Ciao a tutti,
Apro questa rubrica per parlare dei conti della società. Il topic ha vocazione ad essere luogo di dibattito con analisi dettagliate e valutazioni oggettive.
Condivido un articolo che ho letto online e trovo interessante:
IL PALLOTTOLIERE
Il Napoli ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2022 (ndr. le società di calcio chiudono i conti a giugno e non a dicembre come le normali SpA; per favore, fate un’autovalutazione sulle vostre competenze in materia prima di scrivere cazzate, come qualcuno continua a fare ancora persino sui tornelli) con un rosso pari a 51,9 milioni di euro, terzo rosso consecutivo (sesto negli ultimi 8 anni) dopo la perdita per 58,9 milioni di euro dell’esercizio 2020/21 e quella di quasi 19 milioni di euro del 2019/2020.
In sintesi 130 milioni di perdita in tre anni, largamente determinati dal Covid e dalla mancata qualificazione in Champions per due anni, che hanno fatto emergere uno squilibrio notevole tra i ricavi strutturali (Ricavi da gara: 12,1 milioni di euro; Ricavi da sponsor, commerciali e royalties: 37,2 milioni; Ricavi da diritti tv: 89,8 milioni) e i costi strutturali (Costi per servizi: 16,6 milioni di euro; Costi per il personale: 130,3 milioni di cui 109,7 milioni per compensi ai giocatori; Altri costi: 19,4 milioni) in assenza di saldi positivi estemporanei tra plusvalenze/ammortamenti e/o risultati sportivi (fonte Calcio&Finanza).
Come disse testualmente De Laurentiis in una famosa conferenza stampa del 30 giugno 2021, si trattava di una situazione non più gestibile per il club: “Il Napoli spende cifre che non fattura. Siamo passati da 30 a 156 milioni di stipendi” e ancora “se non ridimensioniamo i costi potremmo rischiare il fallimento”.
Mancava ancora la certificazione formale del bilancio 2022, anzi l’anno finanziario doveva ancora cominciare, ma il trend era chiarissimo e De Laurentiis conosceva perfettamente il veloce e pericoloso deteriorarsi dei conti del Napoli, che hanno dimezzato in due esercizi il famoso tesoretto degli utili a riserva e ridotto il patrimonio netto consolidato al 30 giugno 2022 a 68,8 milioni, rispetto ai 140,2 milioni del 30 giugno 2021.
Inoltre, principalmente per far fronte alla crescente domanda di liquidità, il Napoli per la prima volta nella sua storia ha dovuto sottoscrivere due finanziamenti con Unicredit per complessivi 50 milioni di euro, i primi debiti con le banche che il Napoli registra a bilancio dal 2007.
Fu in quel momento che su questa pagina cominciammo un dibattito impegnativo su possibile ridimensionamento e/o cessione del Club, e questi dati dimostrano quanto quel tema (riassunto poi in #A16 insieme al tema altrettanto fondamentale del rispetto verso la tifoseria) fosse corretto e rimanga attuale. Poi uno può fare le battute, parlare di Naldi e Corbelli, confondere la Filmauro con la Microsoft, far finta di non capire quali fossero i temi reali del dibattito, ma i numeri hanno la testa dura e sono davanti a chiunque li voglia vedere.
Di fronte a un’emergenza non banale, De Laurentiis ha fatto esattamente quello che aveva annunciato, e che anche noi avevamo largamente previsto. E lo ha fatto benissimo, gli va riconosciuto, anche al di là dei risultati sportivi.
Insieme a una politica rigorosa di disciplina finanziaria e di ridimensionamento dei costi, il Presidente ha avviato una serie di interlocuzioni ad ampio spettro per verificare potenziali acquirenti e/o soci.
I risultati finanziari sono stati notevoli, ed emergeranno chiaramente nel bilancio che verrà approvato al 30/6/2023. Il monte ingaggi per i calciatori è precipitato a circa 75 milioni, e anche gli altri costi sono stati limati significativamente. I ricavi invece schizzeranno verso l’alto grazie ai ricavi Champions, all’incremento enorme degli incassi da stadio e dalle plusvalenze legate alle cessioni di Koulibaly e Fabian Ruiz. Il prossimo fatturato potrebbe essere per il Napoli il più alto di tutti i tempi. A occhio, ma molto dipenderà anche dal percorso in Champions, potrebbe sfiorare o persino superare i 400 milioni.
Anche sul piano della possibile cessione, il Napoli ha fatto un grande balzo in avanti in termini di valutazione di mercato, se è vero che De Laurentiis ha recentemente rifiutato un’offerta da 1,2 miliardi da una multinazionale americana (fonte Rai).
Tuttavia il Presidente sa che, per aumentare strutturalmente i ricavi attraverso lo stadio e il branding management, evitare il ripetersi dei problemi legati alla volatilità dei risultati sportivi e far fronte nel lungo periodo alle richieste inevitabili di rinnovi e aumento degli ingaggi, è necessario in tempi medi almeno un nuovo socio di capitali, senza il quale l’investimento indispensabile sullo stadio e un innalzamento strutturale sostenibile del monte ingaggi oltre i 100 milioni non sono praticabili (il Napoli rappresenta il 98% del fatturato della Filmauro, e questo chiarisce anche troppo bene chi finanzia chi).
Ma a differenza di un anno e mezzo fa De Laurentiis, grazie alle sue scelte gestionali e all’overperforming sportivo di una squadra andata oltre ogni previsione, può muoversi con grande serenità e senza fretta rispetto a questo secondo scenario.
Merito delle scelte fatte dalla società sul mercato, certamente, comprese quelle maturate tra i dubbi, come le conferme di Giuntoli e Spalletti che stavano per andare via e sono, fortunatamente, rimasti.
Ma va sottolineato soprattutto, e in questo da parte mia c’è stato un elemento di evidente sottovalutazione, che il Napoli anche in un momento di grave difficoltà finanziaria ha fatto grossi investimenti sul mercato, che oggi stanno pagando alla grande.
Osimhen preso in pieno Covid per una cifra enorme, al di là dell’ipervalutazione dei giocatori scambiati con il Lille, è stata una scelta coraggiosa. Ma nel bilancio al 30/6/2022, emergono anche i costi di Mathias Olivera: 16,5 milioni al Getafe; Andrè Zambo Anguissa: 16 milioni al Fulham; Khvicha Kvaratskhelia: 11,5 milioni alla Dinamo Batumi. A questi andranno aggiunti i costi che emergeranno il prossimo anno per Kim, Raspadori e Simeone in caso di probabilissimo riscatto.
Investimenti significativi, seppur finanziati parzialmente dalle cessioni di Ruiz e Koulibaly e dall’addio di ingaggi pesanti (Mertens e Insigne che il Napoli non hai mai pensato di rinnovare), che suonano come un grande merito della proprietà.
Insomma, il pallottoliere del Napoli, pur registrando una perdita di bilancio importante al 30 giugno 2022, scoppia di salute, a differenza di quelli dei principali avversari italiani (ed europei).
E questa ritrovata solidità del club, se accompagnata dalla conferma sostanziale della rosa (al di là di qualche possibile aggiustamento), può davvero garantire l’apertura di un mini ciclo vincente, nell’attesa che De Laurentiis decida con chi associarsi (o a chi cedere) per investire strategicamente sul Maradona e consentire al Napoli di competere ai massimi livelli europei.
[Fonte: Napulegno]
