Il punto è che si è acuito un fenomeno che nelle leghe professionistiche americane e UEFA esiste ormai da decenni.
Finita l' epoca delle franchigie e squadre costruite per durare e vincere (uniche eccezioni Real, Celtics, Yankees e parte con Steelers e Patriots), ci sono squadre e franchigie nate con l' intenzione di piazzare figurine e forse vincere qualcosa tipo i Lakers post Kobe o il City.
Ma soprattutto ormai gli atleti si muovono dove ci sono i soldi.
Non importa se la squadra/franchigia è attrezzata per vincere, importa solo se ti dà i soldi come ha fatto Duran andato a morire per denaro in Arabia.
Io e te, come molti qui sopra siamo dei romantici ancora attaccati all' immagine di un Wilt simbolo di Philadelphia che si scontra con Russell, dello Show time contrapposto a the Legend, i bad boys che fanno la guerra.
Ai Bulls stellari che fanno dannatamente fatica contro dei Jazz mostruosi.
Ad un Allen Iverson che da solo cerca di piegare Shaq and Kobe e quasi co riesce, alle vittorie degli Spurs che ti chiedi cosa avranno di più Tim Duncan, Manu Ginobili, e Parker rispetto agli altri che vincono sempre loro.
Fino a quello che credo l' ultima nota di romanticismo data da un crucco con una bizzarra ma efficace tecnica di tiro che riesce a portare in Texas un anello.
In questo senso la vittoria dei Nuggets con un Jovic che è tutto tranne un atleta mi riscalda il cuore (e lo scudetto del Napoli contro tutto e tutti).
Però si sono ancora legato alle squadre rappresentate dalle bandiere.
Sono ancora convinto che un giorno potrò rivedere 206 (Two-o-six), perché secondo me la magia data da cose del genere dovrebbe essere la base di tutto e non necessariamente i soldi.
Potevi riassumerlo nel tipico:
Ai miei tempi era tutto meglio.
Sbagliando, naturalmente.
