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Topic: Che fine hanno fatto tutti gli ex azzurri??? dal 1926 ad oggi...  (Letto 15261 volte)

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Offline Usfaticat

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« Risposta #15 il: Gennaio 30, 2014, 17:01:37 pm »
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Campioni d'Italia 2022-2023


    Offline Azzurro1926

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    « Risposta #16 il: Gennaio 30, 2014, 17:03:05 pm »
    Roberto Stellone (Roma, 22 luglio 1977) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo attaccante, tecnico del Frosinone.
    Suo padre Gaetano è stato a sua volta un calciatore professionista, con varie squadre in Serie B e Serie C.

    Attaccante completo, poteva agire sia da centravanti sia da seconda punta: le sue qualità principali erano la tecnica, i dribbling e il colpo di testa. I suoi punti deboli, che gli hanno impedito di avere una carriera di maggior successo, sono stati la scarsa fisicità e una scarsa vena realizzativa.

    Figlio d'arte (suo padre Gaetano ha giocato come attaccante in Serie C negli anni 70, vestendo anche le maglie di Pescara, Messina e Barletta) cresce calcisticamente nel Lodigiani: il suo esordio in prima squadra risale alla stagione 1993-94, quando scende in campo in un'occasione. Mai utilizzato l'anno seguente, nella stagione 1995-96 segna un gol in 18 presenze; nell'annata 1996-97 diventa titolare, disputa 31 partite e segna 16 reti.
    Passato alla Lucchese, il 7 settembre 1997 esordisce in Serie B giocando l'incontro Genoa-Lucchese (1-1): colleziona 12 presenze in campionato, segnando una rete. Nel 1998 viene ceduto al Parma ma non riesce a debuttare in massima serie, così a gennaio 1999 torna in B al Lecce: totalizza 19 presenze e 6 reti, contribuendo alla promozione dei salentini. Decide poi di rimanere nella serie cadetta, passando al Napoli: realizza 10 gol in 34 partite del campionato 1999-00, conquistando un'altra promozione in A.
    Il 30 settembre 2000 fa il suo esordio in Serie A, nella gara persa contro la Juventus (1-2): a causa di un infortunio nel corso della stagione colleziona solo altre due presenze, con la squadra partenopea che retrocede a fine anno. Rimasto al Napoli, nelle due stagioni seguenti (2001-02 e 2002-03) mette a segno 19 reti in 51 incontri. Nel 2003-2004 torna a giocare in A: con la maglia della Reggina segna un gol in 16 presenze.
    Nell'estate 2004 si trasferisce al Genoa, dove giocando in coppia con Diego Milito segna 18 reti in 29 gare conquistando la promozione: lo scoppio del Caso Genoa però annulla la promozione, declassando il club ligure in Serie C. Stellone passa quindi al Torino (rifondato sotto la presidenza di Urbano Cairo): segna 7 reti in 31 partite, ottenendo la quarta promozione dalla B in sette anni (terza effettiva). In tre campionati con il Toro in Serie A gioca 82 gare, andando in rete per 9 volte: nel 2009, dopo la retrocessione dei granata e la scadenza del suo contratto con la società piemontese, si accasa al Frosinone dove trova Francesco Moriero come allenatore. Nella stagione 2009-2010 con le sue reti contribuisce alla salvezza dei ciociari: a seguito della retrocessione della squadra in Lega Pro l'anno seguente, il 28 giugno 2011 annuncia il suo ritiro dal calcio giocato. Rimane al Frosinone, lavorando come consulente per il settore giovanile.

    Diventa allenatore dei Berretti Nazionali del Frosinone dopo esserne stato il consulente; alla direzione della squadra vince il campionato Berretti.
    Dal 17 luglio 2012 è allenatore della prima squadra

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      « Risposta #17 il: Gennaio 30, 2014, 17:04:41 pm »
      wa dal 1926  :shhlook:

      quelli del 1926 so difficili da trovare, ma non ne deve mancare nemmeno uno  :asd:

      cmq aggiornate tutti anche voi  :asd:
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        « Risposta #18 il: Gennaio 30, 2014, 17:07:55 pm »
        Fabio Cesar Montezine, nato a Londrina (Brasile) il 24 Febbraio 1979, è uno degli esempi più lampanti di come il calcio, e più in generale la vita, possano portarti ad intraprendere strade e scenari che non ti saresti mai sognato di affrontare.
        Come tutti i ragazzi brasiliani, Fabio comincia per strada a dare i primi calci ad un pallone, mostrando subito qualità tecniche invidiabili ed un sinistro delizioso. E' adocchiato dal San Paolo, una delle società più prestigiose del paese, con cui farà tutta la trafila delle giovanili, con ottimi risultati: per il piccolo Kakà (anch'egli al San Paolo), di tre anni più giovane, diventa addirittura un idolo. L'impatto con il calcio professionistico non è però dei più facili: dal San Paolo passa al Santa Cruz, dove colleziona 7 presenze ed un gol, poi sbarca addirittura in Repubblica Ceca, al Vktoria Plzen. Lì un inizio di stagione entusiasmante convince l'Udinese, notoriamente molto vigile sul mercato internazionale, ad ingaggiarlo: siamo nel gennaio 2001 quando Montezine arriva in Italia. L'avventura comincia in salita: il ragazzo è bravo, ma fisicamente è gracile, poco predisposto al duro calcio italiano; pur notandone le qualità tecniche, l'allenatore De Canio non riesce a farlo esordire nella massima serie, anche perchè verrà esonerato prima della fine della stagione. Si ricorderà di lui però l'anno successivo, quando assume la guida del Napoli, appena retrocesso in B; Montezine arriva sotto il Vesuvio ad inizio settembre, in prestito dai friulani. Dopo un breve periodo di ambientamento, riesce subito ad imporsi in prima squadra, realizzando vari gol importanti, tutti di pregevole fattura; da buon sudamericano, Fabio infatti trova a Napoli l'ambiente ideale per esprimersi, confortato dall'abbraccio caloroso dei tifosi. Il primo gol siglato è una magistrale punizione che dà agli azzurri una vittoria importantissima a Terni, ma è a Messina che il brasiliano compie un vero e proprio capolavoro: tiro al volo dal limite dell'area che va a finire dritto all'incrocio dei pali; per la cronaca, non servirà ad evitare la sconfitta. Pur disputando un grandissimo campionato tra mille peripezie, il Napoli manca il salto di categoria e deve affrontare un nuovo campionato di Serie B. Nel frattempo Fabio è diventato interamente di proprietà degli azzurri, ceduto dall'Udinese nell'ambito dell'affare che porta Jankulovski in Friuli. Il secondo anno a Napoli è però di livello inferiore al primo per Montezine, che soffre molto il cambio di allenatore: anche a causa di qualche equivoco tattico, è discontinuo e non riesce a dare un apporto importante, con la squadra che sprofonda sempre più in basso. Con l'arrivo di Scoglio al posto dell'esonerato Colomba, le cose peggiorano addirittura: il compianto "Professore" lo boccia dopo sole due partite. L'era Scoglio dura però poco e con il ritorno di Colomba torna anche il sorriso sulla bocca di Fabio, che darà un contributo importante per la salvezza nel finale di stagione (memorabile un gol in semirovesciata al Vicenza). La stagione successiva è la peggiore per Montezine, sotto tutti i punti di vista. Il Napoli, nel tentativo disperato di centrare una promozione che lo salverebbe dal fallimento, fa una campagna acquisti roboante, che porta Fabio un po' in secondo piano. Tuttavia i risultati non arrivano, e ben presto riconquista il posto da titolare, riproponendosi quasi a furor di popolo. Le prestazioni sono però come al solito altalenanti e il Napoli rimarrà sempre lontano dalla zona promozione. Il 14 marzo 2004, in Napoli-Treviso, Montezine subisce un infortunio gravissimo, che gli procura una lesione ai legamenti: stagione finita. In più, in estate il Napoli fallisce e Fabio, oltre a trovarsi senza squadra, non può godere di uno staff medico che segua l'evoluzione del suo infortunio, rallentando quindi il recupero. Essendo legatissimo alla piazza, vorrebbe però restare e partecipare al rilancio della società: va addirittura in ritiro con la squadra-fantasma allestita da Gaucci, che tenterà invano di rilevare il Napoli... Sarà invece Aurelio De Laurentiis il nuovo presidente: il neodirettore Pierpaolo Marino, pur conoscendo Montezine dai tempi di Udine, deve formare la squadra in pochi giorni e non se la sente di affidarsi ad un calciatore in via di recupero. Sarà l'Avellino, in C1 nello stesso girone del Napoli, ad acquistarne il cartellino a metà campionato; per Fabio tuttavia sarà un'esperienza breve e povera di emozioni, non riuscendo mai a trovare la continuità necessaria per riprendersi definitivamente dall'infortunio. Ma è in questo momento che la sua carriera svolta in maniera decisa. Dal Qatar arriva un'offerta dall'Al Arabi, che gli propone un contratto di 500'000 euro a stagione: in un momento così particolare non può essere rifiutata, e così, a 26 anni, Montezine comincia una nuova avventura, in Medio Oriente. 31 presenze e 7 gol nel 2005/2006 gli valgono la chiamata dell'Umm Salal, una delle squadre asiatiche più forti, che spende una grossa cifra per assicurarsi le sue prestazioni. I ritmi bassi del calcio qatariota fanno sì che Montezine divenga in pochissimo tempo uno dei giocatori più forti del campionato e, probabilmente, dell'intero continente asiatico. Il legame con il Qatar è talmente forte che nel 2008 arriva addirittura la naturalizzazione, che gli permetterà di entrare in pianta stabile nella nazionale qatariota (!). Cambia così nome in Fabio Caesar Montesin, in arabo فابيو سيزار مونتيزإني, e continua a dare spettacolo nei campi di tutta l'Asia, sfiorando la vittoria della AFC Champions League nel 2009.
        Arriviamo così ai giorni nostri: da quasi un anno è passato all'Al Rayyan, dove continua a segnare e divertire (ad oggi l'ultimo gol è datato 25 settembre), ma, per sua stessa ammissione, ogni tanto è pervaso da un velo di malinconia: e se fosse arrivato a Napoli in un momento storico diverso...?



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          Offline Azzurro1926

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          « Risposta #19 il: Gennaio 30, 2014, 17:09:16 pm »
          Francesco Turrini (Foligno, 18 ottobre 1965) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo ala destra.

          Cresciuto nella Sambenedettese, esordisce nel campionato di Serie B 1984-1985, disputando 4 partite. Nelle stagioni successive si impone come ala destra titolare della formazione rossoblu, e nel 1987 viene acquistato dal Parma, allenato prima da Zdenek Zeman e poi da Giampiero Vitali, insieme ai compagni di squadra Di Fabio e Roberto Di Nicola[1]. Nella prima stagione si segnala come uno dei migliori elementi della squadra[1], mentre nel campionato successivo un grave infortunio ne limita il rendimento[2].
          Nel 1989 passa al Como, appena retrocesso dalla Serie A: con i lariani vive un'altra retrocessione, questa volta in Serie C1. Rimane nella serie cadetta trasferendosi al Taranto, dove gioca per due stagioni conquistando altrettante salvezze, la seconda dopo uno spareggio contro la Casertana in cui realizza il gol del provvisorio 1-0[3]. Dopo lo spareggio viene ceduto al Piacenza allenato dal suo ex compagno nella Samb Luigi Cagni; con i biancorossi conquista immediatamente la promozione nella massima serie[4]. Esordisce in Serie A il 29 agosto 1993, nella sconfitta interna contro il Torino, e a fine stagione colleziona 5 reti, tra cui quelle decisive contro il Lecce (prima vittoria in assoluto degli emiliani in Serie A[5]) e contro il Genoa (prima vittoria esterna)[6], non sufficienti ad evitare la retrocessione in Serie B. Rimane in Emilia fino al 1996, conquistando un'altra promozione (nel campionato di Serie B 1994-1995, spesso giocando come mediano[7][8]) e la prima salvezza nella massima serie della formazione piacentina.
          In seguito si trasferisce a parametro zero[9] al Napoli, dove sostituisce Renato Buso nel ruolo di tornante destro[10] e viene soprannominato Scooter[10]. Sotto il Vesuvio gioca due campionati di Serie A e due di Serie B culminati con la promozione nel 2000, e realizza il record personale di marcature (10) nel campionato 1998-1999[10].
          Rimasto svincolato dal Napoli[11], conclude la carriera a 35 anni con un'ultima stagione in Serie B, nel neopromosso Ancona[10].

          Come allenatore ha iniziato la sua carriera al Piacenza (con i Giovanissimi nazionali)[12] e con il Palazzolo in serie D, da cui è stato esonerato nel 2007[10]. Dal 2007 a gennaio 2008 ha allenato i Crociati Noceto in serie D[10][13]. Dall'ottobre 2012 assume il ruolo di collaboratore tecnico delle formazioni Primavera e Allievi del Parma[14].

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            « Risposta #20 il: Gennaio 30, 2014, 17:14:33 pm »
            Francesco Mancini, detto anche Franco (Matera, 10 ottobre 1968 – Pescara, 30 marzo 2012), è stato un allenatore di calcio e calciatore italiano, di ruolo portiere.

            È stato soprannominato il René Higuita di Matera.[1][2] Muore prematuramente all'età di 43 anni nel pomeriggio del 30 marzo 2012, quando viene colpito da un infarto nella sua casa di Pescara; in mattinata aveva regolarmente preso parte, nel suo ruolo di preparatore dei portieri, all'allenamento della squadra abruzzese.[3][4]
            Si dichiarava appassionato di musica reggae e per hobby suonava la batteria.[5] Viveva a Manfredonia con la moglie e i suoi due figli, città dove si sono svolti i suoi funerali e dove è sepolto.[6] A lui, il 19 aprile 2012 è stata intitolata la curva nord dello stadio Pino Zaccheria di Foggia;[7] il 10 marzo 2013, in occasione dell'incontro di calcio tra Matera e Foggia, è stata a lui intitolata la gradinata dello stadio XXI Settembre - Franco Salerno di Matera

            Nel corso della sua carriera ha collezionato 240 presenze in 9 campionati disputati in Serie A e 175 presenze in Serie B. Cresciuto nella squadra locale del Matera, nella quale gioca due stagioni in Serie C2 (1985-1986 e 1986-1987)[9], passa al Bisceglie dove verrà poi prelevato ad ottobre dal Foggia.
            Con i satanelli nell'arco di tre anni effettua la scalata dalla Serie C1 alla Serie A, disputando complessivamente nove stagioni di cui quattro in Serie A nel 1991-1992, 1992-1993, 1993-1994 e 1994-1995. Nell'estate del 1991, dopo la promozione in Serie A, gioca titolare nell'undici di Zdenek Zeman. Al termine della pausa invernale, nella sua prima stagione passata in Serie A, risulta il terzo portiere per media voti, dietro a Fabrizio Lorieri e Luca Marchegiani[10]. Al termine della prima stagione in Serie A, Mancini rimane uno dei pochi elementi della rosa a non subire lo stravolgimento societario voluto dai Casillo[11], e viene così riconfermato per la stagione successiva. Curiosità, durante Roma-Foggia della stagione 1994-95 Francesco Totti segna a Francesco Mancini la sua prima rete in serie A.
            Nel 1995 gioca con il Foggia due gare in Serie B prima di essere dato in prestito alla Lazio (visti anche gli infortuni di Luca Marchegiani e di Fernando Orsi) con cui colleziona 6 presenze nel campionato 1995-1996; rientra a Foggia l'anno successivo dove disputa la sua ultima stagione da rossonero nel campionato di Serie B 1996-1997. Successivamente trova un posto da titolare nel Bari per le stagioni 1997-1998, 1998-1999 e 1999-2000. A ottobre del 2000 passa al Napoli col quale retrocederà a fine stagione.
            Sotto la guida di Luigi De Canio difende i pali partenopei nell'anno 2001-2002 giocando tutte le 38 partite, e nell'anno successivo disputa 27 gare da titolare mentre nelle restanti partite vengono schierati tra i pali Marco Storari in tre occasioni ed Emanuele Manitta per otto volte. Il portiere materano l'anno seguente va a vestire la maglia del Pisa in Serie C1 dall'inizio della stagione 2003-2004 fino al gennaio 2005, per poi trasferirsi alla Sambenedettese, con la quale gioca i play-off terminati con l'eliminazione subita dal Napoli di Edy Reja.
            Nel 2005-2006 si trasferisce al Teramo mancando la qualificazione ai play-off e l'anno successivo difende la porta della Salernitana. Nella stagione 2007-2008 passa titolare al Martina in Serie C1, con cui rescinde il contratto nel mese di gennaio 2008, e al termine della stagione passa alla Fortis Trani, club di Promozione Pugliese. L'avventura termina nel mese di dicembre con il definitivo ritiro dal calcio giocato.

            Nella stagione 2009-2010 è stato allenatore in seconda e allenatore portieri del Manfredonia in Seconda Divisione. Nella stagione 2010-2011 è stato l'allenatore dei portieri nel Foggia, nello staff di Zdenek Zeman. Dal giugno 2011 fino al 30 marzo 2012, giorno del suo decesso, ha ricoperto l'incarico di allenatore dei portieri nel Pescara, nuova squadra del tecnico boemo.

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              « Risposta #21 il: Gennaio 30, 2014, 17:19:25 pm »
              Marco Quadrini (Roma, 30 gennaio 1979) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore, presidente dell'Acquacetosa.

              Inizia la carriera nella Scuola Calcio Acqua Acetosa a Roma, all'età di 7 anni. Dopo tre anni supera un provino per la Roma, entrando a far parte delle giovanili dalla stagione 1989-1990, iniziando con gli Esordienti sotto età di un anno.}}
              Percorre tutta la trafila del settore giovanile giallorosso, giocando anche la finale scudetto del Campionato Primavera 1997-1998 poi persa al San Nicola di Bari 1-0 contro l'Atalanta.
              Nella stagione 1998-1999 partecipa a Predazzo al ritiro pre-campionato della prima squadra della Roma, guidata da Zdeněk Zeman. Promosso definitivamente nella rosa di prima squadra con la maglia nº19, esordisce nella stagione 1998-1999 prima in Coppa UEFA l'8 dicembre 1998 nella partita Zurigo-Roma (2-2), e poi in Serie A il 10 gennaio 1999 nella partita Cagliari-Roma (4-3). Nel dicembre 1998 gioca invece con la Nazionale Under-20 di Marco Tardelli. In totale, nella stagione 1998-1999 colleziona 12 presenze in Serie A (di cui 9 da titolare).
              Nella stagione 1999-2000 rimane nella Roma di Fabio Capello fino a gennaio, quando poi si trasferisce in Serie B in prestito al Genoa allenato prima da Delio Rossi e successivamente da Bruno Bolchi.
              Nella stagione 2000-2001 viene ceduto in prestito dalla Roma al Palermo (all'epoca di proprietà del presidente giallorosso Franco Sensi); qui contribuisce, malgrado un infortunio[1] alla spalla seguito da un'operazione che gli costa la convocazione ai Giochi Olimpici di Sidney con la Under-21, alla promozione della squadra rosanero in Serie B.
              Tornato a Roma nella stagione 2001-2002, ad ottobre viene ceduto in compartecipazione al Napoli, che poi lo riscatta a titolo definitivo. Gioca con la maglia partenopea fino alla stagione 2003-2004 dove viene allenato da De Canio, Colomba, Scoglio, Agostinelli e Simoni.
              Successivamente viene acquistato dalla Fermana e gioca qui per due campionati.
              Nel 2013 rifonda, insieme a Pierluigi Palma e Roberto Sabbatini, l'Acquacetosa, società nel quale aveva mosso i primi passi da calciatore


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                « Risposta #22 il: Gennaio 30, 2014, 17:25:02 pm »
                Ciro Caruso (Napoli, 14 agosto 1973) è un ex calciatore italiano, difensore.
                Ha tre figli più Alessandro, che il 2 luglio 2008, a 3 anni, muore in un incidente in piscina

                Cresciuto nel Napoli, viene aggregato in prima squadra nella stagione 1993-1994, senza mai scendere in campo. L'anno successivo va in prestito a Ischia e poi torna nella stagione 1995-1996, esordendo in prima squadra all'ultima giornata, in occasione di Napoli-Udinese (2-1), sostituendo all'87' Arturo Di Napoli. Poi il Napoli lo cede definitivamente al Carpi.
                In seguito gioca per tre anni in Serie B, prima per una stagione nella Reggiana e poi per due nel Pescara, fino a quando non ritorna a Napoli nella stagione 2001-2002 con gli azzurri in Serie B, collezionando 13 presenze.
                Passa poi alla Palmese in Serie C2 e al Siracusa dal dicembre 2003 per la stagione 2003-2004.
                Chiude la carriera in eccellenza campana nella stagione 2004-2005 nelle file dell'Internapoli.
                La sua carriera è continuamente interotta da infortuni che lo costringono a lunghi periodi di degenza, ma la sua tenacia e la sua forza d'animo lo portano a fare una discreta carriera, non proprio come le premesse facevano sperare (per gli addetti ai lavori dell'epoca doveva essere l'erede di Baresi

                PECCATO PERCHE' ERA FORTE  *_*

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                  « Risposta #23 il: Gennaio 30, 2014, 17:29:22 pm »
                  Rosario Rivellino (Napoli, 15 gennaio 1939) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo centromediano.

                  Ha iniziato la carriera nel Napoli, debuttando in azzurro in Coppa Italia il 25 aprile 1962 e totalizzando 43 presenze con i partenopei[2], di cui 16 in Serie A[3]. Con questa squadra ha vinto una Coppa Italia nel 1962, prima squadra di Serie B a riuscire nell'impresa. Con la stessa maglia ha giocato per la prima volta nelle coppe europee.
                  Nel 1964 passò al Parma, squadra che allora partecipava al campionato di Serie B che al termine della stagione retrocesse.
                  Chiuse la carriera nell'Ischia Isolaverde al termine del campionato 1969-1970, dopo che per due stagioni aveva ricoperto il doppio ruolo di giocatore e allenatore. Allenò i gialloblu ischitani anche nella stagione 1970-1971, perdendo il campionato all'ultima giornata

                  Dopo aver sostituito Luis Vinicio alla guida del Napoli in coppia con Alberto Delfrati nella stagione 1975-1976 al termine della quale i partenopei arrivarono quinti in Serie A e conquistarono la seconda Coppa Italia, diventò allenatore in seconda di Bruno Pesaola, suo allenatore quando era ancora giocatore; alle sue dimissioni Rivellino guidò di nuovo la squadra, in un periodo in cui c'erano polemiche all'interno della società, dal 26 maggio 1977.[4]
                  Sempre nel Napoli è stato per diversi anni allenatore e responsabile tecnico del settore giovanile, vincendo il Torneo di Viareggio nel 1975[5].
                  Nel 1986-1987 alla guida dell' Ischia Isolaverde, ottenne la vittoria del campionato di Serie C2 e allenò i gialloblu anche nella stagione seguente prima di passare alla panchina del Campobasso.
                  Ha poi allenato diverse squadre del Centro-Sud in Serie C1 e Serie C2

                  Giocatore[modifica
                  Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 1
                  Napoli: 1961-1962
                  Allenatore[modifica
                  Coccarda Coppa Italia.svg Coppa Italia: 1
                  Napoli: 1975-1976
                  Torneo di Viareggio: 1
                  Napoli: 1975
                  Serie C2: 1
                  Ischia Isolaverde: 1986-87



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                    « Risposta #24 il: Gennaio 30, 2014, 17:30:54 pm »
                    Ciro Caruso (Napoli, 14 agosto 1973) è un ex calciatore italiano, difensore.
                    Ha tre figli più Alessandro, che il 2 luglio 2008, a 3 anni, muore in un incidente in piscina

                    Cresciuto nel Napoli, viene aggregato in prima squadra nella stagione 1993-1994, senza mai scendere in campo. L'anno successivo va in prestito a Ischia e poi torna nella stagione 1995-1996, esordendo in prima squadra all'ultima giornata, in occasione di Napoli-Udinese (2-1), sostituendo all'87' Arturo Di Napoli. Poi il Napoli lo cede definitivamente al Carpi.
                    In seguito gioca per tre anni in Serie B, prima per una stagione nella Reggiana e poi per due nel Pescara, fino a quando non ritorna a Napoli nella stagione 2001-2002 con gli azzurri in Serie B, collezionando 13 presenze.
                    Passa poi alla Palmese in Serie C2 e al Siracusa dal dicembre 2003 per la stagione 2003-2004.
                    Chiude la carriera in eccellenza campana nella stagione 2004-2005 nelle file dell'Internapoli.
                    La sua carriera è continuamente interotta da infortuni che lo costringono a lunghi periodi di degenza, ma la sua tenacia e la sua forza d'animo lo portano a fare una discreta carriera, non proprio come le premesse facevano sperare (per gli addetti ai lavori dell'epoca doveva essere l'erede di Baresi

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                    La coppia Cannavaro (Fabio) - Caruso faceva sfracelli nelle giovanili :sisi:

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                      « Risposta #25 il: Gennaio 30, 2014, 17:35:40 pm »
                      Salvatore Bagni (Correggio, 25 settembre 1956) è un ex calciatore e dirigente sportivo italiano.

                      È sposato con Letizia Turchi, nata nel 1952, con la quale ha avuto tre figli: Elisabetta, Gianluca e Raffaele, quest'ultimo morto nel 1992 a 3 anni in un incidente stradale.[2] Nel 1993 la salma del figlio è stata trafugata e da allora i familiari non hanno mai più ricevuto alcuna notizia

                      Bagni nacque come attaccante di fascia, ruolo in cui salì alla ribalta. Nella seconda fase della sua carriera, arretrò il suo raggio d'azione e si trasformò in centrocampista grintoso ed irruente, ma dotato di buona tecnica di base

                      Iniziò la carriera da professionista a diciott'anni con due stagioni nel Carpi, in Serie D, dove si mostrò molto prolifico a rete; contemporaneamente svolse il servizio militare presso il Battaglione Logistico dell'Accademia militare di Modena, per la quale vinse il Torneo di calcio "Città di Modena"

                      Il suo rendimento in Umbria gli consentì il passaggio all'Inter alla vigilia del torneo 1981-1982, dove finì per raccogliere l'eredità di Gabriele Oriali come mediano.
                      Nella sua prima stagione coi colori nerazzurri vinse subito una Coppa Italia. Fu a Milano che l'allora tecnico Rino Marchesi, all'inizio del campionato 1983-1984, lo stabilizzò come pedina di centrocampo,[6] facendone uno dei migliori centrali d'Europa. Lasciò l'Inter alla fine della stagione, a seguito di una violenta lite col neopresidente del club Ernesto Pellegrini.

                      Nell'estate del 1984 fu così chiamato dal Napoli, per rinforzarne la mediana e mettere a disposizione di Maradona e compagni le sue doti in fase di interdizione e costruzione del gioco. Il centrocampista rimase all'ombra del Vesuvio per quattro stagioni, culminate nella vittoriosa annata 1986-1987 in cui il club partenopeo mise a segno uno storico double, vincendo il primo scudetto della sua storia assieme alla coppa nazionale
                      Nel campionato successiva il Napoli, per diversi mesi saldamente in testa alla classifica, nelle ultime giornate conobbe un'improvvisa crisi di risultati che consegnò il titolo, dopo un'appassionante rimonta, al Milan. Il calo finale del Napoli fu attribuito, da taluni, all'aperta ribellione di Bagni e di tre altri calciatori (Giordano, Garella e Ferrario) nei confronti dell'allenatore Ottavio Bianchi; circostanza sempre smentita dallo stesso Bagni.[6] L'epilogo amaro della stagione segnò comunque la chiusura del rapporto tra i quattro e il club azzurro

                      Nell'estate successiva trova l'accordo con il Bologna trasferendosi così in Emilia dove inizia la preparazione, ma alcuni cavilli legali legati al vecchio contratto con il Napoli bloccano di fatto il suo trasferimento (giocherà una sola partita in rossoblù a Lugano contro la squadra locale).
                      Risolti i cavilli burocratici chiuse la carriera con la maglia dell'Avellino, nel 1989. In totale ha segnato 52 gol in Serie A

                      Bagni giocò nell'Italia Under-21 nel biennio 1978-1980, nel quale disputò 12 gare segnando 5 reti (tra cui una tripletta contro la Grecia). Partecipò inoltre a due Europei di categoria.
                      Il 6 gennaio 1981 esordì in Nazionale maggiore al Mundialito di Montevideo, contro l'Olanda (1-1); in sette stagioni disputò in maglia azzurra 41 gare, realizzando 5 reti, di cui la prima il 4 febbraio 1984 in Italia-Messico (5-0); quest'ultima, siglata dopo 20 secondi di gioco, è rimasta per ventinove anni la più veloce nella storia azzurra (superata poi di un secondo da Giaccherini nel 2013).[8] Partecipò inoltre alla spedizione azzurra del campionato del mondo 1986 indossando la maglia numero 10

                      Salvatore Bagni nel corso della sua carriera è stato protagonista di uno spiacevole gesto quando militava nel Napoli. Il 25 ottobre del 1987 si giocava Roma-Napoli, gli azzurri erano in svantaggio per uno a zero (gol di Pruzzo al 46º minuto) e giocavano in nove uomini per le espulsioni di Renica e Careca. Bagni festeggiò il pareggio del Napoli, firmato da Francini, facendo il gesto dell'ombrello sotto la curva dei tifosi giallorossi. Quella partita segnò, non esclusivamente per quel gesto, la fine del gemellaggio tra le tifoserie del Napoli e della Roma. Più volte Bagni, nel corso degli anni, si è scusato dichiarando di essere, in quel momento, stato accecato dalla rabbia visto che nel corso della gara i tifosi romanisti lo ricoprirono di insulti

                      Nel 1999 ha ricoperto il ruolo di consulente tecnico della Lazio, oltre che direttore generale del Napoli.[10] Il 21 maggio 2011 viene ufficialmente assunto dal Bologna come consulente tecnico,[11][12] ma a poco meno di due mesi dall'assunzione del nuovo incarico, il 25 luglio viene reso noto il suo licenziamento;[13] ciò nonostante, il 19 dicembre 2013 viene ingaggiato nuovamente come consulente tecnico dai felsinei

                      Negli anni novanta e duemila è stato commentatore delle partite di calcio nelle reti Fininvest, di Stream TV e successivamente di Sky. Dal 2008 commenta con Marco Civoli le gare di Coppa Italia e della Champions League trasmesse dalla RAI; è inoltre presenza fissa della Domenica Sportiva di Massimo De Luca. In seguito è stato scelto per commentare, sempre con Civoli, anche le partite della Nazionale italiana agli Europei 2008, alla Confederations Cup 2009 e ai Mondiali 2010. Per l'azienda di Stato continua a commentare le gare di Coppa Italia e Champions League, e a partecipare come opinionista alla Domenica Sportiva



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                        « Risposta #26 il: Gennaio 30, 2014, 17:39:41 pm »
                        Antonio Capone (Salerno, 13 giugno 1953) è un ex calciatore italiano, di ruolo attaccante.

                        Cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Salernitana, fa il suo esordio in prima squadra in Serie C nel 1971. Titolare dei granata, disputa tre stagioni e nel 1975 va in Serie B al Brindisi. L'esperienza fra i cadetti non è delle migliori, ed il calciatore durante il mercato invernale torna alla Salernitana.
                        Torna in Serie B, all'Avellino: 9 gol in 31 partite. L'anno dopo il Napoli prende il calciatore in comproprietà. Qui, fa l'esordio alla terza giornata a San Siro contro l'Inter (subentrando a Valente), mentre la domenica successiva è titolare in un Napoli-Genoa terminato 0-0. Complici i problemi fisici di Chiarugi, Capone riuscirà a giocare numerose gare da titolare, in squadra con Savoldi, riuscendo a firmare i suoi primi 2 gol in serie A, entrambi nella stessa partita (Napoli-Lazio 4-3). In Coppa Italia, il 17 maggio 1978, segna una tripletta contro il Taranto al San Paolo, gara terminata 3-0 e valevole per il girone finale.
                        Il Napoli riscatta anche l'altra metà dall'Avellino, giocando da riserva. Nell'estate del 1981, anche a causa di alcuni screzi con l'allenatore Rino Marchesi,[senza fonte] va ad accasarsi in prestito alla Pistoiese in Serie B. In Toscana, il calciatore disputa la sua migliore stagione in assoluto in termini realizzativi (27 presenze e 10 gol), e torna al Napoli l'estate successiva, non trovando spazio in campionato dove fa 3 presenze; segna all'Atalanta in Coppa Italia. Dopo l'ennesima presenza da subentrato (10 ottobre 1982: Napoli-Roma 1-3), è ceduto al Lecce. Chiude definitivamente la sua esperienza in maglia azzurra con 84 presenze e 12 gol totali fra Serie A e Coppa Italia.
                        In terra salentina, inizia il suo girovagare fra squadre di secondo piano, complice anche qualche infortunio di troppo[senza fonte]. Dopo 16 presenze e 3 gol in maglia giallorossa, si accasa al Modena in Serie C, e nell'estate del 1984 alla Spal (sempre in Serie C) dove chiuderà la carriera tra i professionisti nel 1985, a 32 anni. Nell'autunno del 1985 lo chiama la Fermana, all'epoca militante nel campionato interregionale (girone H), con cui segnerà 10 reti nella stagione 1985/86, tra cui l'ultimo rigore, determinante per la salvezza dei gialloblù,[senza fonte] nello spareggio contro il Canosa sul neutro di Castel di Sangro (AQ), disputato nel maggio 1986 (risultato finale: 0-0, 4-2 d.c.r.). Capone resta con i "canarini" anche la stagione successiva (nel medesimo campionato e girone) siglando 13 reti con la Fermana che si piazza al quarto posto


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                          Fabio Cannavaro (Napoli, 13 settembre 1973) è un dirigente sportivo ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore.

                          Nel 2006 è stato campione del mondo con la Nazionale italiana, della quale ha detenuto il record di presenze dal 2009 fino al 2013 (136), superato poi da Gianluigi Buffon, e della quale è stato il capitano dal 2002 al 2010. È inoltre il giocatore con più presenze da capitano nella Nazionale (79).
                          Ha vinto l'edizione 2006 del Pallone d'oro (uno dei 5 italiani ad essere stato premiato assieme a Omar Sívori, Gianni Rivera, Paolo Rossi e Roberto Baggio), premio istituito dalla rivista francese France Football e attribuito al miglior calciatore militante in una squadra iscritta all'UEFA, in seguito ai voti di una giuria composta da giornalisti specializzati. Nel dicembre dello stesso anno è stato eletto FIFA World Player come miglior calciatore dell'anno in assoluto, scelto in base ai voti dei Commissari Tecnici e dei Capitani delle Nazionali di calcio.
                          È stato inserito nella squadra ideale del decennio dal Sun nel 2009
                          Nel 1997 pubblicizzò in radio le prime colonie estive Evita Peron, campi per adolescenti gestiti dalla destra radicale.
                          Nel 2007, quando giocava nel Real Madrid, durante i festeggiamenti per la vittoria del campionato sventolò un tricolore con fascio littorio al centro. Dell'episodio si scusò pubblicamente, dichiarando di aver ricevuto quella bandiera da alcuni tifosi a fine partita e di essersi accorto solo in seguito del simbolo fascista.[8]
                          Nel gennaio 2009 gli sono state attribuite dichiarazioni contrastanti sul film Gomorra.[9] Il giocatore ha poi smentito tali affermazioni uscite sui quotidiani
                          Giocava nel ruolo di difensore centrale, ma all'inizio della carriera quando era necessario ha giocato anche da terzino sinistro,[11] ruolo in cui era ben visto da Héctor Cúper.[12] Era noto per la capacità di anticipo sull'avversario, la concentrazione, il dinamismo, la leadership nella fase difensiva e i precisi interventi in scivolata; notevole anche la sua imponenza nello stacco di testa, a discapito della sua non eccelsa altezza, aveva anche buone doti di velocità, e tecnicamente era molto valido. Tutte queste doti che possedeva facevano sì che venisse considerato come uno dei migliori difensori centrali del mondo
                          Iniziò nel settore giovanile del Napoli, la squadra della sua città. L'esordio in Serie A avvenne contro la Juventus a 19 anni (7 marzo 1993): così come avvenuto al suo modello e compagno di squadra Ciro Ferrara, i due dovettero affrontare Gianluca Vialli e Fabrizio Ravanelli. Nel ruolo di difensore fin dagli esordi mostrò le sue caratteristiche di anticipo, chiusura e capacità di rilanciare l'azione
                          Per sanare problemi economici del club[14] fu ceduto per 13 miliardi di lire nel 1995 dal Napoli al Parma,[14] squadra nella quale, in sette stagioni, vinse due Coppa Italia (1998-1999 e 2001-2002), una Supercoppa italiana (2000) e una Coppa UEFA (1998-1999). Nell'incontro Salernitana-Parma della stagione 1998-1999, si rese protagonista di un episodio di reazione in risposta alle continue offese da parte del pubblico salernitano: dopo il gol da lui realizzato sul punteggio di 0-0, portò l'indice alla bocca invitando il pubblico a tacere e non offendere, beccandosi il cartellino giallo e la squalifica per diffida dall'incontro successivo.
                          Nel 2002 passa all'Inter per 23 milioni di euro, dove, anche a causa di una lunga serie di infortuni, le sue prestazioni non furono come quelle degli anni precedenti. Segnò un gol dalla distanza nella partita vinta 6-0 con la Reggina. In seguito rivelò che i due anni interisti furono i più sofferti della sua carriera,[15] salvo poi dichiarare all'indomani del suo ritiro: "A scanso di equivoci, voglio dire che all'Inter sono stato benissimo, anche se i risultati sperati non sono arrivati"
                          Nell'agosto 2004 lo ingaggiò la Juventus di Fabio Capello scambiandolo col portiere Fabian Carini. Successivamente, vennero rese note dai media intercettazioni relative ad un colloquio telefonico intercorso tra l'allora difensore nerazzurro e il dg della Juventus Luciano Moggi, nel quale il dirigente bianconero effettuava pressioni su Cannavaro al fine di indurlo a rompere con la società di appartenenza, rendendo contestualmente più agevole la sua cessione.[17][18] Nelle due stagioni di permanenza a Torino, nel corso delle quali aveva riformato il pacchetto difensivo con i vecchi compagni di squadra, Ferrara (ritiratosi poi nel giugno 2005), Thuram e Buffon, conquistò gli scudetti del 2004-2005 e 2005-2006, entrambi revocati dopo lo scandalo Calciopoli nel quale fu coinvolta la società bianconera, evento ancora oggi al centro di polemiche e controversie.
                          Nel 2005 sorsero alcune polemiche sulla condotta di Cannavaro a causa di un video mandato in onda dalla Rai e risalente, quando militava al Parma, alla vigilia della finale di Coppa UEFA 1998-1999 nell'albergo moscovita in cui risiedeva la squadra emiliana. Nel filmato Cannavaro viene sottoposto ad una flebo di neoton, farmaco cardiotonico comunque non annoverato nell'elenco dei farmaci dopanti.[19] Per questo motivo, recentemente il calciatore ha deciso di dichiararsi parte lesa in un processo per diffamazione e violazione della privacy, che vede nel ruolo di imputati i giornalisti Rai Giovanni Masotti e Massimiliano Parisi, lamentando di aver ricevuto danni anche nei rapporti con gli sponsor per l'accostamento del tutto gratuito tra il suo nome ed il mondo del doping.
                          Nel luglio 2006, a seguito delle vicende giudiziarie che coinvolsero la Juventus relegandola nel campionato di Serie B, Cannavaro lasciò la squadra torinese e fu acquistato dal Real Madrid del neo-allenatore Fabio Capello per 7 milioni di euro. A Madrid Cannavaro ritrovò il compagno di squadra alla Juventus Emerson.
                          Il 27 novembre 2006, dopo la vittoria ai mondiali, gli fu assegnato il Pallone d'oro, divenne il quarto italiano a vincere il trofeo individuale (dopo Gianni Rivera, Paolo Rossi e Roberto Baggio)[20] e il terzo nel ruolo di difensore (succedendo a Franz Beckenbauer e Matthias Sammer). Cannavaro precedette nella scelta del giocatore dell'anno l'ex compagno di squadra Gianluigi Buffon e il francese Thierry Henry. Dedicò alla città di Napoli l'assegnazione del premio. Il 18 dicembre ricevette anche il FIFA World Player, secondo italiano, dopo Roberto Baggio, ad aggiudicarsi questo riconoscimento.
                          Con il Real Madrid ha vinto due campionati di Primera División consecutivi, nel 2006-2007 e nel 2007-2008
                          I primi di aprile del 2009 cominciano a circolare voci in merito ad un clamoroso ritorno di Cannavaro alla Juventus. Il capitano della Nazionale, svincolato dal Real Madrid, avrebbe dovuto giocare un anno con un'opzione per il secondo, per poi diventare dirigente della società torinese per altri due anni.[21][22] Nei giorni successivi è lo stesso Cannavaro a confermare il suo ritorno a parametro zero e il 19 maggio 2009 arriva il comunicato ufficiale dell'ingaggio di Cannavaro da parte della Juventus, con un contratto annuale (con opzione per il rinnovo per un altro anno), che entra in vigore a partire da luglio, alla scadenza del rapporto con il Real Madrid.[23]
                          Il 29 agosto 2009 è risultato positivo a un test antidoping a causa dell'assunzione di un farmaco a base di cortisone necessario per prevenire uno shock anafilattico dovuto alla puntura di una vespa. Il caso burocratico, venuto a galla il 7 ottobre, è stato chiuso nel giro di pochi giorni (provocando alcune polemiche e dubbi in merito al fatto che il Procuratore Nazionale Antidoping Ettore Torri si recò lui in prima persona da Cannavaro anziché convocarlo, come avviene regolarmente per tutti gli altri sportivi).[24][25]
                          Conclude una stagione molto complicata per la Juventus, che si classifica settima, con 27 presenze in campionato. Il 15 maggio 2010, allo stadio Meazza disputa la sua ultima gara in Serie A, Milan-Juventus (3-0), poiché la società decide di non esercitare l'opzione per rinnovare il suo contratto.
                          Il 2 giugno 2010 firmò un contratto biennale con l'Al-Ahli, squadra di Dubai negli Emirati Arabi Uniti, di cui è stato capitano.[26]
                          Dopo 16 presenze e 2 gol, il 9 luglio 2011, all'età di 37 anni e a cinque anni esatti dalla conquista della Coppa del Mondo con l'Italia, annuncia di volersi ritirare dal calcio giocato a causa di alcuni problemi al ginocchio. D'accordo coi proprietari del club degli Emirati Arabi Uniti decide di rimanere per tre anni come dirigente dell'Al-Ahli.[27]
                          Il 14 gennaio 2012, a sei mesi dal ritiro, aveva annunciato il suo ritorno nel mondo del calcio per partecipare alla Premier League indiana, nuova lega che avrebbe dovuto prendere inizio nel mese di febbraio.[28][29] Il 30 gennaio 2012 la società del Bengal Tuskers aveva acquistato il calciatore per 830 000 dollari (all'incirca 630 000 euro)
                          Con la Nazionale Under-21 guidata da Cesare Maldini ha vinto due campionati d'Europa U-21 consecutivi, nel 1994 e nel 1996. Con la Nazionale Olimpica ha partecipato alle Olimpiadi 1996, dove l'Italia venne eliminata al primo turno. Dopo una prima convocazione nel 1996, esordì in Nazionale il 22 gennaio 1997, a 23 anni, entrando nel secondo tempo della partita amichevole Italia-Irlanda del Nord 2-0, disputata a Palermo.
                          Viene subito impiegato con continuità, tanto da essere già titolare al mondiale 1998 dove l'Italia viene eliminata ai quarti. Il 2 luglio 2000, con il commissario tecnico Dino Zoff, disputa la finale dell'europeo 2000 persa al golden gol contro la Francia. Inoltre nel 2002, dopo l'abbandono di Paolo Maldini, Cannavaro diventa il capitano della Nazionale, allora guidata dal commissario tecnico Giovanni Trapattoni. Guida quindi gli Azzurri all'europeo 2004, dove però salta per squalifica la terza partita del girone che vede l'Italia eliminata al primo turno.
                          Il 9 luglio 2006 è diventato campione del mondo, vincendo il mondiale 2006 disputato in Germania, avendo poi l'onore, come capitano, di ricevere e levare al cielo la Coppa. In occasione della finale Cannavaro ha inoltre raggiunto la sua presenza numero 100 in Nazionale. Le sue ottime prestazioni durante tutto l'arco del torneo gli sono valse anche il Pallone d'argento Adidas, onorificenza attribuita dalla FIFA al secondo miglior giocatore della manifestazione. Nella graduatoria Cannavaro è stato preceduto da Zinédine Zidane e ha a sua volta preceduto il compagno di squadra Andrea Pirlo. A dicembre ha poi ricevuto il Pallone d'Oro e il FIFA World Player.
                          Viene convocato dal commissario tecnico Roberto Donadoni per l'europeo 2008, ma il 2 giugno 2008 durante il primo allenamento in Austria si infortuna ai legamenti della caviglia sinistra in uno scontro con Chiellini ed è costretto a saltare la manifestazione.[32] Al suo posto viene convocato Alessandro Gamberini. Con il ritorno del commissario tecnico Marcello Lippi partecipa alla Confederations Cup 2009, dove l'Italia viene eliminata al primo turno.
                          Il 12 agosto 2009, nell'amichevole Svizzera-Italia 0-0 disputata al St. Jakob-Park di Basilea, stabilisce a quota 127 partite il record di presenze con la maglia della Nazionale, superando Paolo Maldini fermo a 126.
                          Conclude la sua carriera in Nazionale con il mondiale 2010 a 36 anni. Disputa la sua ultima gara il 24 giugno 2010 contro la Slovacchia, partita nella quale l'Italia viene sconfitta 3-2 ed eliminata al primo turno.
                          Dopo 13 anni di militanza, lascia fissando il record di presenze a 136. Con Bobby Moore condivide il singolare caso di aver trionfato da capitano in un mondiale, senza aver conquistato un campionato nel paese di origine. Con gli Azzurri ha partecipato a quattro edizioni del Mondiale, a due edizioni dell'Europeo e ad una Confederations Cup.
                          Già dirigente dell'Al-Ahli, dopo aver preso il patentino da allenatore nel settembre 2012 inizia il corso da direttore sportivo.[33]
                          Il 10 dicembre 2012 inizia a frequentare a Coverciano il corso di abilitazione per il master di allenatori professionisti Prima Categoria-Uefa Pro.[34]
                          Il 7 gennaio 2013 proclama il vincitore del Pallone d'oro FIFA 2012, consegnando il premio a Lionel Messi


                          [allegato eliminato da un amministratore]
                          Se per vivere devi strisciare, alzati e muori.
                          cit. jim morrison
                          BASTA PROFESSORONI!!! ben vengano tecnici veri
                          BENVENUTO MISTER SARRI

                          muccusiello tifosotto del napoli:
                          il napoli acquista... nun e buon potevano prendere di meglio
                          pappone cacc e sord
                          sarri ? ci salveremo addio champion's RIDICOLI COME SEMPRE I TIFOSOTTI

                            Online el schiatty napoletano

                            • Aurelio De Laurentiis
                            • *****
                            • Post: 133885
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                            • Squadra del cuore:
                            « Risposta #28 il: Gennaio 30, 2014, 19:39:21 pm »
                            la mia maglia di montezine *_*
                            Inviato da una cripta. :schiatty:

                              Offline Azzurro1926

                              • prima il genoa..poi la fiormerdina..mo la riomma!!! QUANDO CAPIREMO CHE SIAMO I PIU' FORTI????
                              • Fernando De Napoli
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                              • Sesso: Maschio
                              • biv famm verè s m poss fida e te
                              • Squadra del cuore:
                              « Risposta #29 il: Gennaio 30, 2014, 19:40:31 pm »
                              Ciro Ferrara (Napoli, 11 febbraio 1967) è un allenatore di calcio ed ex calciatore italiano, di ruolo difensore.

                              Ciro Ferrara è nato a Napoli, l'11 febbraio 1967.
                              Nel 2002 è comparso, insieme a Fabio Cannavaro e Vincenzo Montella, in Volesse il cielo!, film di Vincenzo Salemme, durante la scena della partita di calcio tra poliziotti e detenuti.
                              Insieme alla sua famiglia, nel 2004 è stato protagonista di una serie di spot televisivi della marca di yogurt Danette della Danone.[2] Suo figlio Paolo è anch'egli un calciatore.[3]
                              Nel maggio del 2005, insieme a Fabio Cannavaro, ha creato la Fondazione Cannavaro-Ferrara, associazione di volontariato che si occupa dei bambini disagiati dei quartieri napoletani.[4]
                              Ha tatuato sull'avambraccio destro il numero romano VIII, che sta a rappresentare gli 8 scudetti vinti in carriera (di cui uno revocato).
                              Esiste un altro calciatore con lo stesso nome, anch'egli nato a Napoli nel 1967 (ma il 7 agosto), che ha fatto parte della rosa del Napoli nella stagione 1985-1986; essendo all'epoca entrambi nella stessa squadra, per differenziarli venivano chiamati attraverso dei soprannomi
                              A quattordici anni venne costretto momentaneamente in carrozzella dalla Sindrome di Osgood-Schlatter,[2] e ripresosi esordì in Serie A con il Napoli il 5 maggio 1985, allo Stadio San Paolo contro la Juventus, partita del campionato 1984-1985. Proprio Napoli e Juventus saranno le due squadre che gli daranno numerose affermazioni sia in campo nazionale che internazionale.
                              A Napoli nel '91 dopo l'addio di Maradona divenne capitano, fascia che conquistò anche quando Maradona era ancora al Napoli ma rifiutò perché riteneva Diego ancora il vero capitano della squadra; e vinse il primo scudetto e la Coppa Italia nella stagione 1986-1987, poi due secondi posti consecutivi in Serie A ed ancora uno scudetto, nel 1989-1990 ed una Supercoppa Italiana nel 1990 contro la Juventus.
                              Nella stagione 1988-1989 il Napoli vinse anche il suo primo trofeo europeo, la Coppa UEFA, battendo in finale lo Stoccarda.
                              In dieci stagioni vestì la maglia azzurra 323 volte: 247 presenze in Serie A e 12 gol, 47 in Coppa Italia con due segnature ed una in Supercoppa italiana, 28 presenze nelle coppe europee ed un gol.
                              Nel 1994 va alla Juventus ritrovando Marcello Lippi che lo aveva allenato a Napoli. Pagato 9,4 miliardi di lire,[6] al primo anno vince lo scudetto, il terzo della sua carriera.
                              L'anno successivo vinse dopo i rigori la Champions League allo Stadio Olimpico contro l'Ajax di van Gaal calciando e realizzando il primo rigore per la Juventus.[7]
                              Con la maglia bianconera ha giocato in totale 358 incontri: 253 partite in serie A (più uno spareggio per l'accesso alle coppe europee) segnando 15 gol; 26 in Coppa Italia; e 3 finali di Supercoppa, con 2 segnature; 74 incontri europei con 3 centri ed una presenza nella Coppa Intercontinentale.
                              A Torino vinse sei scudetti (ridotti a cinque dopo la revoca dello scudetto del 2004-2005), una Coppa Italia, quattro Supercoppe d'Italia, una Champions League, una Supercoppa UEFA, una Coppa Intertoto dell'UEFA ed una Coppa Intercontinentale. Nella stagione 1996-1997 gli venne affiancato Paolo Montero e per tanti anni comporranno insieme la coppia difensiva bianconera.[senza fonte] Prima di ritirarsi nel 2005, vinse in maglia bianconera tre scudetti, 1997-1998, 2001-2002, 2002-2003 oltre a quello successivamente revocato nella stagione 2004-2005. Oltre alla finale vinta nel 1996 ha disputato altre tre finali di Coppa dei Campioni[senza fonte], tutte e tre perse: nel 1997 contro il Borussia Dortmund, nel 1998 contro il Real Madrid e nel 2003 contro il Milan.
                              Il 15 maggio 2005, a 38 anni, gioca la sua ultima partita ufficiale, contro il Parma allo Stadio delle Alpi. Si ritira al termine di quella stagione, vantando in tutto 500 partite in Serie A,[2] nel corso di ventuno stagioni consecutive. {{senza fonte|È al dodicesimo posto nella classifica di presenze in Serie A.
                              Inoltre è, con Giancarlo De Sisti e Luciano Castellini, uno dei tre calciatori ad aver collezionato almeno 200 presenze in Serie A con due differenti squadre.
                              Esordì in Nazionale il 10 giugno 1987, a 20 anni, nella partita amichevole Italia-Argentina (3-1) disputata a Zurigo. Venne convocato dal c.t. Azeglio Vicini per l'Europeo 1988 e il Mondiale 1990.
                              Durante gli anni novanta il rapporto con la Nazionale fu complicato. Tra il 1991 e il 1995 non venne più convocato dal c.t. Arrigo Sacchi; partecipò alle qualificazioni per l'Europeo '96, infortunandosi prima dell'inizio della competizione. Partecipò alle qualificazioni per il Mondiale '98 ma per via di un infortunio non prese parte alla manifestazione.
                              A 33 anni venne infine convocato dal c.t. Dino Zoff per l'Europeo 2000, dove contro la Svezia giocò l'ultima delle sue 49 gare in Nazionale.
                              Nel 2005, subito dopo il suo ritiro, è entrato nello staff della Nazionale italiana come collaboratore tecnico del c.t. Marcello Lippi. Ha partecipato quindi alla vittoria del Mondiale 2006. Successivamente torna alla Juventus in qualità di responsabile del settore giovanile[8] ed inoltre è commentatore televisivo per SKY Sport.[9] Il 26 giugno 2008, con il ritorno di Lippi sulla panchina azzurra, torna a ricoprire il ruolo di collaboratore del CT[10], senza lasciare le responsabilità del settore giovanile bianconero. Il 18 maggio 2009, in seguito alla sua nomina ad allenatore della Juventus, lascia il suo compito in Nazionale.
                              Il 18 maggio 2009, a 2 giornate dal termine del campionato, assume la carica di allenatore della Juventus dopo l'esonero di Claudio Ranieri.[11]
                              Sulla panchina bianconera esordisce il 24 maggio e ottiene una vittoria per 0-3 a Siena interrompendo così una striscia negativa che non vedeva vincere la Juventus da 64 giorni[senza fonte] e conquistando la qualificazione diretta alla fase a gironi della successiva Champions League. La settimana seguente, con la vittoria per 2-0 in casa sulla Lazio, la squadra raggiunge il secondo posto finale. Il 5 giugno 2009, dopo aver lasciato il suo incarico in Nazionale, viene confermato allenatore della Juve con un contratto biennale fino al giugno 2011.[12] La sua prima stagione sulla panchina della Juventus inizia con quattro vittorie consecutive.
                              Ben presto la squadra accusa segni di cedimento, ed inizia una fase negativa che culmina con l'eliminazione dalla Champions League e conseguente retrocessione in Europa League, dopo aver segnato 4 gol e averne subiti 7 nelle sei partite del girone di Champions League.[13] La crisi prosegue anche nel mese di dicembre e gennaio: nelle ultime sei partite di campionato, la Juventus ha conquistato 3 punti sui 18 disponibili collezionando cinque sconfitte (di cui tre consecutive) con Bari, Catania, Milan, Chievo e Roma intervallate dalla vittoria per 2-1 contro il Parma, quella con l'Inter nel Derby d'Italia (2-1) e da quella in Coppa Italia col Napoli (3-0). All'indomani dell'eliminazione in Coppa Italia contro l'Inter, giunta al termine di una lunga serie di risultati negativi, viene sostituito da Alberto Zaccheroni.[14] Il 26 maggio 2010 rescinde il contratto con la Juventus
                              Il 22 ottobre 2010 viene ingaggiato come allenatore della Nazionale italiana Under-21, in sostituzione di Pierluigi Casiraghi. [15]
                              Il 17 novembre seguente esordisce come allenatore dell'Under-21 battendo in amichevole la Turchia per 2-1 allo stadio comunale di Fermo. Siede per l'ultima volta sulla panchina dell'Under il 4 giugno 2012 nel match Irlanda-Italia 2-2. In totale colleziona 19 partite di cui 12 vinte, 6 pareggiate e 1 persa.
                              Il 2 luglio 2012 firma un contratto biennale con opzione per un terzo con la Sampdoria. Esordisce il 27 agosto 2012 nel campionato di Serie A, vincendo contro il Milan a San Siro ed eliminando il punto di penalità comminato dal giudice sportivo alla squadra.[16]
                              Dopo questa vittoria, ne seguono altre due contro Siena e Pescara, e due pareggi (contro Torino e Roma). A partire dalla sesta giornata, invece, la squadra inizia una serie di sconfitte consecutive: quella contro il Palermo alla dodicesima giornata, in particolare, è la settima consecutiva e la prima con due gol di scarto (tutte le sei precedenti erano state sconfitte di misura), determinando un record negativo per la squadra per quanto riguarda la massima serie.[17] Lo stesso Ferrara dichiara, al termine della gara, di avere la totale colpa ma di non volersi dimettere. La serie negativa ha termine con la vittoria per 3-1 sul Genoa nel derby di Genova, il primo nella sua carriera.[18]
                              Il 17 dicembre, in seguito alla nona sconfitta subita (di cui sette consecutive) al "Massimino" contro il Catania per 3-1, la Sampdoria con un comunicato ufficiale annuncia il suo esonero. A sostituirlo è Delio Rossi

                              [allegato eliminato da un amministratore]
                              Se per vivere devi strisciare, alzati e muori.
                              cit. jim morrison
                              BASTA PROFESSORONI!!! ben vengano tecnici veri
                              BENVENUTO MISTER SARRI

                              muccusiello tifosotto del napoli:
                              il napoli acquista... nun e buon potevano prendere di meglio
                              pappone cacc e sord
                              sarri ? ci salveremo addio champion's RIDICOLI COME SEMPRE I TIFOSOTTI

                                 

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