Tra la sesta e la settima puntata la storia riprende un po' di mordente e suscita un po' di interesse per questa trama molto intricata e complessa che, alla fin fine, ti lascia l'amaro in bocca perché effettivamente nun se capisce nu cazz, allo spettatore non si dà nemmeno l'idea di una visione d'insieme, unitaria, omogenea e generale che permetta di interessarsi un po'. Hanno provato a menarla sul politichese facendo una The Wire con toni cupi e oscuri, ma siamo veramente lontani dalle storie di Baltimora che erano davvero originali e coinvolgenti. I personaggi sono degli stereotipi cinematografici messi uno appresso all'altro e facenti capo al solito poliziotto col passato tormentato: Velcoro è un personaggio visto mille volte sugli schermi e, nonostante Farrell si sia rivelato bravo non credo che possa suscitare anche un minimo di interesse. Antigone vittima di pedofilia da giovane che scarica la propria rabbia sul lavoro. Il gay represso è l'unico personaggio un po' interessante, ma l'attore è veramente fatto di plastica. Interessante La sesta puntata è stata bellissima però, l'unica degna della prima stagione. Chiaramente, il miglior personaggio è quello interpretato da Vince Vaughn, anche lui perfettamente adatto al ruolo. Delusione enorme, jatevenne a fanculo.
Abbastanza d'accordo.
Immagini, regia ed attori di primo livello.
Ma storia che non decolla mai, e sopratutto mi è parsa una storia slegata a cui si è provato a dare una spiegazione. Ma intanto per tutta la serie sembrano tante piccole situazioni buttate a cazzo di cane.
Speravo in qualcosa in più!
PS. The Wire è una serie da intenditori