non prendertela con me, prenditela con l' epistemologia la semiotica e il concetto di arte che si è evoluto di pari passo con la filosofia. Magari tra cento anni scriveranno trattati suoi cuochi anzichè che sui registi o gli artisti contemporanei. Per adesso sono due cose diverse e infatti hanno percorsi di studio completamente diverse. Che poi tu voglia buttare tutto nello stesso calderone sticazzi il resto del mondo non la pensa come te e infatti non vedrai mai Bottura alla biennale o Cannavacciulo alla fiera di Basilea
Non li vedrai mai...
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Piatti come opere d’arte: i 10 più stupefacenti
Il legame tra l'alta gastronomia e l'arte si fa sempre più stretto e costante: sono tantissimi gli chef che si lasciano ispirare dal mondo artistico, costruendo nel piatto delle vere opere contemporanee
DI VALENTINA DIRINDIN
7 NOVEMBRE 2021
Piatti come opere darte i 10 più stupefacenti
«La cucina è di per sé scienza, sta al cuoco farla diventare arte»: la frase è di Gualtiero Marchesi, il cuoco dei cuochi del nuovo Rinascimento della cucina italiana, colui che ha elevato la nostra passione per il cibo in qualcosa di superiore, di apprezzabile in tutto il mondo, di degno di nota per le grandi guide internazionali.
Lui, prima e più di ogni altro in Italia, ha lasciato nella storia della gastronomia nazionale piatti iconici, belli prima ancora che buoni. Uno su tutti, il Riso, oro e zafferano, piatto la cui mise en place perfetta e geometricamente e cromaticamente armonica trasformava per la prima volta una ricetta di un cuoco italiano in un’opera d’arte contemporanea.
Non è un’esagerazione: che ormai l’altissima cucina abbia una sua di dignità artistica è dato per assodato, come conferma l’interesse che il mondo della critica e le istituzioni che si dedicano all’arte hanno per le creazioni degli chef di fine dining. Ristoranti stellati che si moltiplicano all’interno dei musei di tutto il mondo e collaborazioni tra chef e artisti, che si ispirano a vicenda.
Gli esempi non si contano, a partire, tanto per citarne uno, dal MOMA di San Francisco, che ha voluto costruire una sorta di esposizione permanente dei piatti più significativi dell’altissima gastronomia internazionale, raccogliendoli e riproponendoli grazie al lavoro dello chef Corey Lee, che li ha selezionati, studiati e riproposti in un curioso progetto artistico pop up dedicato alla cucina d’autore. Oltre cento piatti, creati dagli chef più innovativi, talentuosi e influenti del mondo, sono stati proposti all’interno di In Situ, il ristorante del celeberrimo museo di arte contemporanea statunitense.
Negli ultimi decenni, il vincolo tra arte e gastronomia è diventato una vera e propria scienza e materia di una seria indagine storica», ha spiegato il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt. «Il nostro intento, in questi video, è quello di creare un legame ancora più stretto con le opere del Museo, inserendole in un contesto attuale e vitale. Il cibo dipinto e quello cucinato si incontrano così su un piano di verità che stimola l’attenzione dell’osservatore e porta alla ribalta i significati profondi e inaspettati nascosti nelle scene e nelle nature morte create dai pittori».
Quattro chef di fama internazionale e l’arte contemporanea: sono questi gli ingredienti alla base degli incontri di Eat Art – Arte in Tavola, l’iniziativa programmata dalla Fondazione De Fornaris dal 9 febbraio al 2 marzo 2015 alle 18.30, nella sala conferenze della GAM.
Grandi “artisti dei fornelli” con Danilo Eccher, spiegando quale sia il loro rapporto con l’arte contemporanea e in che modo questa abbia influenzato la loro professione di chef.
Lunedì 9 febbraio il maestro Gualtiero Marchesi incentrerà il suo intervento sul rapporto con gli artisti che gli hanno ispirato gli storici piatti: Pollock con il “Dripping di pesce”, “L’uovo al Burri”, Piero Manzoni con “Le Achrome di Branzino” e Hsiao Chin con il “Risotto mantecato al profumo di tartufi bianchi e... neri”.
Lunedì 16 febbraio il tristellato Massimo Bottura, chef dell’Osteria Francescana di Modena, parlerà della propria passione per l’arte contemporanea, che ha portato nel suo ristorante opere di Francesco Vezzoli e Maurizio Cattelan. Sono inoltre profondamente segnati dall’amore per l’arte contemporanea due dei suoi piatti più celebri: “Tutte le Lingue del Mondo” e“Camouflage”.
Protagonista dell’incontro di lunedì 23 febbraio sarà Enrico Crippa, chef del Ristorante Piazza Duomo di Alba, nel quale è possibile ammirare opere di artisti come Francesco Clemente. E non è certamente un caso che uno dei suoi piatti più apprezzati sia stato chiamato “Panna Cotta Matisse”.
Lunedì 2 marzo l’incontro sarà con Matteo Baronetto, giovane chef di Del Cambio di Torino, storico ristorante i cui decori e arredi ottocenteschi dialogano con opere di Martino Gamper, Michelangelo Pistoletto, Izhar Patkin, Pablo Bronstein e Arturo Herrera.
Eat Art – Arte in Tavola è un’iniziativa della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris alla quale ha collaborato Enrica Melossi, inserita negli appuntamenti di Expo – Exto 2015.
Al termine di ogni incontro è previsto un cocktail offerto da Excantia e Gerla.
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DIEVA PERASSO,
06 Febbraio, 2017
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Davanti alla celebre Campbell soup di Andy Warhol non vi verrà forse l’acquolina in bocca, ma come reagireste se dopo una visita al museo fosse possibile assaporare pietanze così incredibili da sembrare la continuazione dell’area espositiva?
Accade ormai da qualche tempo in diversi musei del mondo, dove il concetto di semplice ristoro dopo o durante la visita è ormai superato. Sì, perché il pasto al museo è curato come se fosse un’opera d’arte, anzi, il pasto stesso è un’opera d’arte.
COREY LEE AL MOMA DI SAN FRANCISCO
Non a caso a prepararlo sono grandi, grandissimi chef. Talvolta si è trattato di esperienze isolate, in puro stile pop-up, ma in alcuni casi l’esperienza è lì per restare - si spera -, molto a lungo.
Al Museum of Modern Art di San Francisco lo chef Corey Lee ha organizzato il menu come se stesse curando una esposizione artistica. Il menu si trasforma in galleria, e nel ristorante In Situ la collezione è ampia e tocca i migliori chef al mondo. Lo stesso Lee ha girato le migliori cucine del mondo per imparare i segreti dei colleghi (lui stesso ha un tre stelle Michelin poco lontano dal museo) e li propone nel suo menu che spazia dai piatti di Bottura a quelli di Adrià.
Direi che è già accaduto, e non solo in Italia.