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Dota http://www.michaelsheiser.com/nibirupageFalse.htm
Se non capisci quello che c'è scritto posso cercarti un traduttore in alfabeto farfallino
Nomè ma non ti sta sulle palle che Cranyo continui a chiamarti "Normency"?
perchè dovrebbe sà che non dico cazzate e mi dovrebbe apprezzare per questo
da quando l'hanno rapito gli alieni non si riprende più
Da quando Charles Darwin sbalordì gli studiosi e i teologidel tempo con la sua teoria dell'evoluzione, per la vita sullaTerra è stato tracciato un percorso storico che, culminandonell'uomo, passa attraverso i primati, i mammiferi, i vertebratie, ancora più indietro, attraverso forme di vitaprogressivamente inferiori, fino al punto in cui, miliardi di annifa, si presume che sia cominciata la vita.Dopo essere risaliti a ritroso fino a questo punto, gli studiosihanno cominciato a intravedere la possibilità di altre forme divita in qualche altra parte del nostro sistema solare o addiritturaal di fuori di esso, ed è qui che si sono fatti strada i primi dubbicirca la vita sulla Terra. Sembra infatti che qualcosa nonquadri: se tutto è cominciato con una serie di reazioni chimichespontanee, come mai la vita sulla Terra ha una sola e unicafonte, e non una serie di fonti dettate dal caso? E perché tutta lamateria vivente contiene così poco degli elementi chimici cheabbondano sulla Terra e così tanto di quelli che invece sonorari sul nostro pianeta?Non potrebbe essere che la vita sia stata importata sullaTerra da qualche altro luogo?La posizione dell'uomo nella catena evolutiva haulteriormente complicato il problema. Sulla base di repertiossei ritrovati in luoghi diversi, gli studiosi credettero in unprimo tempo che l'uomo avesse avuto origine in Asia circa500.000 anni fa. Ma quando vennero rinvenuti fossili piùantichi, risultò chiaro che il cammino dell'evoluzione avevarichiesto molto, molto più tempo. I primati antenati dell'uomovengono ora datati approssimativamente a 25 milioni di annifa. Da reperti ritrovati nell'Africa orientale riusciamo acollocare la transizione verso primati più simili all'uomo(ominidi) a circa 14 milioni di anni fa, mentre solo 11 milionidi anni più tardi sarebbe apparso il primo uomo-scimmiaclassificabile come Homo.Il primo essere con fattezze decisamente umane -"Australopithecus avanzato" - visse in quella stessa parte delmondo circa 2 milioni di anni fa, ma ci volle un altro milione dianni prima che comparisse l'Homo erectus. Infine, dopo altri900.000 anni, apparve quello che si considera il primo Uomoprimitivo: l'Uomo di Neanderthal, dal nome della località dovei suoi resti vennero rinvenuti per la prima volta.Sebbene siano passati più di 2 milioni di anni tral'Australopithecus avanzato e l'Uomo di Neanderthal, gli arnesiche i due gruppi utilizzavano - pietre appuntite - erano piuttostosimili, e anche le loro fattezze, per quello che ne sappiamo, nonerano poi tanto diverse.Poi, improvvisamente e inesplicabilmente, circa 35.000 annifa un nuovo tipo di uomo - Homo sapiens ("Uomo pensante")-apparve come dal niente e cancellò l'Uomo di Neanderthaldalla faccia della Terra. Questi uomini moderni - chiamatiuomini di Cro-Magnon - erano talmente simili a noi che, sevestiti e pettinati secondo la nostra moda, si confonderebberotranquillamente tra la folla di qualunque città europea oamericana. Poiché erano abilissimi nel costruire caverne,furono in origine chiamati "uomini delle caverne". In effetti,giravano sulla Terra senza problemi, proprio perché, dovunqueandassero, sapevano costruirsi case e ripari fatti di pietre e dipelli di animali. Per milioni di anni, l'uomo aveva utilizzatocome utensili nient'altro che pietre di varie fogge. Ora, l'Uomodi Cro-Magnon sapeva costruire arnesi diversi, a secondadell'uso a cui erano destinati, e armi fatte di legno e ossa. Nonera più una "scimmia nuda", ma usava le pelli degli animali percoprirsi. Viveva in forme di società organizzate, una sorta diclan guidato da un patriarca. Le incisioni e le sculture trovatenelle caverne dimostrano un buon senso artistico e una certaprofondità di sentimenti, nonché una qualche forma di"religione" apparentemente legata al culto di una Dea Madre,raffigurata talvolta come una Luna crescente. L'Uomo di Cro-Magnon seppelliva i morti e deve quindi aver avuto unaconcezione più o meno compiuta della vita, della morte e forseaddirittura di un aldilà.Il mistero della comparsa dell'Uomo di Cro-Magnon siarricchì presto di altri tasselli. Via via, infatti, che venivano allaluce altri resti di questo uomo moderno (in località comeSwanscombe, Steinheim e Montmaria), diveniva sempre piùevidente che l'Uomo di Cro-Magnon discendeva da un piùantico Homo sapiens che era vissuto nell'Asia occidentale e inNord Africa circa 250.000 anni prima di lui.Ora, l'ipotesi che l'uomo moderno sia comparso 700.000anni dopo l'Homo erectus e 200.000 anni prima dell'Uomo diNeanderthal non è assolutamente plausibile. Inoltre l'Homosapiens sembra discostarsi nettamente dal lento processodell'evoluzione, tanto che molte delle nostre odiernecaratteristiche, come la capacità di parlare, non hannoassolutamente nulla a che fare con quelle dei precedentiprimati.Il professor Theodosius Dobzhansky, che è un'autoritàindiscussa in materia, era particolarmente stupito dal fatto chequesto sviluppo fosse avvenuto proprio in un periodo in cui laTerra andava incontro ad un'era glaciale, una condizione,quindi, niente affatto propizia al progresso evolutivo. Partendodal presupposto che l'Homo sapiens manca completamente dialcuni tratti che caratterizzavano i tipi precedentementeconosciuti, e ne presenta invece altri mai apparsi prima, egliconcluse: «L'uomo moderno ha senza dubbio molti parenti eaffini tra i fossili rinvenuti, ma non ha progenitori; quale sial'origine dell'Homo sapiens resta davvero un mistero».Come è possibile, allora, che gli antenati dell'uomo modernosiano comparsi circa 300.000 anni fa, e non 2 o 3 milioni dianni più avanti, come avrebbe dovuto essere se fossero statirispettati i normali ritmi del processo evolutivo? Siamo statiforse importati sulla Terra da qualche altro luogo, oppure,come affermano l'Antico Testamento e altre fonti antiche,siamo stati creati dagli dèi?Oggi noi sappiamo dove è cominciata la civiltà e come si èsviluppata. Resta tuttavia una domanda senza risposta: Perchè?Perché è nata la civiltà? Anche la maggior parte degli studiosi,seppure a malincuore, ormai lo ammette: secondo i dati di cuidisponiamo l'uomo non dovrebbe ancora aver raggiunto unostadio avanzato di civiltà. Non vi è alcuna ragione evidente percui noi dobbiamo essere più civilizzati delle tribù primitive chevivono nella giungla amazzonica o nelle regioni piùinaccessibili della Nuova Guinea.Se queste tribù vivono ancora come nell'età della pietra, ciòavviene, si obietta di solito, perché sono rimaste isolate. Maisolate da che cosa? Se vivevano anche loro sulla Terra comenoi, perché non hanno acquisito le nostre stesse conoscenzescientifiche e tecnologiche?Il vero problema, tuttavia, non è l'arretratezza di questi"selvaggi", ma semmai il contrario: il nostro stesso progresso.È universalmente riconosciuto, infatti, che se l'uomo avesseseguito il corso normale dell'evoluzione, noi dovremmo essereancora dei "selvaggi". Ci sono voluti 2 milioni di anni perchél'uomo non si limitasse più a usare le pietre così come letrovava, ma capisse che poteva tagliarle e modellarle a secondadell'uso che doveva farne. Perché dunque non ci sono volutialtri 2 milioni di anni per imparare l'uso di altri materiali, e altri10.000 anni per masticare matematica, ingegneria eastronomia? E invece eccoci qua, a meno di 50.000 anni didistanza dall'Uomo di Neanderthal, a mandare astronauti sullaLuna.Si affaccia dunque spontanea una domanda: noi e i nostriprogenitori mediterranei abbiamo davvero acquisito da soliquesto grado così avanzato di civiltà?Anche se l'Uomo di Cro-Magnon non costruiva grattacieli enon lavorava metalli, non vi è dubbio che la sua fu una civiltàapparsa in maniera repentina e rivoluzionaria. Il fatto che eglisi muovesse senza difficoltà, che sapesse costruirsi dei ripari,che desiderasse coprirsi e vestirsi, che costruisse da sé deglioggetti: sono tutti elementi di una forma di civiltà che, sortaimprovvisamente, rappresentò un vero e proprio punto dirottura rispetto a un processo che durava da milioni di anni eche fino a quel momento era avanzato a un ritmo estremamentelento.Se dunque resta un mistero la comparsa dell'Homo sapiens edell'Uomo di Cro-Magnon, non vi sono più dubbi sul luogo incui tale civiltà è sorta: il Medio Oriente. Gli altipiani e lecatene montuose che si estendono a semicerchio dai MontiZagros a est (presso l'attuale confine tra Iran e Iraq) attraversole vette dell'Ararat e del Tauro a nord fino a comprendere,verso sud e ovest, le regioni collinari di Siria, Libano e Israele:è questa la regione dove sono state ritrovate caverne chemostrano tracce evidenti dell'esistenza di un uomo preistoricosì, ma moderno.Una di queste caverne, Shanidar, si trova nella parte nordorientale di quest'area di civiltà. Ai giorni nostri le caverne diquesta zona sono utilizzate dalle tribù curde come riparo per sée per le greggi nei freddi mesi invernali. E lo stesso avvenneanche in una fredda notte di 44.000 anni fa, quando unafamiglia di sette persone, tra cui un bambino, cercò riparo nellacaverna di Shanidar.I loro resti - la caverna, con tutti i suoi abitanti, venneprobabilmente schiacciata da una gigantesca frana - furonorinvenuti nel 1957 dal professor Ralph Solecki, che avevacompiuto una spedizione nella zona proprio per trovare traccedell'eventuale passaggio di uomini primitivi 1 Ciò che trovòandava ben al di là delle sue aspettative. Sotto numerosi stratidi macerie si trovarono chiare tracce di un'abitazionefrequentata dall'uomo e risalente a un periodo compreso tra100.000 e 13.000 anni fa.Ma ciò che questo reperto dimostrava non era menostrabiliante. La civiltà umana sembra infatti aver seguito unpercorso non di progresso, ma di regresso. Considerando undeterminato standard di partenza, le generazioni successivemostrarono un livello meno elevato di civiltà, fino ad arrivare,nel periodo compreso all'incirca tra 27.000 e 11.000 anni primadi Cristo, a scomparire quasi del tutto. Per ragioni che sipresumono soprattutto climatiche, l'uomo risulta quasicompletamente scomparso da tutta la regione per 16.000 anni.Poi, intorno all'11000 a.C. "l'Uomo pensante" riapparve connuovo vigore e con un livello culturale inesplicabilmente piùalto. È come se un misterioso allenatore sportivo, vedendo lasua squadra in difficoltà, avesse deciso di togliere dal campo igiocatori esausti sostituendoli con altri elementi più freschi emeglio allenati.Fin dagli albori della sua storia, e per milioni e milioni dianni, l'uomo non era stato che un figlio della natura, dalla qualedipendeva in tutto e per tutto. Egli si manteneva raccogliendo ifrutti che nascevano spontanei, cacciando gli animali selvatici ecatturando uccelli selvatici e pesci. Poi, ad un certo punto,proprio quando le tracce di insediamenti umani si fanno piùrade, quando l'uomo cominciò ad abbandonare le sue antichedimore e a dimenticare le importanti conquiste alle quali eragiunto sul piano materiale e artistico, proprio allora, da unmomento all'altro, apparentemente senza motivo e senza alcunapreparazione graduale alle spalle, l'uomo cominciò a coltivarela terra.1 Il professor Solecki mi disse che furono ritrovati novescheletri, dei quali solo quattro erano stati schiacciati dallaroccia.Riprendendo l'opera di eminenti autorità in materia, R.J.Braidwood e B. Howe (autori di Prehistoric Investigations inIraqi Kurdistan, «Ricerche preistoriche nel Kurdistaniracheno») conclusero che gli studi genetici confermano iritrovamenti archeologici e non lasciano dubbi sul luogo in cuisarebbero nate le prime forme di agricoltura: il Vicino Oriente,esattamente la stessa regione in cui in precedenza era apparsol'Homo sapiens con la sua prima, ancora grezza civiltà. Èproprio da qui, dalle montagne e dagli altipiani medio-orientali,che l'agricoltura si diffuse in tutto il mondo.Con l'ausilio di sofisticati metodi di datazione (carbonioradioattivo, genetica vegetale) studiosi appartenenti a svariatiambiti scientifici concordano nell'affermare che il primo passofu la coltivazione di grano e orzo, ottenuti probabilmente apartire da varietà selvatiche di cereali. Partendo dalpresupposto che, in qualche modo, l'uomo abbia dovuto seguireun processo di apprendimento dell'arte di mettere a coltura e farcrescere una pianta selvatica, gli studiosi non riescono tuttora aspiegarsi come sia possibile che, in poco tempo, il MedioOriente abbia visto la nascita di moltissime altre piante ecereali indispensabili alla sopravvivenza e alla crescita delgenere umano: miglio, segale e farro tra i cereali edibili; poilino, da cui si ricavavano fibre e olio per uso alimentare, enumerosi altri alberi e arbusti fruttiferi.Qui, nel Medio Oriente, ognuna di queste piante vennemessa a coltura per millenni prima di arrivare in Europa. Ecome se il Medio Oriente fosse una sorta di laboratoriogenetico-botanico, guidato da una mano invisibile, in cui abrevi intervalli di tempo venissero messe a punto sempre nuovespecie vegetali "addomesticate" e pronte per essere coltivate.La vite, per esempio, secondo gli studiosi cominciò a esserecoltivata sulle montagne che circondavano la Mesopotamiasettentrionale, oltre che in Siria e Palestina. E i conti tornano.L'Antico Testamento ci dice infatti che Noè "piantò una vigna"(e addirittura si ubriacò con il suo stesso vino) quando, dopo ilritiro delle acque del Diluvio, la sua arca si fermò sul monteArarat. Anche la Bibbia, dunque, come gli studiosi moderni,colloca l'inizio della coltivazione della vite sui monti dellaMesopotamia settentrionale.Mele, pere, olive, fichi, mandorle, pistacchi, noci: tuttiquesti frutti nacquero nel Medio Oriente e da qui si diffusero inEuropa e in tutto il mondo. Anzi, non si può non notare chel'Antico Testamento precedette di parecchi millenni i nostristudiosi identificando proprio questa regione come il primo"frutteto" del mondo: «E il Signore Dio piantò un fruttetonell'Eden, a oriente... E il Signore Dio fece crescere dalla terraogni albero e ogni frutto piacevole a vedersi e buono damangiare».Le generazioni che vissero in epoca biblica sapevano benedove si trovasse l'Eden: esso era "a oriente", cioè a oriente diIsraele, in una terra in cui scorrevano quattro grandi fiumi, tra iquali il Tigri e l'Eufrate. Non vi è alcun dubbio che il Librodella Genesi lo collocasse proprio sugli altipiani da cuinascevano questi fiumi, nel nord-est della Mesopotamia: laBibbia e la scienza sono dunque in perfetto accordo.Di fatto, se leggiamo il testo originale ebraico della Genesicome un documento scientifico, non teologico, ci accorgiamoche anch'esso descrive accuratamente il processo didomesticazione delle piante.Dalla scienza sappiamo che il primo gradino fu il passaggiodalle piante erbacee selvatiche ai cereali selvatici, per poiarrivare ai cereali coltivati e infine agli alberi e arbustifruttiferi. Ed è esattamente questo il processo di cui parla ilprimo capitolo del Libro della Genesi.E il Signore disse:«Che la Terra germini erba verdeggiante;cereali che da seme producano seme;alberi da frutto che portinociascuno il frutto della loro specie,e che contengano il proprio seme in se stessi».E così fu:La Terra produsse erba verdeggiante;cereali che da seme producono seme,ciascuno della loro specie;e alberi da frutto, che contengonociascuno il frutto della propria specie.E la Genesi prosegue raccontandoci che l'Uomo, espulso dalgiardino dell'Eden, dovette faticare molto per far crescere iprodotti della terra. «Con il sudore della fronte mangerai ilpane», disse il Signore ad Adamo. E dopo di lui, «Abele era unpastore di pecore, mentre Caino coltivava la terra». L'Uomo,dice dunque la Bibbia, divenne pastore subito dopo esseredivenuto agricoltore.Gli studiosi concordano con questa ricostruzionecronologica. Analizzando le varie teorie sull'addomesticamentodegli animali, F.E. Zeuner (Domestication of Animals,«L'addomesticamento degli animali») afferma ripetutamenteche l'uomo non avrebbe potuto «acquisire l'abitudine di tenereanimali in cattività o di addomesticarli prima di aver imparato avivere in unità sociali di una certa entità». Queste primecomunità stabili, senza le quali non sarebbe stato possibileaddomesticare animali, rappresentano il passo successivoall'instaurarsi delle pratiche agricole.Il primo animale a essere addomesticato fu il cane, e nonnecessariamente come migliore amico dell'uomo, ma anziprobabilmente come fonte di cibo. Si pensa che ciò siaavvenuto intorno al 9500 a.C. I primi resti di scheletri di canesono stati trovati in Iran, Iraq e Israele.Più o meno nello stesso periodo venne addomesticata anchela pecora; la caverna di Shanidar contiene resti di pecoradatabili intorno al 9000 a.C, i quali dimostrano che gran partedei piccoli venivano uccisi ogni anno per ottenerne cibo epellame. Poco dopo fu la volta della capra, che forniva anchelatte, e poi, ad uno ad uno, vennero addomesticati anche ilmaiale, i bovini con le corna e quelli senza corna. Tutti,comunque, cominciarono a essere addomesticati nel VicinoOriente.La svolta radicale che cambiò il corso della storia umanaintorno all'11000 a.C. in Medio Oriente (e circa 2.000 annidopo in Europa) ha convinto gli studiosi a collocare inquest'epoca la vera e propria fine dell'Antica età della pietra (ilPaleolitico) e l'inizio di una nuova era culturale, la Media etàdella pietra (Mesolitico).Il nome è corretto se consideriamo che il principalemateriale grezzo utilizzato dall'uomo continuava a essere lapietra. Le dimore sulle montagne erano ancora costruite con lapietra; le comunità erano protette da mura di pietra; i primiarnesi agricoli, come la falce, erano fatti di pietra.L'uomo onorava o proteggeva i suoi morti coprendone eadornandone le tombe con pietre, e utilizzava la pietra performare rappresentazioni degli esseri supremi, o "dèi", di cuiinvocava l'intervento benigno. Una di queste statue, ritrovatanel nord di Israele e datata al IX millennio a.C, mostra incisa latesta di un "dio" protetta da un elmetto a strisce e da una sortadi "occhiali a visiera".Da un punto di vista più generale, però, sarebbe piùopportuno chiamare l'età che inizia circa 11.000 anni fa non laMedia età della pietra, ma l'età dell'addomesticamento. Nelgiro di appena 3.600 anni - e cioè nulla, nel camminodell'evoluzione - l'uomo divenne un agricoltore, e riuscì arendere domestici piante e animali. L'età che seguì vienecomunemente chiamata Nuova età della pietra (Neolitico), maanche questo termine è del tutto inadeguato, perché ilcambiamento principale che avvenne attorno al 7500 a.C. fu inrealtà la comparsa delle prime forme di lavorazione dell'argilla.Per ragioni che la scienza non sa ancora spiegarsi - ma chesi chiariranno via via che proseguiremo nel nostro raccontodegli eventi preistorici - la marcia dell'uomo verso la civiltàrimase confinata, per parecchi millenni dopo l'11000 a.C, tra lemontagne del Medio Oriente. Solo in seguito l'uomo cominciòad abbandonare le dimore sui monti e a scendere a valle, equesto passaggio concise con la scoperta dell'enorme versatilitàdell'argilla, che poteva essere plasmata e modellata per ottenereun'infinita varietà di oggetti e utensili.Nel VII millennio a.C. le civiltà medio-orientali pullulavanoormai di terraglie e oggetti d'argilla, come ornamenti per lapersona, utensili e statuette, la cui fattura diventava sempre piùaccurata e raffinata, fino a dar luogo, intorno al 5000 a.C, aduna produzione estremamente varia, caratterizzata da un'ottimaqualità e da un design decisamente elegante.Ancora una volta, però, questo progresso cominciò ad uncerto punto a rallentare, fino ad arrestarsi del tutto intorno al4500 a.C. come risulta da evidenti prove archeologiche. Glioggetti di argilla lavorata persero ogni splendore e divennerosempre più semplici, mentre tornavano a prevalere gli utensiliin pietra, retaggio dell'età della pietra. Nelle dimore che sonostate rinvenute le tracce di oggetti d'argilla si fanno sempre piùscarse. Alcuni siti che dovevano aver rappresentato veri epropri centri di produzione artigianale di terraglie e oggettid'argilla scomparvero. «Vi fu un generale impoverimento dellacultura», afferma James Melaart (Earliest Civilizations of theNear East, «Le prime civiltà del Medio Oriente») e alcuniritrovamenti archeologici portano chiaramente il marchio della"nuova fase oppressa dalla povertà".L'uomo e la sua cultura, dunque, erano decisamente indeclino.Poi, da un momento all'altro, senza alcun precedente omotivo apparente, il Vicino Oriente assistette alla fiorituradella più grande civiltà che si potesse immaginare, una civiltànella quale anche la nostra affonda saldamente le sue radici.Una mano misteriosa sottrasse ancora una volta l'uomo alsuo declino, sollevandolo a un livello ancora più alto di cultura,conoscenza e civiltà.
Mi fai un riassunto a zio? Me fa mal a capa a leggere tutte ste righe a uso Dante Alighieri ca capa 'e Casaleggio.
o frat hanno inventato google ora che sai fanne buon uso
Ha ragione Nomercy. Nun sacc di cosa parlate ma do ragione a lui. Afammocc!
di stichin william, che aveva ritradotto dal sumero le tavolette, diceva che la stragrande maggioranza delle sue traduzioni erano non sbagliate ma pilotate, nel senso che lui voleva sostenere delle tesi e quindi dove le cose non collimavano, lui giocava un po' di "può significare anche" , troppo allegramente però.Quel che è vero è che i sumeri parlano di una creazione da cui la genesi biblica sembrerebbe copiata pari pari e adattata ad un'idea monoteista e divina, e altri racconti/miti tipo il diluvio universale e, più incredibili, conflitti che ricorderebbero una guerra nucleare. ovviamente però i racconti sumeri non sono cose viste in prima persona ma la trascrizione della loro mitologia, quindi rimane comunque un certo grado di fantasia.Per quel che concerne la teoria degli antichi astronauti, scientificamente chiamata interventismo , dalla genesi sumera si ricava che gli dei, che non sono considerati tali dai sumeri però, arrivati sul pianeta han modificato geneticamente alcuni individui/animali già presenti sul pianeta per trasformarli in lavoratori, in seguito al diluvio famoso poi, persa la possibilità di proseguire lo sfruttamento minerario a causa dei danni derivanti dal cataclisma, un secondo intervento genetico ha "ampliato" la capacità di imparare ed evolversi dell'uomo rendendolo, di fatto, pari agli alieni (dei) cui ci si è poi mischiati causando l'accorciamento della durata delle vite dei discendenti degli alieni (i patriarchi biblici) man mano che il "sangue" alieno si diluiva in quello terrestre e i contatti con il pianeta di origine si interrompevano..Questa doppia creazione, mascherata in modo molto maldestro, si trova anche nella bibbia, come, allo stesso modo, la scomparsa dei patriarchi coincide con la fine dei rapporti "diretti" con dio.questo per essere molto sintetici.
Sicuro?