Non bisogna mai perdere la dignità

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Delusione, tristezza e rabbia, stasera sento la mia amata Napoli un po’ più lontana, sono poco più di 2 anni che ho lasciato la città, gli amici e un lavoro certo, per una scelta di cuore, ho abbracciato l’incertezza e la precarietà del lavoro, prima a Modena terra di tanti cercatori di fortuna corregionali, in un contesto che permetteva di sentire di frequente un accento a me familiare. Ad ottobre l’insostenibilità delle spese ha fatto si che io e la mia ragazza ci siamo dovuti trasferire da lei in Sardegna provincia di Cagliari. Tante le mortificazioni con un curriculum alla mano, quasi zero le occasioni. L’unica quella di frequentare un corso come operatore fiscale, al termine del quale se selezionato avrei avuto un contratto di lavoro per circa 2 mesi. Ebbene sono rientrato tra i selezionati il mio conto in banca prossimo allo zero, e domani è il primo giorno di lavoro.
Ho fatto questa premessa, perché ho sentito affermare che Napoli ti può togliere l’ossigeno, che a volte è troppo esasperante, io sinceramente sento ogni giorno la mancanza della sua assurdità, sento la mancanza di ogni sua sfumatura, potrò essere lontano fisicamente ma in ogni mia azione ed in ogni mio pensiero c’è il senso di appartenenza ad un grande popolo.
Mille sono i difetti, forse anche più, ma l’unicità del nostro essere ci contraddistingue, ci abitua a lottare sempre e comunque e sinceramente nel Napoli di stasera questo non c’era.
Non faccio nomi specifici, non voglio analizzare tatticamente le scelte (ovvie) dell’allenatore, dico solo che essendo lontano dalla mia città, il NAPOLI CALCIO, è come un ponte è come un teletrasporto che per 90 minuti, mi fa sentire a casa, che riesce a canalizzare tutte le emozioni positive nascoste dalle delusioni quotidiane.
Si può perdere e a volte è anche salutare, questo è il bello dello sport, ma anche nella sconfitta bisogna lottare, bisogna dare tutto quello che si ha dentro, il risultato conta relativamente.
Pago regolarmente un abbonamento alle pay-tv solo per poter seguire il Napoli, lo facevo in serie C, lo faccio oggi, al limite delle mie possibilità di reddito, non certo per la gloria o il blasone delle partite, ma semplicemente perché amo la mia città e tutto quello che la rappresenta.
L’offesa più grande non è stata il “Vesuvio lavali col fuoco” troppo dispregiativa e meschina per poter offendere, ma il sentire il nostro amato coro cantato a mò di scherno, sui resti di una squadra che stasera non aveva cuore.
I calciatori vanno e vengono, a volte seguono i soldi, sempre meno seguono la passione, io non sono calciatore ho sacrificato tutto per amore e anche se non so dove sarò e cosa farò tra qualche mese, so di certo che non smetterò di amare la mia città.
Con Affetto M.V.