Benvenuto, Ospite. Effettua il login oppure registrati.

Ragioni Karma per messaggio concreto

Messaggio

JoeFalchetto715

    Degustatore di ananassi
    Josè Altafini
    Post: 4504
  • Karma: 113

anche il terzo atleta espresse solidarietà
Non tutti sanno che Norman espresse la sua solidarietà alla causa dei due atleti afro-americani indossando, durante la cerimonia, lo stemma dell'Olympic Project for Human Rights. Anzi, avendo Carlos smarrito il proprio paio di guanti neri (l'idea originale era che i due atleti avrebbero sollevato entrambi i pugni guantati di nero), pare che sia stato lo stesso Norman a suggerire loro di dividersi l'unico paio disponibile, indossando un guanto ciascuno: nella fotografia divenuta celebre, Smith indossa il guanto destro e Carlos il sinistro.

Terminata l'attività agonistica, Norman si è impegnato nel campo dei diritti civili ma non ha abbandonato il mondo dell'atletica. Venne violentemente condannato dai media australiani per quanto fatto durante la cerimonia di premiazione a Mexico e continuamente boicottato dai responsabili sportivi australiani. Qualificatosi per 100 e 200 per i Giochi olimpici di Monaco del 1972, ne venne escluso. L'Australia non inviò nemmeno uno sprinter a questa edizione dei Giochi. Peter Norman non venne poi coinvolto nell'organizzazione dei Giochi Olimpici di Sydney del 2000 e neppure invitato a presenziare nonostante fosse il più grande sprinter australiano di tutti i tempi. La sua figura, la sua partecipazione olimpica a Mexico nel 1968 ed il suo coraggioso appoggio all'Olympic Project for Human Rights con Tommie Smith e John Carlos sono ricordati nel film-documentario Salute diretto dal nipote Matt Norman.

Norman è morto a Melbourne all'età di 64 anni a causa di un infarto. La Federazione statunitense di atletica leggera ha proclamato il 9 ottobre, data del suo funerale nel 2006, Peter Norman Day. Smith e Carlos hanno salutato per l'ultima volta il loro amico al suo funerale sorreggendone la bara.




-----

Lo stesso gesto venne adottato dalla ginnasta ceca Věra Čáslavská, che trovandosi sul gradino più alto del podio insieme alla sovietica Larisa Petrik dopo la gara di corpo libero, rifiuta di guardare la bandiera dell'URSS e di ascoltarne l'inno, tenendo il capo chinato in segno di protesta dopo l'invasione sovietica della Repubblica Ceca. Questo gesto le costerà un ritiro forzato dalle competizioni e il divieto di viaggiare per 12 anni.

Cambiato Cambia Ragione Data
SimplePortal 2.3.7 © 2008-2024, SimplePortal