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Topic: Risorgimento Italiano  (Letto 9615 volte)

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Offline Quentin

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« Risposta #75 il: Novembre 26, 2014, 16:25:40 pm »
Eh, hai capito che sta scritto? :look:
È una sparata basata sulla semplificazione di uno studio posteriore che non si sa a quanto risale, da chi è stato scritto e con quale criterio. Come si chiamano queste cose? :look:
Ok, non abbiamo dati numerici che possano effettivamente giustificare questo terzo posto per ricchezza nell'ambito delle nazioni europee, ma sarebbe interessante poter visionare questo studio e capire se effettivamente questa cosa sia vera oppure no. Comunque abbiamo degli indizi che ci dicono che c'è qualche possibilità che ciò sia vero, dato che, come ben sappiamo, la ricchezza del regno borbonico era quantificabile e ben maggiore rispetto a quella degli altri mini-stati



e, al contempo, non abbiamo alcuna fonte certa che quanto detto sopra non sia veritiero.  :look:
Sappiamo anche che l'industria non era particolarmente fiorente,  ma c'è un dato interessante che emerge da questa immagine:



l'industrializzazione è andata via via scemando dal 1871 ai primi del Novecento, mentre al nord è andata aumentando. Chissà come? Chissà con quali denari? :look:

Ed è altrettanto interessante valutare questi dati riguardo i dati dell'occupazione al 1861



Niente terzo posto sicuro, siamo d'accordo, ma tanti piccoli indizi che lasciano intendere che forse forse tanto inguaiati qui non si stava, o perlomeno, che non ci volevano i piemontesi per farci cristiani (ma poi, lo siamo mai diventati???)

Secondo l’opinione ricorrente, il Sud si presentava, al momento dell’unificazione, in condizionidi inferiorità, sia pure non eccessiva, rispetto alle altre aree del Paese. Le analisi di Richard S.Eckaus e di Pasquale Saraceno hanno mostrato uno squilibrio in tutti i settori di attività: inagricoltura, la preminenza del Sud per i settori dei cereali e della frutta era più che compensata dal predominio del Nord nel campo delle colture industriali (in particolare, in quella del baco da seta) edell’allevamento; nelle attività industriali, il dislivello era più accentuato e il Nord primeggiava sianel settore tessile (seta, lana, cotone), sia in quello, appena agli inizi, della siderurgia e dellameccanica; nel terziario, specialmente nell’ambito dei trasporti, il Sud conservava una posizione di netto svantaggio. L’unico elemento a favore delle regioni meridionali era quello relativo ai censimenti sull’occupazione: secondo questi dati, la percentuale di popolazione attiva addettaall’industria era maggiore al Sud rispetto al Nord. La situazione, però, appariva in una lucecompletamente diversa se si consideravano non solo il numero degli addetti, ma anche ledimensioni e le capacità competitive degli stabilimenti industriali. La somma degli squilibri economici esistenti tra il Nord e il Sud, al momento dell’unificazione, è stata stimata in unadifferenza del 15-20% nel reddito pro-capite


EDIT: dottò puoi spostare questi post in un topic in cui non siano OT?

EDIT2: prova qua http://forum.calcionapoli24.it/index.php?topic=17797.15
Sono analisi diverse fatte da diversi storici, stilate per lo più su stime e proiezioni. Chi avrà ragione?


    Offline Bud Spencer_da Bari 88

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    « Risposta #76 il: Novembre 26, 2014, 16:43:11 pm »
    io so solo che in puglia... a Bari, l'acqua potabile arrivò solo con il fascismo e la costruzione dell'acquedotto pugliese. altrimenti fuori napoli si sarebbero pascolate solo le pecore... e in alcuni quartieri di napoli il degrado era pure peggiore... manco le fogne c'erano


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      Offline Quentin

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      « Risposta #77 il: Novembre 26, 2014, 16:52:56 pm »
      Ma forse non è chiaro, non sto cercando di difendere a spada tratta tutto ciò che riguarda l'ex regno borbonico come un Forgione qualunque, Orgrimm mi ha fatto una domanda e sto provando a fornire delle prove che possano giustificare un ipotetico terzo posto europeo in termini di ricchezza. Poi tutto quello che volete voi, probabilmente sotto molti aspetti si era arretrati, ma questo esula dalla discussione.


        Offline Bud Spencer_da Bari 88

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        « Risposta #78 il: Novembre 26, 2014, 16:57:23 pm »
        Ma forse non è chiaro, non sto cercando di difendere a spada tratta tutto ciò che riguarda l'ex regno borbonico come un Forgione qualunque, Orgrimm mi ha fatto una domanda e sto provando a fornire delle prove che possano giustificare un ipotetico terzo posto europeo in termini di ricchezza. Poi tutto quello che volete voi, probabilmente sotto molti aspetti si era arretrati, ma questo esula dalla discussione.

        napoli era come l'impero russo. case e palazzi reali spettacolari, corte ricca e benestante, eccellenze in taluni ambiti e primati in altri come la ferrovia... ma al contempo dietro questa piccola punta d'ora c'era una piramide fatta di un economia agricola, arretrata, legata al latifondismo e al potere dei gattopardi. una società immobile e secolarmente legata al passato, esattamente come la russia


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          « Risposta #79 il: Novembre 26, 2014, 16:59:31 pm »

          http://www.academia.edu/1530980/Il_divario_Nord-Sud_dalle_origini_a_oggi._Evoluzione_storica_e_profili_economici
          L'autore del testo è Amedeo Lepore, il mio professore di storia economica e questo pezzo fa parte di un più ampio testo riguardante l'azione della cassa per il mezzogiorno, se avete qualche curiosità vado a ricevimento. :shhlook: Comunque leggete la seconda parte, sostanzialmente un divario tra nord e sud esisteva, ma non era una vera e propria dicotomia, il Regno delle due Sicilie non era il Congo e il Nord non era la Danimarca. Aldilà dell'analisi pre-unitaria, che non è di scarsa importanza, viene mostrato come larga parte del divario si crea in due momenti: all'inizio dell'industrializzazione italiana, verso la fine del 1880, che vede protagonista principalmente il nord per varie ragioni:

          Questo fenomeno, che sarebbe proseguito fino al secondo dopoguerra, scaturiva dall’incipiente e sempre più intensa industrializzazione di alcuni territori del Nord-Ovest, oltre che per effetto della politica economica nazionale, specialmente in relazione alle misure adottate nel campo degli ordinamenti tariffari e dei dazi doganali. Le regioni meridionali, nel loro insieme,hanno subito le ripercussioni del progresso industriale della Liguria, del Piemonte e della Lombardia, vedendo crescere la propria economia, seppure nella misura dell’1,1% all’anno, a un ritmo inferiore a quello delle aree centro-settentrionali, pari a una media dell’1,8%: di conseguenza,le differenze relative sono aumentate.

          e sotto il fascismo:

          Nel secondo periodo, tra la Prima e la Seconda guerra mondiale (1920-1940), si è verificato un notevole aumento del divario. Innanzitutto, per la prima volta, tutti i territori meridionali, senza esclusione, hanno mostrato valori del PIL pro-capite, che si mantenevano al di sotto della media nazionale: il tasso di crescita media del Mezzogiorno è stato pari a circa mezzo punto percentuale all’anno, mentre quello del Nord sfiorava il 2%. La progressiva chiusura dell’Italia al suo interno e la scelta del salvataggio degli impianti industriali esistenti, localizzati in gran parte nelle regioni settentrionali, avevano allontanato ogni possibile processo di convergenza. Inoltre, durante il fascismo, la rendita fondiaria, consolidatasi con l’istituzione del dazio protezionistico sul frumento e con la rivalutazione della lira, continuò a rappresentare, soprattutto al Sud, una barriera insormontabile per l’affermazione di un’agricoltura competitiva e, di conseguenza, per  un’estensione significativa del processo di industrializzazione. A questi elementi di profonda sofferenza, si aggiungeva, a rendere il quadro ancor più complicato, la mancanza di sbocchi esterni per la popolazione, che aveva provocato un aumento del peso demografico meridionale rispetto a quello del resto del Paese, aggravando la condizione produttiva del Mezzogiorno. Naturalmente,durante la seconda guerra mondiale, che ha colpito soprattutto i territori meridionali, il distacco tra il Nord e il Sud si è acuito, raggiungendo le sue punte più elevate e confinando il PIL pro-capite del Sud a una percentuale di poco superiore alla metà di quello centro-settentrionale, ovvero a un livello vicino al 53% nel 1951.

          (tra l'altro dal 51 fino alla prima crisi petrolifera e il successivo crollo del modello produttivo fino ad allora seguito si ha l'unica fase, nella storia d'Italia, in cui il sud tende a crescere molto più del nord).

            Online La tecnica di Meret

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            Dottò il secondo grafico dice quello che dico io :look: i Borbone avevano fatto qualcosa solo a Napoli (dove stavano loro) e a Palermo (dove c'era la spinta indipendentista), il resto era tutta campagna, latifondo e braccianti :look:
            Che poi l'unità abbia solo peggiorato le cose è un fatto, infatti io rompo le palle solo a chi parla dei bobbone come grandi sovrani illuminati (dei mezzi dittatori retrogradi e autoritari) e al loro Regno come fulgido esempio di benessere, sviluppo e ricchezza, cose come "terza potenza industriale/economica europea" :boh:
            Non è con le cazzate borboniche che si combattono le cazzate leghiste, l'ignoranza è un male indipendentemente dal colore e dallo schieramento *dawson*

              Offline Ford Perfect

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              « Risposta #81 il: Novembre 26, 2014, 17:23:28 pm »
              Eh, nel Regno c'era solo una chiazza di ricchezza (Napoli e dintorni), una chiazza così così (Palermo e dintorni) e il resto tutto Molise :boh: :look:

              si ma non era diverso in piemonte, in sardegna, nello stato pontificio e nella stessa inghilterra le chiazze non erano più di 5 o 6. la rivoluzione industriale non è un fenomeno che si fa e si compie da un momento all'altro ma l'inizio di un percorso che culmina nei diritti dei lavoratori, fino a quel momento l'urbanizzazione non è tutta rose e fiori e fuori dalle città se non coltivi scavi nelle miniere di altri o pascoli bestie di altri o coltivi campi di altri praticamente in tutta europa.
              ou kalon esti to kalon, alla kalon, kalon, kalon

              Assioma di Cole: l'intelligenza nel mondo è una costante.... la popolazione è in aumento.

              FORZA NAPOLI!!!!!!

                 

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