Ripeto la situazione oggi è molto specifica, quasi individuale, non per la questione capitalistica o neoliberale, bensì per l'elevato grado di specializzazione raggiunta in qualsiasi settore, che non può che essere un bene per quanto sia molto complessa da gestire.Rimanendo nel merito del topic, e rispondendo pure a GPP-Giuseppe, per quanto mi riguarda, urge detassare il più possibile (senza voli pindarici ovviamente) i lavoratori dipendenti e indipendenti. La riduzione del 2022 è un inizio ma va resa più credibile nella distribuzione e più impattante in punti percentuali.L'unico fronte comune, politicamente sensibile e tangibile, da nord a sud, che aiuta il giovane commercialista brianzolo e il commesso napoletano, è quello della detassazione, nel senso di concreta e proporzionale riduzione che porti soldi freschi in tasca senza stravolgimenti.Questo è quello che serve nel breve periodo, nel medio dovrebbero cominciare a dirci, posto che con meno tasse si lavora con più piacere perchè si guadagna di più, quando smetteremo (= pensione).Perché ad oggi dal sito dell'INPS apprendo che il mio turno sarà a 70 anni, quindi significa in tutto 46 anni di lavoro più 24 anni di studio dall'asilo alla laurea.Una prospettiva non proprio incoraggiante visto che l'aspettativa media di vita è circa 80 anni, a meno che la medicina non cominci a svoltare sul serio cacciando fuori cure serie che portano a 120-130 anni in buone condizioni