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Tragedia a Cevo, in Val Camonica. L'opera, dalla struttura ricurva, fu creata per la visita a Brescia di Giovanni Paolo II nel centenario della nascita di Paolo VITragedia a Cevo, in Val Camonica, dove un ragazzo di 21 anni, Marco Gusmini, è morto in seguito al crollo del crocifisso di Wojtyla. La scultura, dalla struttura ricurva, venne creata dall'artista Enrico Job per la visita a Brescia di papa Giovanni Paolo II nel settembre del 1998. Per cause ancora da accertare la trave in legno ha ceduto e per il giovane, affetto da una leggera disabilità motoria, non c'è stato nulla da fare.
dov'è il tuo dio adesso?(cit.)
Papa Francesco mi piace, fa il Papa proprio come lo farei io. (Silvio Berlusconi)
come comico sarebbe stato un grande
La benedizione del signore
Le suore di Trento hanno ragione. Per quale motivo un istituto scolastico cattolico, gestito da religiose, dovrebbe accettare un’educatrice omosessuale? Per chi considera l’omosessualità una devianza, una triste sventura, è del tutto legittimo porsi il problema di quanto un docente gay o una docente lesbica possa agire come esempio negativo sugli alunni e le alunne.Il problema infatti non è delle suore, ma di uno stato laico e aconfessionale che finanzia le loro scuole e se ne vanta, affermando per legge (n. 62 del 2000) che quegli istituti fanno parte del sistema scolastico pubblico.Il problema è di una ministra come Stefania Giannini che a fronte di un episodio come quello della scuola di Trento cade dal pero e minaccia di agire con la “dovuta severità”, quando le basterebbe dare un’occhiata alle carte formative delle scuole cattoliche per accorgersi quali sono i requisiti richiesti ai docenti e alle docenti, come per esempio “vivere un’esemplare vita cristiana” (ovvero quella che la Chiesa ritiene tale).Il problema è di un’amministrazione come quella di Bologna che si accanisce a ignorare i risultati del referendum cittadino di poco più di un anno fa, nel quale si è affermata la volontà di reindirizzare sulle scuole materne statali e comunali i soldi pubblici destinati agli istituti parificati (la stragrande maggioranza dei quali ha un orientamento confessionale).Proprio in occasione di quel referendum ci chiedevamo quale trattamento potrebbero subire in certi istituti i maestri e le maestre che non rientrassero in determinati parametri: “A parità di preparazione professionale, una maestra divorziata avrà le stesse possibilità di essere assunta di una felicemente coniugata? E una maestra che esprimesse posizioni critiche nei confronti della Chiesa quante possibilità avrebbe di insegnare in queste scuole? Una maestra gay verrebbe valutata per la sua preparazione o verrebbe discriminata?”.L’episodio di Trento fornisce già una risposta, per quanto scontata, dato che si tratta di una contraddizione evidente per chiunque non voglia fingere di non vedere e per chi – come i suddetti amministratori – allora ci accusò di “ideologismo” e “statalismo”. Come se esistesse qualcosa di più ideologico della discriminazione sessuale o di più statalista dei finanziamenti pubblici ai privati.Il governo di centro-destra-sinistra attualmente in carica non sembra, né può essere, intenzionato a cambiare rotta in materia di finanziamenti pubblici alle scuole parificate. Proseguirà sulla stessa linea degli ultimi quindici anni, continuando a ripetere il ritornello “scuola parificata = meno costi per lo stato”. Poco importa quali siano i costi sociali, culturali, civili, di tale politica.Perché gira e rigira si torna sempre al punto di partenza: quale modello scolastico vogliamo finanziare con i nostri soldi? Vogliamo ancora garantire a tutti un’istruzione pubblica di buon livello, ispirata ai princìpi costituzionali e che quindi rifiuta e combatte le discriminazioni di ceto, confessione, etnia, orientamento sessuale, abilità, eccetera? Oppure preferiamo che i nostri soldi siano utilizzati per finanziare le scuole di ogni distinto gruppo sociale, religioso, etnico o politico? Pensiamo ancora che sia importante educare i futuri cittadini al rispetto di determinati princìpi e pratiche di convivenza tra diversi, all’accettazione delle differenze, al rispetto, all’eguaglianza, alla libertà? Oppure non ce ne frega più niente, ognuno per sé e Dio (fuori di metafora) per tutti?Il destino di questo paese, viene da dire, è contenuto in buona parte nella risposta a queste domande e non è certo roseo. Ma vale ugualmente la pena continuare a porle ai governanti e agli amministratori che fingono di non vedere i fari del camion in fondo al tunnel. Se non altro per farli sentire un po’ peggio ogni volta che si guardano allo specchio.
Lo metto qui perché mi sembra più adeguato del topic sulla religione che affronta temi spirituali.http://www.internazionale.it/opinioni/wu-ming/2014/07/21/le-suore-di-trento/Sempre ottimi.