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Topic: Morto Sergio Bonelli  (Letto 553 volte)

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Online Puck

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« il: Settembre 26, 2011, 15:02:27 pm »
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"Ma io mica sono un artista... sono un artigiano. Scrivilo eh!". Era così Sergio Bonelli: umile, bonario e con uno spirito paterno. D'altra parte i personaggi dei suoi fumetti li sentiva un po' come se fossero suoi figli, che ora restano senza papà. Il più importante editore di fumetti in Italia è morto a Monza poco prima di compiere 79 anni. Ora Tex, Zagor, Dylan Dog e tanti altri dovranno camminare da soli. Era vivacissimo, Bonelli. Portava avanti pressoché da solo la sua impresa, anche se lui amava dire: "La mia non è un'impresa, ma una bottega". Viveva da solo in un appartamento adiacente agli uffici della Sergio Bonelli Editore, per avere tutto sotto controllo.

Qualche settimana fa, Sergio Bonelli mi apriva le porte della sua casa editrice, che dirigeva dal 1957 dopo aver sostituito la madre Tea: "Prego, prego si accomodi. Anzi, accomodati, potresti essere mio nipote". Si entra al civico 38 di via Buonarroti e sembra di entrare in un altro mondo. Le tavole degli eroi dei fumetti appese alle pareti, albi un po' ovunque, e questo uomo grande e cono lo sguardo buono che ti invita a scoprirne le meraviglie. Nelle stanze della Sergio Bonelli editore la sensazione è di trovarsi fuori dal tempo, e di respirare il sapore di una Milano diversa, che forse non c'è più. "Tutto intorno la città cambia, ma io qui dentro mi sento al sicuro, questa è la mia isola", diceva Bonelli.

"Io mi dichiaro: non solo mi sento milanese, io mi sento proprio di Porta Magenta. La mia Milano è la zona in cui sono nato", confessava Bonelli, che durante tutta la sua vita non aveva mai lasciato il suo quartiere: "Casa, scuole, uffici: mi sono sempre mosso nel raggio di un chilometro. Da piccolo abitavo in via Rubens, a 500 metri di distanza da qui. Ma una volta 500 metri erano molti, soprattutto dal punto di vista sociale: la mia era una zona operaia, via Buonarroti invece era borghese. Passavo di qui con la Lambretta e vedevo l'immensa villa di Maria Callas. Oggi al suo posto ci sono gli uffici della mia casa editrice".

Bonelli era molto legato al passato, alla Milano dei suoi ricordi: "Amo passeggiare e rivedere i luoghi della mia infanzia: via Buonarroti, il mercato comunale di Piazza Wagner e quello di via Osoppo, dove mi portava mia nonna. Mi piace trovare le tracce del mio passato, anche se adesso è un po' tutto diverso. Vado in Corso Vercelli e in Corso Magenta e niente è uguale a prima, non c'è neanche più un'insegna dei negozi di una volta". Sergio Bonelli era un po' il simbolo della Milano romantica, grande città ma in fondo ancora paese: "Sono molto legato a una frase di mia mamma: 'Vado in piazza'", diceva con gli occhi lucidi. "Si riferiva a piazza Duomo. Quando ospitavo amici dall'estero, li portavo in centro e salutavo tutti quelli che incontravo. Lo facevo apposta per sbalordirli. Loro nelle metropoli in cui vivevano mica conoscevano tutti. Ecco, mi manca quella Milano, dove la piazza era il fulcro della vita sociale e culturale".

Bonelli conosce il fumetto da giovanissimo, grazie al padre Gianluigi, il creatore di Tex: "Mio padre era l'incarnazione dello spirito milanese", spiegava. "Lo ammiravo molto, anche se avevamo caratteri diversi. Io sono riservato, lui invece parlava con tutti e gli piaceva stare in mezzo alla gente. E poi era molto ambizioso: sperava di finire al cinema con uno dei suoi personaggi. Era molto felice quando girarono Tex e il signore degli abissi. Io invece non ho mai avuto altro desiderio che fare dei buoni fumetti, niente più. Ho passato tutta la vita a dire di quel film: 'Io non c'entro niente con quel flop'. Stessa cosa per il film su Dylan Dog, non ho voluto vedere neanche un trailer, non mi interessa". Bonelli aveva un rimpianto: "Mio padre amava Milano visceralmente. Io ho ricevuto l'Ambrogino d'oro nel 2008, ma lui l'avrebbe meritato di più. Sono felice del premio, ma a me la città non doveva niente: i miei genitori, invece, sono cresciuti insieme a lei". Padre e figlio erano diversi anche dal punto di vista fumettistico: "Lui amava Tex più di ogni altro, si sentiva un vero cowboy. Io invece mi sento molto legato a Mister No e Zagor, anche se in effetti Tex è Tex".

Eppure Bonelli amava anche il cinema: "Da ragazzo ci andavo anche due o tre volte al giorno, ma dovevo aspettare le seconde visioni al Nazionale in Piazza Piemonte o al Magenta in via Raffaello Sanzio. Appena ho potuto permettermelo, ho iniziato ad andare nelle sale di prima visione del centro. Andavo lì con un gruppo di amici e la serata si svolgeva tutta in poche centinaia di metri. Prima l’aperitivo alle Tre Gazzelle in Galleria del Corso e, dopo il film, cena dalla Bice in via Montenapoleone, da Savini in Galleria Vittorio Emanuele II o in trattoria. Poi nel corso del tempo mi sono un po' impigrito, anche se alla cena fuori non rinuncio mai. Però non scelgo mai dove andare. Per carattere mi piace lamentarmi, quindi lascio scegliere gli altri e poi li critico". Ma Bonelli aveva anche un'altra passione, più nascosta: "Adoro il calcio. Non lo dico mai a nessuno ma è così. Fino a qualche anno fa andavo sempre allo stadio: vedevo sia il Milan sia l'Inter. Ma ora non vado più, c'è troppa violenza e arroganza, il mio San Siro non esiste più".

Sergio Bonelli viveva in simbiosi con la sua casa editrice. Per molti anni ha scritto sceneggiature con lo pseudonimo di Guido Nolitta, negli ultimi anni invece si dedicava, da buon padre, a controllare che i suoi figli si comportassero bene: "Rileggo tutti gli albi almeno tre volte prima di farli uscire in edicola. I miei lettori sono fedelissimi ma esigenti, devo mantenere lo spirito dei personaggi". Ma anche il creatore di Mister No aveva un difetto: "Sono disordinatissimo. Molte volte non ritrovo degli albi. Quando mi richiedevano gli arretrati era una tragedia, facevo una fatica incredibile a ritrovare quello che mi chiedevano. Così raccontai alla stampa che c'era stato un incendio in magazzino ed era andata persa la parte più vecchia della nostra collezione. Ovviamente non era vero".

Alla sua età, Bonelli era capace ancora di emozionarsi: "Quando passo davanti alla mia vecchia scuola elementare di Piazza Sicilia e all'edicola dove da ragazzino mi compravo i fumetti mi vengono i brividi". Speriamo che i suoi figli sappiano cavarsela, ma comunque vada senza di lui quell'edicola sarà più vuota.

http://affaritaliani.libero.it/culturaspettacoli/sergio-bonelli-l-ultimo-artigiano-dei-fumetti.html

    Offline RDKRL

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    « Risposta #1 il: Settembre 26, 2011, 15:05:16 pm »
    ....sono tristissimo... R I P.......
    GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

    DeLa: "E lo vedi che sei stronzo?"

      Online demian88

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      « Risposta #2 il: Settembre 27, 2011, 00:20:45 am »
      Io sono cresciuto con i fumetti della Bonelli...Sergio non ha avuto la fortuna del padre Gianluigi, il creatore di Tex, morto oltre i 90 anni..



        Offline 'Lucas

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        « Risposta #3 il: Settembre 29, 2011, 11:52:08 am »
        Dylan Dog è l'unico fumetto che abbia mai letto veramente...RIP

          Offline Aristoteles

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          « Risposta #4 il: Novembre 04, 2011, 23:30:24 pm »
          Sono cresciuto con i suoi fumetti, o meglio "sogni - e simboli -" di carta. Riposa in pace Maestro, che l'avventura sia con te....





          è CONFERMATO IO DI CALCIO NON CAPISCO UN CAZZO

             

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