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Topic: la Banca d’Italia conferma: l’Unità d’Italia ha creato sottosviluppo al sud  (Letto 693 volte)

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Offline Yavonz™ Original

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« il: Aprile 02, 2013, 15:49:07 pm »
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Il processo di verità storica che da tempo sta squarciando il muro di oblìo eretto a difesa di una mistificata interpretazione delle vicende unitarie e post unitarie della nostra nazione, ha trovato nuovo e solidissimo impulso per merito di una pubblicazione scientifica edita da un’istituzione dall’indiscussa affidabilità quale la Banca d’Italia. Se fino ad oggi si è potuto confutare, su basi storiografiche peraltro tutte da verificare, quanto asserito da chi, carte alla mano, mira a dimostrare come il presunto processo unitario si sia risolto nei fatti in una feroce e avvilente colonizzazione del Mezzogiorno, oggi scende in campo la Banca d’Italia, con il suo indiscusso prestigio, a sancire, sulla base di incontestabili analisi e dati statistici, la verità di fatti troppo a lungo vergognosamente manipolati.

            Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza  che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.

            Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag.22).

            A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca,  lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!

            La tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle di Mongiana in Calabria (950 addetti nel 1850 ridotti a poche decine di guardiani nel 1873): ebbene, nonostante l’opera devastatrice dei presunti liberatori scesi dal Settentrione, l’indice di industrializzazione della Campania era ancora dello 1.01%, con Napoli, nel dato provinciale, all’1.44% e quindi più di Torino che era solo all’1.41%.

L’indice di industrializzazione della Sicilia era allo 0.98%, quindi agli stessi livelli del Veneto che era al 0.99%, la Puglia era allo 0.78% con la provincia di Foggia allo 0.82%: molto più di province lombarde come Sondrio, allo 0.56%, e vicinissima ai livelli di industrializzazione dell’Emilia, lo 0.85%. La Calabria era allo 0.69%, con la provincia di Catanzaro allo 0.78% e perciò allo stesso livello di Reggio Emilia e più di Piacenza, che era allo 0.76%, ma anche di Ferrara allo 0.74%.

            Il tasso di industrializzazione della Basilicata era allo 0.67%, un indice che per quanto a prima vista basso era comunque più alto di aree liguri come Porto Maurizio che era allo 0.61%. L’Abruzzo era invece allo 0.58%, con L’Aquila a 0.63%.

            Detto questo, appare drammatico come, quarant’anni dopo, nel 1911, l’indice di industrializzazione del Piemonte fosse salito all’1.30% mentre quello della Campania era sceso a 0.93%, con Napoli all’1.32%. La Lombardia era arrivata all’1.67%, la Liguria all’1.62%, mentre la Sicilia era crollata allo 0.65%, la Puglia allo 0.62%, la Calabria allo 0.58%, la Basilicata allo 0.51%.

            Questo resoconto piuttosto tragico ma fondato su incontrovertibili riscontri scientifici, perché i numeri si possono occultare ma se resi noti non possono certamente ingannare, rende chiaro come la Banca d’Italia, pubblicando il qualificato studio di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli, abbia certificato ufficialmente con la sua autorevolezza come l’arretratezza industriale del Sud non sia un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma bensì un sottosviluppo voluto da una unificazione nazionale strumentalizzata in modo scellerato ai danni del Mezzogiorno


"Ma veda..."

    Offline Tyrion

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    « Risposta #1 il: Aprile 02, 2013, 15:58:22 pm »
    Un bel  :youdontsay: alla Banca d'Italia ci sta proprio a pennello  :asd:

      Offline TOTORE-RASTAMAN

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      « Risposta #2 il: Aprile 02, 2013, 16:00:37 pm »
      Ma bastava confrontare, pre e post 1861, il debito pubblico del regno di sardegna e l'attivo di bilancio del banco di napoli, ai tempi banca centrale del regno delle due sicilie.

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        Offline Tyrion

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        « Risposta #3 il: Aprile 02, 2013, 16:02:28 pm »
        "Napoli è decomposta da millenni" - Giorgio Bocca  :chupala: :chupala: :mmmm:

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          « Risposta #4 il: Aprile 02, 2013, 16:10:09 pm »
          Ma va? hanno scoperto l'acqua calda  :look:

          Oramai lo sanno pure le pietre che sono stati i Savoia e la loro "unità d'Italia" a farci finire in questo stato  *dawson*
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            Offline Diedorf

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            « Risposta #5 il: Aprile 02, 2013, 16:28:51 pm »
            Anche questo studio è piuttosto interessante.

            http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-30/eurobond-fecero-unita-italia-190357.shtml?uuid=AbDwao0F


            Comunque mi pare che di questo studio della Banca d'Italia ne parlò anche il Sole 24 ore.

              Offline TOTORE-RASTAMAN

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              « Risposta #6 il: Aprile 02, 2013, 16:33:42 pm »
              Anche questo studio è piuttosto interessante.

              http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2012-06-30/eurobond-fecero-unita-italia-190357.shtml?uuid=AbDwao0F


              Comunque mi pare che di questo studio della Banca d'Italia ne parlò anche il Sole 24 ore.
              :+1:
              link interessantissimo

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                ziofrank1974

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                « Risposta #7 il: Aprile 02, 2013, 20:20:25 pm »
                Non c'era certo bisogno della Banca d'itaglia per scoprire che la colonizzazione spacciata per unità ha provocato danni inestimabili al Sud......:sisi:
                Una cosa che vado ripetendo oramai da anni e che è avvalorata da dati di fatto inconfutabili ed ineccepibili!

                  impfed

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                  « Risposta #8 il: Aprile 03, 2013, 10:53:54 am »
                  "Napoli è decomposta da millenni" - Giorgio Bocca  :chupala: :chupala: :mmmm:

                  ah che perdita abbiamo avuto con la sua dipartita...  :spione:

                    Offline freshvinc

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                    • Josè Altafini
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                    « Risposta #9 il: Aprile 03, 2013, 11:35:03 am »
                    Nihil sub sole novum. :sysy:
                    « Ultima modifica: Aprile 03, 2013, 11:37:57 am da freshvinc »
                    «La sera quando ci fu l'inno della Champions, vedendo 80000 persone fischiarci, mi resi conto in che guaio ci eravamo messi. Qualche partita importante nella mia carriera l'ho giocata, ma quando sentii quell'urlo, fu la prima volta che mi tremarono le gambe. Fu lì che mi resi conto che questa non è solo squadra per loro, che si tratta di un amore viscerale, come quello che c'è tra una madre ed un figlio. Fu l'unica volta che dopo aver perso, rimasi in campo per godermi lo spettacolo» Y.Tourè

                    «Il Napoli non è solo una squadra ma è lo stato d'animo di un'intera città» A.Villas Boas

                    «Lavoro per il rispetto della professione, chi ama davvero la maglia sono i napoletani» V. Behrami


                    "Le crànti shqùatre dévòn impòrr iggiòc!" (cit.)

                       

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