http://assante.blogautore.repubblica.it/2013/04/addio-richie-havens/Addio Richie Havens23 - aprile - 2013 6 COMMENTI
La sua tunica, i sandali, la bocca con qualche dente in meno, gli occhi chiusi: l’immagine di Richie Havens per molti, per milioni di persone in tutto il mondo, è questa, resterà quella del palco di Woodstock, agosto del 1969, quando questo straordinario folksinger nero salì in scena ad aprire il festival e dovette restare a cantare molto più a lungo di quanto lui stesso aveva previsto. Ma Richie Havens era davvero un grande e nonostante le difficoltà, cinquecentomila persone davanti, un set sostanzialmente improvvisato, uscì da quella esperienza in maniera leggendaria, trasformato improvvisamente in una star.
Quel successo Havens lo meritava davvero, era un musicista in grado di mettere insieme, come pochissimi altri seppero fare all’epoca, tradizione folk, blues, improvvisazione e rock, canzone e impegno, creatività e intelligenza.
La sua strada nella musica la trovò nei folk club del Greenwich Village dove iniziò a sviluppare un personalissimo stile, fortemente ritmico, che mescolava la tradizione a una potentissima modernità, che lo rendeva non solo originale ma anche innovativo. L’esperienza di Woodstock permise a Havens di raggiungere un pubblico molto ampio ai quattro angoli del mondo, creando un repertorio magnifico, ricco di cover che Havens trasformava in canzoni diverse, attraversando culture e paesi dai quali prendeva sempre nuovi stimoli, nuove suggestioni, interpretando sentimenti collettivi. Così come aveva fatto a Woodstock, trasformando la tradizionale “Motherless child” nell’appassionata “Freedom”, un nuovo canto generazionale e collettivo.
Il suo ultimo album, “Nobody left to crown”, quattro anni fa, aveva mostrato ancora una volta un Richie Havens appassionato e attento, in grado di confrontarsi con la musica odierna senza rinunciare al suo stile. Uno stile che ha influenzato moltissimi musicisti fino ai nostri giorni, primo fra tutti Ben Harper, e che resterà ancora a lungo un esempio di come si può essere un folksinger restando immerso nella contemporaneità
Per chi non lo ricordasse collaboro' con Pino Daniele alla realizzazione dell'album Common Ground (1983) da cui estrapolata la famosissima e bellissima Gay Cavalier
Che tristezza....