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Ragioni Karma per messaggio concreto

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el schiatty napoletano

    Aurelio De Laurentiis
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GENNY ‘A CAROGNA HA DETTO SI!

Genny ha detto “si”. Tutto a posto. Si può giocare. Sotto gli occhi di tutte le televisioni del mondo, la macchina organizzativa di Genny ‘a Carogna ha dato il via libera all’inizio della partita di Coppa Italia tra Fiorentina e Napoli, dopo i disordini che l’avevano preceduta nel pomeriggio. Insieme a dirigenti e rappresentanti delle Forze dell’Ordine con cui si è riunito intorno ad un tavolo tecnico sull’ordine e la sicurezza pubblica improvvisato sotto le gradinate dell’Olimpico (e consentiteci di INDIGNARCI per questo!), il capo ultras del Napoli, tale Gennaro De Tommaso, ha dato l’assenso all’inizio della finale. Per chi non lo sapesse, il “Dott.” Gennaro De Tommaso (“dottore” perché crediamo a questo punto che sia un funzionario di Polizia per poter avere voce in capitolo e decidere sull’OP di una partita di calcio) è il capo della “Curva A” del San Paolo di Napoli, noto alle autorità sia per i suoi precedenti penali che per la vicinanza al clan camorristico dei Misso, di cui il padre è affiliato. Geny ‘a Carogna, perno centrale della trattativa con i rappresentanti dello Stato (e perdonateci se sulla parola “Stato” ci viene da ridere), indossava una maglietta nera con la scritta “LIBERTA’ PER GLI ULTRAS” sulle spalle e “SPEZIALE LIBERO” sul petto, scritta quest’ultima riferita all’ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l’omicidio preterintenzionale dell’Ispettore Capo della Polizia di Stato Filippo Raciti, avvenuto il 2 febbraio del 2007. La risolutezza, la tempestività, la lucidità d’azione e l’incredibile leadership del “Dott.” Gennaro De Tommaso, ci ha impressionato, al punto da volerlo proporre come Capo della Polizia. Anzi, Genny ‘a Carogna sarebbe limitato nelle sue capacità come Capo della Polizia, perché un personaggio del genere, capace di decidere sul campo assumendosi la responsabilità di una nazione intera e risolvere una situazione tesa e pericolosa, nonostante la presenza allo stadio del Presidente del Senato (seconda carica dello Stato) e del Presidente del Consiglio (Capo del Governo), oltre ad altri figuri e figuranti delle istituzioni e della politica italiana, non può fare il Capo della Polizia, ma dovrebbe come minimo governare questo Paese. Al di là della fin troppo semplice ironia, ci chiediamo: dov’è lo Stato, dov’era lo Stato ieri sera? Perché il nostro Capo della Polizia che ci ha “sputato addosso” non parla di “CRETINO” Perché il nostro Presidente della Repubblica non s’INDIGNA come ha fatto con chi ha applaudito i poliziotti coinvolti nella vicenda Aldrovandi? Perché il nostro Presidente del Consiglio non si è fatto sentire? Era forse troppo impegnato a telefonare ai familiari dei tifosi colpiti per dire loro che la colpa è stata della Polizia che non li ha saputi difendere? Voi rappresentanti delle Istituzioni dovreste solo vergognarvi dovreste solo prendere atto che in Italia non rappresentate nessuna Istituzione perché non esiste Istituzione se non c’è Stato. Fate una sola cosa almeno per salvare le vostre facce in segno di rispetto verso la nostra intelligenza, alzate il telefono per chiamare la vedova ed i figli dell’Ispettore Raciti per dire loro: “Scusateci se ci siamo abbassati le mutande anche questa volta, ma Genny ‘a Carogna ha detto si.” Dinanzi alla manifesta debolezza ed impotenza di questo fantomatico Stato, quale fiducia il popolo italiano può avere in voi e in chi va in piazza a prendere le bombe carta al posto vostro? Come si può pensare di fronteggiare in queste condizioni di fragilità le violente manifestazioni di piazza che si gonfiano di rivendicazioni sociali, delle istanze “no tav”, di pseudo ideali ultras, tutti mischiati in un unico calderone in cui si mischiano richieste legittime ed intenti criminali. L’Italia è allo sfascio, è in balia dei teppisti e dei criminali ed i nostri sacrifici non fanno altro che alimentare i conti in banca di mafiosi, massoni e lobbies. Voi rappresentanti di nessuno, perché nessuno vi ha votato, ipocriti che vi indignate perché l’Inno nazionale viene fischiato, riflettete sui motivi per cui si fischia il simbolo del proprio Paese. Non si fischia l’inno in sé in quanto tale, ma l’inno come simbolo dello Stato Italiano: uno Stato che non rappresenta più nessuno; uno Stato che lascia in condizioni di povertà i propri figli aprendo le porte e foraggiando scafisti e criminali stranieri che si nascondono tra tanta gente disperata; uno Stato che sputa addosso contro chi ogni giorno lo difende su una “Volante” o va in piazza a prendersi le pietrate per fare da ammortizzatore sociale alle frustrazioni della gente salvando chi è rinchiuso nei palazzi del potere immune da tutto; uno Stato che consegna ad un Paese dove vige la pena di morte i propri soldati perché hanno protetto altri italiani; uno Stato che isola i magistrati antimafia, che ne mette in pericolo l’incolumità non tutelandoli e facendo cerchio intorno a loro, che ha trattato e continua a trattare con i mafiosi, che lascia al proprio destino chi denuncia e collabora con la giustizia in quanto vittima.; uno Stato messo sotto scatto da un delinquentuccio che inneggia alla liberazione di chi ha ucciso un suo servitore.E la lista è ancora lunga. Dinanzi ad uno Stato del genere, chi non fischierebbe l’Inno che lo simboleggia? Noi non ci sentiamo più parte di questo Stato, noi non vogliamo essere con queste Istituzioni, noi siamo parte del popolo e siamo con il Popolo.
Commossi e solidali con la Sig.ra Raciti ci uniamo stretti come una grande famiglia. Attendiamo una risposta dalle istituzioni assenti ma presenti.


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