e porta a inevitabili esagerazioni.Capisco il bisogno di "eroi", ma di comandanti qua ne è passato uno solo. Uno solo si è sempre messo in prima fila con la fronte alta e il petto in fuori a difendere i colori, i compagni e una città intera, pronunciando sempre parole da leader vero, anche a distanza di 30 anni. Solo lui, nessun altro.