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Topic: Claudio Garella  (Letto 2591 volte)

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Online Alexio.cue

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« Risposta #15 il: Agosto 12, 2022, 12:47:08 pm »
RIP Campionissimo!

    Online xeranto

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    « Risposta #16 il: Agosto 12, 2022, 12:50:49 pm »
    rip inventò o diede notorietà alle parate coi piedi tanto da dire una parata alla garella, grazie x aver allietato la nostra gioventù

      Offline Puck

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      « Risposta #17 il: Agosto 12, 2022, 13:37:17 pm »
      Uno scudetto vinto col Napoli e uno col Verona. Tantissima roba.
      Rip

        Online sao paulo

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        « Risposta #18 il: Agosto 12, 2022, 14:44:25 pm »
        R.i.p. Campione d'Italia dei Due Mondi.

        E, guarda i casi della vita, Verona-Napoli fra due giorni. Speriamo gli si possa rendere omaggio a dovere, a chi ci ha dato tanto in un'epoca remota, che pure nei nostri ricordi appare ancora così vicina, da toccare quasi con mano. In una partita vissuta sí con rivalità, ma magari civilmente.

        Impossibile dimenticare come, all'inizio, lui creasse diffidenza in chiunque, col suo stile diciamo poco ortodosso. Anche in chi come me era solo un bambino all'epoca. Poi bastavano un paio di prestazioni costellate da veri e propri salvataggi miracolosi e diventava una specie di supereroe. Garellik, appunto!


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          « Risposta #19 il: Agosto 12, 2022, 16:27:51 pm »
          Rip,in tempi moderni credo sia l'unico ad aver vinto lo scudo con 2 non strisciate

            Offline Abi

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            « Risposta #20 il: Agosto 12, 2022, 16:59:18 pm »
            Un altro pezzo importante della nostra storia, e della nostra infanzia, andato via per sempre

            Ciao MITICO!!! :pianto:

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              « Risposta #21 il: Agosto 12, 2022, 18:11:26 pm »
              Grandissimo Garellik, dispiace davvero tanto, riposa in pace.

                Offline esno

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                « Risposta #22 il: Agosto 12, 2022, 18:13:27 pm »
                Riposa in pace grande


                  Offline Cavalier SPicci

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                  « Risposta #23 il: Agosto 12, 2022, 18:20:02 pm »
                  Rip,in tempi moderni credo sia l'unico ad aver vinto lo scudo con 2 non strisciate
                  Forse pure il finocchio...

                  Vamos murcielagos - تعال على النصر - Come on blues - Hadi Galata

                  Alvino lecchino - Del Genio contraggenio - De Maggio Lecchinaggio - De Luca suca - Chiariello chiachiello - Giordano deretano - Scorzafava machisachiava - Improta lota - Mele infedele - Caiazza frat ro cazz - Corbo torbo - Criscitiello piscitiello - Pedullà cincillà - Di Marzio strazio - Zazzaroni lazzarone - Gallo merda di cavallo - Venerato Conato - Gifuni nun sì nisciun - Auriemma lotamma - Alciato fetaciato - Malfitano ciarlatano - Marolda manigolda - Modugno ripugno - Cocca ca zizza mmocca - Iannicelli ciucciapiselli di tutta quanta la famiglia Agnelli

                    Offline Alnitak

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                    « Risposta #24 il: Agosto 12, 2022, 23:43:38 pm »
                    Giorno molto triste per me, è stato il primo portiere del Napoli che ricordo direttamente e con le sue parate a volte plastiche, a volte anche un po' goffe, mi sono innamorato del ruolo del portiere.

                    RIP Claudione, Napoli ti ha voluto tanto bene e te ne vorrà sempre.

                      Online 'o Banc 'e Napule

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                      « Risposta #25 il: Agosto 13, 2022, 07:34:26 am »
                      Il post del Napulegno su Garella è veramente bellissimo.

                      Il talento del Calabrone
                      Claudio GARELLA

                      La sua prima squadra è stata il Casale, vicino alla sua Torino, dove c'erano i  genitori.

                      Sono stati due i maestri di Claudio Garella. Il padre, ex operaio della Michelin, ed Ercole Rabitti. Gli insegnano che tutto è il frutto del lavoro. Nella vita, per diventare un uomo. Nel calcio, durante gli allenamenti settimanali, per diventare portiere titolare ed affidabile.
                      Rabitti, ex giocatore della Juventus, è stato il suo primo allenatore al Casale. Lo consiglió a Sergio Vatta, il mitico tecnico delle giovanili granata, il quale lo guardó e gli disse : "Tu non sarai mai un portiere, ti manca la tecnica e la scuola e provare ad insegnartela sarebbe inutile. Però una possibilità ce l'hai. Coltiva il tuo istinto, seguilo, fidati e allena l'esplosività del tuo corpo per seguirlo il più velocemente possibile".
                      Per alcuni anni non gioca mai. È sempre portiere di riserva. Ma si allena come un matto. Va a guardare gli allenamenti di Giaguaro Castellini che dei granata era portiere titolare, un portiere tecnicamente perfetto.
                      Lui, invece, senza tecnica, senza grazia, lavorava più di altri.
                      Stava nascendo Claudio Garella il portiere che parava con i piedi, ma anche con il petto, la faccia, l'addome, il culo (nel senso del posteriore ) ed anche con le mani.
                      Un portiere senza tecnica ma con un istinto primitivo e riflessi felini.

                      Dopo le giovanili nel Torino, andò a Novara. Poi a Roma nella Lazio, Genova (sponda Sampdoria), Verona, Napoli, Udine.
                      Si è sempre adattato ed è stato per questo che è stato bene ovunque.
                      Si, anche a Roma, la parentesi più difficile della sua carriera, quando "Garellata" era sinonimo di papera. Però era lì, a Roma, che si era sposato con la sua Laura. Ed i Parioli, Monte Mario con il tramonto sui suoi capelli, facevano sperare in una carriera migliore.
                      Quella che si sarebbe illuminata a Verona, dove era arrivato per un campionato di Serie B nel 1981 e se ne era andato nel 1985 da campione di Italia.
                      Quando oramai "garellata" non significava più papera, ma bensì miracolo. E lui era per tutti Garellik, il supereroe che non faceva segnare nessuno.
                      Nell'anno dello scudetto scaligero chiuse letteralmente la porta contro la Roma ed il Milan facendo ottenere due pareggi al Verona che saranno decisivi. I giornali gli diedero 9 in pagella.
                      Contro la Juventus l'Avvocato Agnelli ad ogni suo miracolo sobbalzava per la gioia strozzatagli in gola. "Il più grande portiere nell'uso dei piedi", dirà in quella sua consueta intervista camminate con il giornalista all'inseguimento.

                      Quando Allodi lo chiamó per portarlo a Napoli, sulle prime ci rimase. Aveva appena vinto lo scudetto con il Verona. Cambiare? Aveva il brutto ricordo di un ambiente caldo come era stato quello di Roma. Poi il Napoli aveva avuto Zoff, Castellini, ci sarebbero stati paragoni, aspettative. Ma Laura gli disse che Napoli andava vissuta e dopo Verona avrebbe potuto vincere un altro scudetto storico.
                      E fu Napoli.
                      Allodi lo presentó dicendo che era un portiere anomalo. Ma nel calcio l'importante era parare, non il come.
                      "Potrò raccontare ai miei nipotini due cose. Ho vinto lo scudetto con il Verona. Ho giocato con Maradona. Se riuscirò a raccontare anche di aver vinto lo scudetto a Napoli allora avrò fatto una carriera straordinaria".
                      Così si presentó alla piazza azzurra nella sede di Soccavo.

                      A Napoli, al primo anno, trovó proprio Lucianone Castellini come allenatore dei portieri.
                      Si dice che dopo qualche allenamento Maradona gli chiese perché non la bloccasse mai.
                      "Perché così so parare Diego". "Ok, ma non farle mai fare rimbalzi in avanti, sempre laterali".
                      Ed infatti fu così.
                      Poi Maradona divenne prima amico e poi grande estimatore del portierone.
                      A Napoli lo scudetto arrivó nel secondo suo anno di militanza.

                      Il migliore in assoluto per rendimento, secondo me, fu il terzo, quello della stagione 1987-88, quella dello scudetto mancato.
                      Quello che purtroppo terminò con un goffo comunicato della squadra contro Bianchi ma a farne le spese furono solo in quattro. Con Bagni, Ferrario e Giordano, Garella era uno di essi. Ed emigró ad Udine per gli ultimi due anni di carriera. Come tutti gli altri firmatari, si è sempre pentito di quel comunicato.

                      Scrisse Domenico Rea, scrittore prestato al tifo per il Napoli: "Garella è un portiere marziano che ha sdrammatizzato il ruolo del portiere non ergendosi ad eroe quando salva, non facendo la vittima quando subisce gol".

                      Era tanto popolare Garella, a Napoli, che su una emittente locale presentava una trasmissione con la moglie Laura ed i giornalisti Paolo Paoletti e Mimmo Malfitano.

                      "Quasi sempre sono io che decido di non trattenere il pallone per eliminare le possibilità di errore. Io respingo lontano ed i miei movimenti sono imprevedibili per gli attaccanti. L'importante è evitare il gol, il resto è poesia. Penso che i critici, quelli che di calcio ne capiscono e lo vanno dicendo, penso che questi non mi considerino un grande portiere. È vero, dicono è bravo... è tempestivo... ha intuito... Ma non mettono mai il punto, solo puntini sospensivi. Aggiungono un "però" , un "ma" che toglie efficacia a quanto detto prima. Una volta le uscite, una volta lo stile. Però i tifosi si, i tifosi lo sanno che di me si possono fidare. A Napoli ho fatto un solo errore, nel 2-2 con l'Atalanta nell'anno dello scudetto. Andai in trasmissione e volevo scusarmi. Non ci riuscii. Arrivavano solo telefonate per sostenermi, incoraggiarmi, dirmi che ero bravo. Mi commossi persino".

                      Si dice che il Calabrone non possa volare ma egli, non sapendolo, voli egualmente.
                      E così anche Garella.
                      Con quella mole fisica tanto imponente, non sarebbe stato capace di parare. Ma lui non lo sapeva e parava. Altroché se lo faceva! In qualsiasi modo possibile.

                      EAB73

                        Online sao paulo

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                        « Risposta #26 il: Agosto 13, 2022, 08:27:09 am »
                        Il post del Napulegno su Garella è veramente bellissimo.

                        Il talento del Calabrone
                        Claudio GARELLA

                        La sua prima squadra è stata il Casale, vicino alla sua Torino, dove c'erano i  genitori.

                        Sono stati due i maestri di Claudio Garella. Il padre, ex operaio della Michelin, ed Ercole Rabitti. Gli insegnano che tutto è il frutto del lavoro. Nella vita, per diventare un uomo. Nel calcio, durante gli allenamenti settimanali, per diventare portiere titolare ed affidabile.
                        Rabitti, ex giocatore della Juventus, è stato il suo primo allenatore al Casale. Lo consiglió a Sergio Vatta, il mitico tecnico delle giovanili granata, il quale lo guardó e gli disse : "Tu non sarai mai un portiere, ti manca la tecnica e la scuola e provare ad insegnartela sarebbe inutile. Però una possibilità ce l'hai. Coltiva il tuo istinto, seguilo, fidati e allena l'esplosività del tuo corpo per seguirlo il più velocemente possibile".
                        Per alcuni anni non gioca mai. È sempre portiere di riserva. Ma si allena come un matto. Va a guardare gli allenamenti di Giaguaro Castellini che dei granata era portiere titolare, un portiere tecnicamente perfetto.
                        Lui, invece, senza tecnica, senza grazia, lavorava più di altri.
                        Stava nascendo Claudio Garella il portiere che parava con i piedi, ma anche con il petto, la faccia, l'addome, il culo (nel senso del posteriore ) ed anche con le mani.
                        Un portiere senza tecnica ma con un istinto primitivo e riflessi felini.

                        Dopo le giovanili nel Torino, andò a Novara. Poi a Roma nella Lazio, Genova (sponda Sampdoria), Verona, Napoli, Udine.
                        Si è sempre adattato ed è stato per questo che è stato bene ovunque.
                        Si, anche a Roma, la parentesi più difficile della sua carriera, quando "Garellata" era sinonimo di papera. Però era lì, a Roma, che si era sposato con la sua Laura. Ed i Parioli, Monte Mario con il tramonto sui suoi capelli, facevano sperare in una carriera migliore.
                        Quella che si sarebbe illuminata a Verona, dove era arrivato per un campionato di Serie B nel 1981 e se ne era andato nel 1985 da campione di Italia.
                        Quando oramai "garellata" non significava più papera, ma bensì miracolo. E lui era per tutti Garellik, il supereroe che non faceva segnare nessuno.
                        Nell'anno dello scudetto scaligero chiuse letteralmente la porta contro la Roma ed il Milan facendo ottenere due pareggi al Verona che saranno decisivi. I giornali gli diedero 9 in pagella.
                        Contro la Juventus l'Avvocato Agnelli ad ogni suo miracolo sobbalzava per la gioia strozzatagli in gola. "Il più grande portiere nell'uso dei piedi", dirà in quella sua consueta intervista camminate con il giornalista all'inseguimento.

                        Quando Allodi lo chiamó per portarlo a Napoli, sulle prime ci rimase. Aveva appena vinto lo scudetto con il Verona. Cambiare? Aveva il brutto ricordo di un ambiente caldo come era stato quello di Roma. Poi il Napoli aveva avuto Zoff, Castellini, ci sarebbero stati paragoni, aspettative. Ma Laura gli disse che Napoli andava vissuta e dopo Verona avrebbe potuto vincere un altro scudetto storico.
                        E fu Napoli.
                        Allodi lo presentó dicendo che era un portiere anomalo. Ma nel calcio l'importante era parare, non il come.
                        "Potrò raccontare ai miei nipotini due cose. Ho vinto lo scudetto con il Verona. Ho giocato con Maradona. Se riuscirò a raccontare anche di aver vinto lo scudetto a Napoli allora avrò fatto una carriera straordinaria".
                        Così si presentó alla piazza azzurra nella sede di Soccavo.

                        A Napoli, al primo anno, trovó proprio Lucianone Castellini come allenatore dei portieri.
                        Si dice che dopo qualche allenamento Maradona gli chiese perché non la bloccasse mai.
                        "Perché così so parare Diego". "Ok, ma non farle mai fare rimbalzi in avanti, sempre laterali".
                        Ed infatti fu così.
                        Poi Maradona divenne prima amico e poi grande estimatore del portierone.
                        A Napoli lo scudetto arrivó nel secondo suo anno di militanza.

                        Il migliore in assoluto per rendimento, secondo me, fu il terzo, quello della stagione 1987-88, quella dello scudetto mancato.
                        Quello che purtroppo terminò con un goffo comunicato della squadra contro Bianchi ma a farne le spese furono solo in quattro. Con Bagni, Ferrario e Giordano, Garella era uno di essi. Ed emigró ad Udine per gli ultimi due anni di carriera. Come tutti gli altri firmatari, si è sempre pentito di quel comunicato.

                        Scrisse Domenico Rea, scrittore prestato al tifo per il Napoli: "Garella è un portiere marziano che ha sdrammatizzato il ruolo del portiere non ergendosi ad eroe quando salva, non facendo la vittima quando subisce gol".

                        Era tanto popolare Garella, a Napoli, che su una emittente locale presentava una trasmissione con la moglie Laura ed i giornalisti Paolo Paoletti e Mimmo Malfitano.

                        "Quasi sempre sono io che decido di non trattenere il pallone per eliminare le possibilità di errore. Io respingo lontano ed i miei movimenti sono imprevedibili per gli attaccanti. L'importante è evitare il gol, il resto è poesia. Penso che i critici, quelli che di calcio ne capiscono e lo vanno dicendo, penso che questi non mi considerino un grande portiere. È vero, dicono è bravo... è tempestivo... ha intuito... Ma non mettono mai il punto, solo puntini sospensivi. Aggiungono un "però" , un "ma" che toglie efficacia a quanto detto prima. Una volta le uscite, una volta lo stile. Però i tifosi si, i tifosi lo sanno che di me si possono fidare. A Napoli ho fatto un solo errore, nel 2-2 con l'Atalanta nell'anno dello scudetto. Andai in trasmissione e volevo scusarmi. Non ci riuscii. Arrivavano solo telefonate per sostenermi, incoraggiarmi, dirmi che ero bravo. Mi commossi persino".

                        Si dice che il Calabrone non possa volare ma egli, non sapendolo, voli egualmente.
                        E così anche Garella.
                        Con quella mole fisica tanto imponente, non sarebbe stato capace di parare. Ma lui non lo sapeva e parava. Altroché se lo faceva! In qualsiasi modo possibile.

                        EAB73
                        Bellissimo.

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                          Online Zilly

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                          • Squadra del cuore:
                          « Risposta #27 il: Agosto 13, 2022, 11:02:57 am »
                          Rip



                            Offline Abi

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                            • Squadra del cuore:
                            « Risposta #28 il: Agosto 17, 2022, 22:12:13 pm »

                              Offline borocanfor

                              • Fernando De Napoli
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                              « Risposta #29 il: Agosto 17, 2022, 22:57:59 pm »
                              Io sono della zona di Torino. Qualcuno sa dove è sepolto?

                                 

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