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ghor

    Degustatore di ananassi
    Attila Sallustro
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Io sono avverso a questa gestione della famiglia De Laurentis.

Però lo voglio spiegare, a modo mio, con tante parole magari, quindi fatevi coraggio se volete capire bene il mio punto di vista.

Oggi ho 47 anni, una famiglia, e tifo Napoli. Ammetto: non sono malato come certa gente che sta sia su questo forum o che ho conosciuto lungo il corso di questo mezzo secolo. Quando è nato il mio secondo genito a fianco di mia moglie c'era una signora che ha partorito "Lorenzo Marek", Marek ovviamente come secondo nome. Ho amici che hanno chiamato i figli Diego, io non arrivo a tanto per capirci. Il bello è che alla signora di cui sopra la chiamavano "Signora Marek"!  :facepalm:

Ho vissuto l'era Ferlaino da adolescente e i fasti della MaGiCa e di D10S. Vivevamo dentro un sogno e non ce ne rendevamo conto. Da buoni partenopei (io figlio di)
anche se vivo a Nocera Inferiore, campavamo alla giornata. Nessuno pensava a pianificare il futuro mentre battevamo la vecchia signora e alzavamo Scudetti e Coppa Uefa. Sognando la Coppa dei Campioni dovemmo inchinarci a Burtagueno e compagni. Ma l'ansia, l'emozione di quelle serate, non me le ha date mai nessuna altra squadra. Forse un po' il Napoli di Cavani e di Mazzarri e le rimonte incredibili nei finali (il goal contro il Lecce :P) o il Napoli di Sarri, nei famosi 55 minuti contro il Real schiacciato nella sua metà campo. "Ma na' fint e' Maradona squaglie o' sang rint' e' ben"!!!

Tramontata l'era dell'Ing. Corrado Ferlaino, si passa per i vari personaggi, Gallo, Naldi, Corbelli eccetera, non ricordo nemmeno in che ordine ormai.

Una nebbia che avviluppa il nostro Napoli per anni fino a che arriva il fallimento e poi la nuova luce: il produttore cinematografico Aurelio De Laurentis.
Preso il Napoli per pochi spicci promette di riportarlo in auge e Dio solo lo sa se non lo fa davvero, riuscendo in pochi anni a risalire la china e io conservo ancora la 1° pagina del Corriere dello Sport con Reja che riconquista la Serie A!
Da lì la storia la sappiamo, risaliamo via via le classifiche arrivando piano piano a insidiare la zona utile per le qualificazioni in Europa.
Poi venne Mazzarri, arrivammo persino a giocare la Champions, gli ottavi di finali maledetti contro il Chelsea di quel culone di Di Matteo che poi avrebbe alzato la coppa. Ricordo bene Drogba a terra con le mani in faccia che guardava di sottecchi attraverso le dita per vedere se gli fischiavano il fallo...
Ricordo anche i suoi complimenti a Salvatore Aronica che penso non dimenticherà mai quella serata...

Poi il Matador, le sterzate di Lavezzi, i palloni recuperati da Uragano Gargano, il nostro grande Capitano Marek cresciuto calcisticamente con noi, divenuto maturo e oggi ancora di viene il coccolone quando per caso, mentre stai sul tuo furgone, capti una radiocronaca di Roma-Trabzonspor dove senti nominare Marek Hamsik tra le fila di un'altra squadra ed è come quando vedi la tua ex a braccetto con un altro....  :pianto:

Ma pure le parate di Morgan De Sanctis, il salvataggio sulla linea di Grava, i lanci di Paolo Cannavaro, i goal di Zalayeta, il tunnel di Chavez a Lucio, la somiglianza di Hoffer con un "attore Hollywoodiano", la "Scugnizzeria", le majorettes e altre cagate...

Ma anche le promesse a Dimaro di Scudetto, lo Stadio di proprietà, il famoso centro allenamenti mai realizzato eccetera.

Da sempre sappiamo che Aurelio è di bocca buona nel senso che ha capito sin da bambino che parlare costa niente e quindi non ha mai smesso di farlo.
Lo fa col suo stile guascone, un po' spaccone, un po' so tutto io mentre giustamente gli Agnelli, Berlusconi, Moratti e compagnia bella erano tutti dei figli di papà che avevano avuto fortuna. Lui invece il grande imprenditore venuto a salvare il Napoli per riportarlo in alto.

Ora che ci sia riuscito, se ci giriamo guardando indietro e pensiamo al Cittadella come a lui piace fare, sicuramente è così.
Che il club abbia avuto una crescita poderosa arrivando tra le prime 15-20 società in Europa pure mi sembra sia documentato.
Quindi in questo senso non gli si può dire nulla.
Il problema è che i napoletani sono passionali e quando tu Presidente non ti fai prendere pure tu dalla passione, non fai quella follia per arrivare a toccare il cielo con un dito, non fai una pazzia per  cercare di spodestare i grandi da dentro al "Palazzo", non fai come fece Ferlaino che bruciò tanti club facendo la boutade di portare Maradona in un club che si era salvato poco prima... ecco allora che la storia si fermerà al 2° posto.

Perchè caro Aurelio a te è mancato il coraggio, hai avuto paura del rosso in bilancio, hai temuto di cadere e di non sollevarti più ma soprattutto hai capito che per fare soldi sulla passione dei partenopei basta regalargli un paio di giocatori tecnicamente validi, una punta che segna tanti goal, una squadra decente che regga il gioco e via, verso la qualificazione in Champions e verso le frasi fatte tipo "Siamo l'unico club italiano che gioca le Coppe da 10 anni".
Anche questo dato è incontrovertibile.
Il problema è sempre lo stesso: ogni tanto ci piacerebbe pure vincerlo un trofeo non solo partecipare e lodarsi da soli per la partecipazione.

Con i dovuti distinguo sarebbe come se il Presidente dell'Empoli dicesse qualcosa tipo "Siamo uno dei pochi club che partecipa alla Coppa Italia da anni....".

Insomma la famiglia De Laurentis è stata per la gestione del club come una parabola: in una prima fase hanno bruciato le tappe e sono saliti presto presto in Serie A, arrivando in Europa e migliorando la rosa anno dopo anno. Ci sono stati dei passi falsi certo, qualche acquisto non azzeccato, ma del resto la gestione De Laurentis non è un club come quello dei Pozzo che decenni si affida ad uno staff molto numeroso, stratificato, attivo in ogni continente pronto a segnalare giocatori in fasce degni di nota. Noi ci affidiamo agli ex calciatori, ai Bagni, ai Protti, al fratello di Careca, al figlio di Maradona, al cognato di Chiavelli e via così.
Ma altrimenti Hoffer, Navarro, Datolo, il Wallarito Sosa, Prunier, Chavez, Fideleff e compagnia bella come arrivavano a Napoli?

Una parabola dicevamo che ha raggiunto il suo apice, a mio giudizio, a cavallo tra gli ottavi di Mazzarri vs il Chelsea e la gestione Sarri.

Dopo è cominciata una lenta discesa, resa ancora più evidente dal ritorno di alcune nobili decadute del nostro calcio.

Oggi siamo in un limbo dove c'è chi dice che possiamo giocarci lo scudetto (i solito agiografi ferragostiani) e chi dice che non ci qualifichiamo nemmeno in EL.

Ai posteri l'ardua sentenza ma è palese che qualcosa è cambiato nella società, nell'ambiente, nella testa dei giocatori, alcuni purtroppo alle prese con fastidiosi problemi di mancato rinnovo, da quando quel colpo di testa di Koulibaly fece tremare mezza Torino.

In quel preciso istante il Presidente, se avesse avuto le palle e un po' di onore, avrebbe dovuto dire: "non importa come finisce quest'anno, l'anno prossimo rinnovo Sarri e rinforzo la rosa, poi vediamo chi vince....".

Invece Sarri è andato via sempre per problemi di soldi ed è andato a vincersi una EL col Chelsea e uno Scudetto alla Rubentus. A dimostrazione che forse quei soldi li valeva. Invece il nostro istrionico Presidente ha voluto dargli lo schiaffo morale prendendo Ancelotti per un sacco di soldi, come a dire "i soldi non sono un problema ma bisogna pure meritarseli". Peccato che alla fine Carletto non si è meritato tutti quei soldini ma vabbè, il calcio è così, da qualche parte sei un fenomeno, in altre realtà una pippa appilata. A me nessuno mi toglie dalla testa che Carletto dopo anni fuori Italia volesse mangiare bene e sia venuto a Napoli per farsi una cultura in materia.  Frattanto ha fatto fare esperienza al figlio Davide, chiamalo fesso...

Sicuramente i suoi anni migliori sono alle spalle, così come quelli di Aurelio che spero venda il club piuttosto che lasciarlo in mano a quell'inetto di Edoardo.

Ed eccoci qui quindi, a galleggiare di alterne fortune, aspettando la crisi di questa o quella "grande sorella" per ritornare a fare i galli sopra l'immondizia, unico sport in cui Aur€lio (bellissimo, copio!) può primeggiare.

Non è colpa sua alla fine: è proprio che si è raggiunti il limite di una gestione tipo agriturismo, per quanto puoi sforzarti i piatti migliori li hai già messi in menù, i tempi in cui ti stavi facendo un nome che da te si mangiava bene sono passati e ora campi di ricordi del passato.
Non ne riesco davvero a fare una colpa se si è raggiunti il massimo utile da questo tipo di gestione (quella dove Aurelio firma di suo pugno tutte le fatture, i pagamenti eccetera). Piuttosto gli posso imputare la voglia di non crescere oltre ma non proprio quella di vincere trofei quanto quella di non desiderare una crescita organica del suo club, con figure di spicco in campo del management, Direttore Generale e roba del genere. Ci siamo fermati allo stesso entourage di quando si era a Cittadella appunto quindi questo gruppo manageriale non riesce a fare di più, fermo restando che ci sono dei paletti finanziari importanti.

Ma per esempio dove eravamo mentre l'Atalanta prendeva Gasperini e dava all'allenatore pieni poteri (financo quello di cacciare a pedate il capitano per una controversia) e gli orobici si qualificano tre volte di seguito in CL senza comprare campionissimi ma lavorando con un materiale umano di livello, tra giovanili, buoni prospetti, qualche straniero dimostratosi molto efficace (es. Gosens preso dall'Heracles Almelo, squadra dell'Eredivisie che manco conoscevo...) o rilanciare Muriel, prendere Zapata dopo Napoli, Udinese e Sampdoria e farlo esplodere. Con gli assist e i goal di Gomez, di Ilicic ma anche gli innesti molto efficaci di Pessina, Pasalic  e compagnia bella, oggi l'Atalanta brilla per organizzazione di gioco e risultati.

Come ha fatto l'Atalanta a realizzare tutto questo? Semplice: con l'organizzazione che il Napoli non vuole e non può darsi.
Quindi teniamo palla sperando nel tiro di Ruiz o di Zielinski, nell'assist geniale di Insigne, nello scatto poderoso di Oshimen o nei dribbling di Politano o Lozano.

La parabola ha cominciato la sua fase discendente. Per me è palese. Non credo ci risolleveremo.



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