Il giornalismo, ancor di più quello sportivo, da “strumento di comunicazione ” si è trasformato in commercio e come tutti i commerci è senza fede né leggi.
sui social, ogni giornalista è una bottega dove si vendono al pubblico tifoso le parole del colore che vuole.
Per assurdo, se esistesse un giornale dei gobbi, ci sarebbe un giornalista che dimostrerebbe sera e mattina la bellezza, la bontà, la necessità dei gobbi.
Ancor di più, un giornalista sportivo sui social non cerca di chiarire, ma solo di lusingare le opinioni. Di illudere il lettore tifoso.
E così entro un dato tempo tutti i giornalisti sportivi saranno vili, ipocriti infami, mentitori, assassini; uccideranno le idee, i sistemi, gli uomini e fioriranno proprio per questa ragione.
Avranno la scappatoia di tutti gli esseri ragionevoli: il male sarà fatto, pardon twittato o postato, senza che nessuno sia colpevole.
Napoleone ha spiegato questo fenomeno morale o immorale, con una frase sublime che gli hanno dettato i suoi studi sulla Convenzione e sul tifo calcistico: "nessuno è responsabile dei delitti collettivi"
Il giornalista sportivo può permettersi la condotta più atroce, millantando scoop e acquisti sensazionali di giocatori, senza ritenersi personalmente macchiato.
Se il giornalista inventa una infame calunnia, una balla di mercato, si laverà l'anima dicendo che gliel’hanno riferita fonti vicine alla società.
Con gli utenti che si lamenteranno dopo essere stati illusi, se la caverà chiedendo scusa della eccessiva libertà. Se viene trascinato davanti ai tribunali, social ci mancherebbe, si lamenterà che non si sia andati a chiedere una rettifica; e se gliela chiedete? la rifiuta ridendo e considera la sua colpa una bagattella o una notizia ascoltata a microfoni spenti.
Infine, se la sua vittima trionfa, la dileggia.
Se è condannato, sempre via social ci mancherebbe, e se l’ammenda che deve pagare è troppo forte, additerà nel querelante un nemico della libertà, del paese, del progresso, della propria squadra.
O urlerà via radio che sono dei gufi in modo macchiettistico avendo nient'altro che questo modo di fare come cifra stilistica.
Dirà che il signor Tal dei Tali si merita Naldi e Corbelli , spiegando come Il Presidente sia l'uomo più onesto del regno e un grande imprenditore perchè
anni fa ci ha regalato i palloni. Così le sue colpe sono tutte bagattelle, i suoi aggressori dei mostri che devono andare a tifare altro o che non capiscono niente di calcio, ed esso riesce in un dato tempo a far credere quello che vuole a coloro che lo leggono tutti i giorni.
E se poi nulla di quello che gli dispiace sarà da tifoso, egli non avrà mai torto distribuendone patenti.
Si servirà della religione contro la religione, della carta costituzionale contro il re, del tifo contro il tifo, dei papponiani contro i critici societari; si farà beffe della tifoseria quando la tifoseria lo contrasterà; la loderà quando avrà servito alle alle passioni popolari.
Per ottenere del seguito inventerà le fole più commoventi, i colpi più assurdi, farà il ciarlatano portatore d'acqua al mulino della società calcio napoli. Servirebbe il proprio padre crudo e condito col sale delle sue piacevolezze piuttosto che rinunciare a interessare o a divertire , illudendo però, il suo pubblico.
Sarà come l’attore che mette le ceneri del proprio figlio nell’urna per poter piangere più efficacemente, l’amante che sacrifica tutto al suo amico, il giornalista che inventa colpacci di mercato o esalta una sedia con criptici tweet.
Come la donna è ammirevole e sublime quando dice una bugia, non vi molla finché non vi ha obbligato a credere che Meret sia un grandissimo portiere o che Dela sta per inaugurare un centro sportivo dispiegando le migliori qualità in questa lotta in cui - purtroppo- gran parte del pubblico pubblico, stupido come un marito, soccombe sempre.