Super Santos per me è la gioventù, la spensieratezza, le sudate con i capelli "spugnati" e mia madre che mi diceva: "m'arraccummann nun surà" buon anima mia.La sera tornava a casa distrutto dopo ORE a giocare con quella sfera magica, di un colore stupefacente, un catalizzatore. Aveva i pori come fosse la pelle d'oca *_*e lo dovevi toccare quasi fosse una teca,non potevi esimerti dal farlo. Lo conteneva la "rezza"e c'era un accurato screening prima di comprarlo:1) Non doveva essere esposto al sole2)Duro ma non troppo altrimenti zumpav a valvolina 3)Farlo girare in alto per vedere se aveva il cucuzzielloDopo l'ok di tutti coloro che aspettavano fuori al negozio con gli occhi spiritati , in pratica acqua per un naufrago si procedeva a mollare le mille lire al droghiere. La prima cosa che si faceva era stracciare la rezza e tirare un calcio al volo luntan luntan e tutti a segutarlo come una preda per giaguari. Chi rideva, chi alluccava,chi spingeva, chi facev o sustenut ma appena gli arrivava il pallone arancione vicino ai piedi di dimenava a fare dribbling manco fosse stato Maradona. Poi iniziava il rituale delle squadre: chist e fort e vene cù mme- nooo nun esiste proprio-diceva a bocca stretta l'avversario del tocco- allora io me facci a squadra con uno in più e o purtiere. Vabbuò, dopo mezz'ora di trattative, bussate ai citofoni per far scendere il chiattillo che stev studiann pè fa numm'r, si iniziava l'incontro. I pali erano sacchetti della munnezza neri con i laccetti belli gonfi e turgidi :puppa:la traversa non esisteva logicamente ma s'immaginava ...diciamo relative alle dimensione del portiere.Era un'avventura giornaliera,mai stancante mai tirarsi indietro mai un no.Una vera emozione era per noi il Super Santos!