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È pure carina ma ha un modo di comportarsi mascolino e usa delle espressioni semi volgari con un tono di voce di strada.Quindi non è assolutamente arrattabile
esiste sta puntata da qualche parte?
È tempo che anche nella testa dei napoletani cresca l’idea, che esiste nel resto del mondo più avanzato, che le società sono da sempre influenzate e mosse dall’élite – che per fortuna esistono e sono necessarie -, da coloro che hanno collezionato più esperienza, più studi, più vita della maggioranza dei propri simili. Essere élite non solo non è uno stigma, come a Napoli si ritiene, ma è una responsabilità che richiede il coraggio di riconoscersi privilegiati nelle condizioni iniziali, la forza di capire e rivendicare di aver fatto più degli altri e lo spirito civico di volerlo raccontare per indurre desiderio nel prossimo.Desiderio, non rivalsa. E credo che il Napolista, da giornale politico, non abbia mai nascosto l’ambizione di sedersi al tavolo di questa élite, anche solo per mescolare le carte e rompere le scatole. Poi tutto sta nei simboli e i riferimenti che ciascuno conserva in sé – tra i miei potrebbero esserci Pimentel Fonseca, Errico Malatesta, Ettore Majorana e Totò, quindi il censo come parametro non figura. Ai più giovani, in osservanza di quanto diceva Michael Jordan (“Non ho mai chiesto ai miei compagni di squadra di fare quanto io non avessi già fatto”), continuerò a consigliare di andare via – perché io l’ho fatto e mi ha giovato – di girare intorno, perché se così facendo racimoli più storie da vivere e raccontare, finirai con avere più rispetto per chi ne ha più di te. Imparerai a stare zitto ed ascoltare un racconto anche quando perdi e arrivi quinto o settimo, senza la petulanza di chi si sente perennemente speciale o chiamato in causa.
Ma che è sta roba? Chi è lo psicopatico autore di questa auto fellatio?
Non è Gallo, ma un grandissimo manager che cerca di erudire noi poveracci Tralasciando quindi il riferimento all’improduttività e rimanendo piuttosto al concreto della vita quotidiana, poiché io sono un manager di una multinazionale e mi ritrovo a volte ad insegnare ad altri manager provenienti da tutto il mondo, mi torna utile consigliare spesso Quiet Leadership: Winning Hearts, Minds and Matches di Carlo Ancelotti. Lo faccio perché è un tipo di leadership che trovo moderna e alla quale mi ispiro. È uno strumento che ritengo valido. Non c’è altro. È semplicemente che non ho alcun libro di Gattuso o di Sarri da consigliare e, visto che queste sono le mie esperienze e le mie esigenze, ciò fa sì che ritenga un professionista interessante ed un altro irrilevante.