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Milionidiutili80

    Antônio Careca
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Vorrei soffermarmi un attimino su questo punto. Quando ero bambino i miei genitori mi portavano al San Carlo. Quando si usciva si parlava di musica in pizzeria e poi al bar (sapete quale). Stessa cosa, a Ravello d'estate.
Quando ero all'università facevo il ricchione continuando a frequentare quel teatro e sfruttando le convenzioni studenti. Ho fatto amicizia con i soggettoni del conservatorio e ho ascoltato le ultime rappresentazioni, per esempio, di un H.W. Henze. Ho ascoltato pure Penderecki e una volta la Coates. Sarebbero nomi che rimarranno nella storia dei libri di musica tra 200 anni (at ca De André, Pink Cazz e tutta la munnezza che la gente si ascolta).
Sai dov'è che accadono le stesse cose? A Vienna, Parigi, Berlino. Oggi pure a Chicago e N.Y.

Ora vivo a Roma, dove viene Einaudi (lol) a suonare alle Terme di Caracalla e il teatro dell'opera è un ces#o di edificio frequentato occasionalmente da nazisti e da turisti americani. Non un ragazzo del conservatorio. Mai la proposta di un artista contemporaneo. Non un programma interessante. Solo robaccia da melodramma italiano di fine ottocento. Ho provato anche alla Scala. Ma ci sono solo telecamere, gente pittata e troppo Giuseppe Verdi. Troppe poche parole. Troppe poche discussioni: non si "parla" davvero di musica.
Tutto ciò, volendo sorvolare sul valore storico, architettonico e culturale del San Carlo in sé.

Mi sembra strano anche il tuo discorso sul turismo. Sono usciti alcuni dati proprio qualche giorno fa. Affermare che il Golfo non sarebbe uno dei principali centri turistici dello stivale è un po' fuori dalla realtà.

Detto questo, stiamo pieni pieni di problemi. Ma cerchiamo di rimanere obiettivi. Specie quando ci confrontiamo con quei campagnoli dell'entroterra.
Dovremmo riflettere su questo punto. Cosa accadrebbe se, domattina, per 24 ore, nessuno al sud comprasse beni e servizi prodotti nel nord italia?
Ah, ma la loro economia resterebbe solida per via delle esportazioni all'estero. Nevvero?  :asd:

P.S. Meglio lasciare stare il discorso finanziario. Siamo a terra. Ma non qui a Napoli. Tutta Italia

Bisognerebbe ripensare complessivamente al ruolo geopolitico di questa penisola, che sarà sempre un ponte tra le civiltà occidentali ed orientali. Se ritorniamo ad esserlo con convinzione, magari non moriamo, o moriamo più tardi. L'Italia è un porto disteso nel mare, e Napoli si trova nel centro di quel mare: può giocare il suo ruolo. L'esempio di Miami può apparire stupido, ma l'esagerazione è solo parziale.
É quello che dicevo anch'io. Bisogna sviluppare le realzioni con il sud d'Europa e il resto del mediterraneo. Oltre al fatto che qui si sta sottostimando il patrimonio agricolo.
Non ci rendiamo conto della ricchezza, della biodiversità del Sud d'Italia e di come questo sia un valore aggiunto.
Per fare un esempio qui dove vivo io, nel sud della Spagna, si coltivano due o tre tipi di arance e una sola qualità di limoni. Sui pomodori stendo un velo pietoso. La melanzana é nata qua, selezionata dagli agricoltori arabi eppure qui la maggior parte della gente conosce solo la qualità a buccia nera.
Quando gli parlo di:
-chinotti
-arance sanguinelle
- cedri
- mandaranci
-limoni di sorrento
non sanno manco di che cazzo sto parlando.
Cultura e Agricultura, sono due valori aggiunti incredibili.
Poi possiamo anche parlare della diversità dell' olio di oliva del sud, rispetto alla quantità di bassa qualità dell'olio  spagnolo.
Il basso tasso di industrializzazione in quest'epoca post-moderna rappresenta un vantaggio.
Matera o Benevento possono sviluppare turismo, cultura e una rete di sturt up. Saronno un po' meno. :boh:
La California attira le migliori menti ANCHE attraverso il clima. Perché oggi i servizi e la mobilità seguono criteri diversi. 30 anni fa Cosenza era in culo ai lupi, oggi in un paio d'ore sei a Francoforte o a Manchester.
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