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Topic: Douglas Adams  (Letto 2388 volte)

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Offline Ford Perfect

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« il: Dicembre 24, 2011, 18:43:23 pm »
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Uno dgli scrittori più geniali di sempre.... credo lo conosciate tutti.
In questi giorni è uscito un nuovo inedito La lunga oscura pausa caffè dell'anima... ovviamente è un racconto edito post mortem ed è una nuova avventura dell'investigatore olistico Dirk Gently (un racconto assolutamente da leggere)... considerata la difficoltà di reperire questi preziosi racconti, chi è amante del genere convenga che vada ad approvvigionarsi.... :sisi:
ps:
Se qualcuno dovesse imbattersi anche negli altri racconti più rari: la raccolta rilegata di tutti i volumi della guida o il salmone del dubbio è caldamente pregato di avvisarmi.
 
ou kalon esti to kalon, alla kalon, kalon, kalon

Assioma di Cole: l'intelligenza nel mondo è una costante.... la popolazione è in aumento.

FORZA NAPOLI!!!!!!

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    « Risposta #1 il: Dicembre 29, 2011, 18:11:17 pm »
    DOUGLAS ADAMS - SICURO, SICURISSIMO, PERFETTAMENTE SICURO



    Un grande apparecchio volante sfrecciò sullo specchio d'un mare di straordinaria bellezza.

     Da metà mattina in poi viaggiò avanti e indietro descrivendo archi sempre più ampi,
     
    finché attrasse l'attenzione degli isolani, gente pacifica ghiotta di crostacei.

     Gli indigeni si radunarono sulla spiaggia e, con gli occhi socchiusi per il sole accecante,

     guardarono il cielo cercando di capire cosa fosse quell'affare lassù.


    Qualsiasi persona istruita e informata fosse capitata da quelle parti,

    osservando alcuni particolari avrebbe forse notato che l'apparecchio somigliava molto

    a un casellario: un grande casellario che qualcuno aveva forzato e che, volando,

    giaceva riverso con i cassetti per aria.
     

    Gli isolani, forniti di un diverso tipo d'istruzione,

     constatarono invece che l'aggeggio somigliava pochissimo a un'aragosta.


    Parlando concitamente, rilevarono la totale assenza di chele,
     
    il dorso rigido privo di curve e l'evidente difficoltà ad ancorarsi al terreno,

     una caratteristica, questa, che parve loro assai curiosa.

     Per un pezzo saltellarono sul suolo della loro isola per far vedere a quello stupido congegno

    che tenere i piedi in terra era la cosa più facile del mondo.


    Ma presto finirono per trovare noioso il diversivo.
     
    In fondo, poiché era chiarissimo che l'oggetto non era un'aragosta e poiché il loro mondo era benedetto

     da un'abbondante messe d'aragoste (cinque o sei dei quali - visione celestiale -

    marciavano in quel momento dalla battigia verso di loro),

     non vedevano motivo di perdere altro tempo a guardare

     e decisero di concedersi subito un bel pranzo a base di aragoste........

    GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

    DeLa: "E lo vedi che sei stronzo?"

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      « Risposta #2 il: Dicembre 29, 2011, 18:12:38 pm »

      Proprio in quella l'apparecchio si fermò di colpo a mezz'aria,
       
      poi si raddrizzò e si lanciò a capofitto nell'oceano,

       provocando una tale esplosione di spruzzi,

      che gli isolani corsero urlando a nascondersi tra gli alberi.


      Quando, pochi minuti dopo, lasciarono con cautela il loro nascondiglio,

      essi videro solo quieti cerchi concentrici sull'acqua e qualche bolla di risucchio.


      "E' strano" si dissero mangiando le migliori aragoste di tutta la Galassia occidentale:

      era la seconda volta che un fenomeno simile capitava nel giro di un anno.



      L'apparecchio che non era un'aragosta scese subito alla profondità di sessanta
       metri

      e si fermò in un cupo ambiente azzurro sospeso tra vaste masse d'acqua
      fluttuanti.

      In alto, dove il mare era cristallino,guizzò un luccicante banco
      di pesci.

      In basso, dove la luce faticava ad arrivare, il colore sfumava in un
      blu fosco e inquietante.


      Alla profondità di sessanta metri il sole filtrava poco.

       Un grande mammifero
      acquatico dalla pelle serica passò pigro accanto all'oggetto,

       lo ispezionò con
      tiepido interesse, come si fosse aspettato di trovare lì qualcosa del genere,


      poi si diresse in su,verso le strie di luce.


      L'apparecchio rimase immobile uno o due minuti per registrare dati,

       quindi
      scese di altri trenta metri. A quel punto il buio si fece ancor più fitto.


      Dopo pochi secondi le luci interne si spensero e prima che si accendessero
      quelle esterne,

      l'unico, debole vagliore visibile giunse per un istante da una
       targhetta rosa fluorescente

      su cui era scritto: ''Azeina Beeblebrox di
      recupero materiali e reperti impossibili''.


      I potenti raggi dei fari, rivolti in basso, illuminarono un grande banco di
      tarponi che fuggì via

      in agghiacciato silenzio.

      GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

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        « Risposta #3 il: Dicembre 29, 2011, 18:13:50 pm »
        Nella buia sala di controllo che occupava l'intero arco della prua smussata,


        quattro teste erano radunate davanti allo schermo del computer che analizzava
        i

        deboli segnali discontinui provenienti dagli abissi sottostanti.


        - Eccolo - disse infine il proprietario di una delle teste.
        - Possiamo affermarlo con sicurezza? -

         chiese il proprietario di un'altra
          testa.
        - E' matematicamente sicuro - replicò il proprietario della prima testa.


        - E' matematicamente sicuro che la nave naufragata sul fondo di questo oceano
          sia proprio la nave che voi

         vi eravate detti matematicamente sicuri che non
        potesse matematicamente naufragare? -

        domandò il proprietario delle due teste
         rimanenti,

         aggiungendo, con un gesto conciliante delle mani: - Beninteso, è
        una domanda innocente,la mia.
         


        I due funzionari dell'Amministrazione Sicurezza e Protezione Civile gli
        lanciarono un'occhiata gelida,

         ma l'uomo con l'impari, o meglio il pari numero
         di teste non se ne accorse.

         Tornò di corsa al suo sedile di pilota, aprì un
         paio di birre, una per sé e l'altra sempre per sé,

        poggiò i piedi sulla
        console e, attraverso l'ultravetro della nave, disse: - Ciao, piccolo - a un
        pesce che passava.


        - Signor Beeblebrox... - mormorò il funzionario più basso e meno rassicurante.


        - Si? - fece Zaphod, sbattendo la lattina appena vuotata su alcuni degli
          strumenti più sensibili.

         - Siete pronti all'immersione? Forza.
        - Ma certo - convenne Zaphod

        - Prima di tutto perché non mi dite che cosa c'è
          realmente su quella nave?
         

        - Glielo abbiamo già detto - rispose il funzionario.- Sottoprodotti.
        - Sottoprodotti.

        Sottoprodotti di che?
        - Di processi.
        - Quali processi?
        -

         Processi sicuri al cento per cento.
        - Santa Zarquana Budella! - esclamarono in coro le due teste di Zaphod.

         - Così
          sicuri che avete dovuto costruire una zarquata nave-fortezza per condurlial
        più vicino buco nero

        e scaricarceli dentro? Ma non ci sono finiti dentro,vero?


        Perché il pilota ha compiuto una deviazione per andare a pesca di aragoste,


        vero? Ah, è stato un vero ganzo, quell'uomo, ma insomma, ammettetelo,

         questa è
         pura buantropia, è pura ebefrenia,è pura schizo-aberro-anomalia,

         è... è...
        assoluta mancanza di vocaboli adatti!


        Zaphod strinse forte la rimanente lattina di birra per calmarsi.


        I due funzionari rimasero zitti.
         
        Sentivano di non poter aspirare a quel
        livello di confabulazione.
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          « Risposta #4 il: Dicembre 29, 2011, 18:15:16 pm »
          - Sentite, signori - riprese Zaphod dopo un attimo di quieta riflessione,

           -
            voglio solo sapere in che razza di pasticcio mi state ficcando.


          Puntò l'indice contro i segnali intermittenti che scorrevano sullo schermo del
          computer.

           NOn gli dicevano assolutamente nulla, ma non gli piaceva il loro
          aspetto.

           Erano pieni di strani svolazzi e numerazzi e altre brutte cose.


          - Sta per disintegrarsi, vero? - gridò. - Ha la stiva zeppa di barre d'aoristo

           
          che emanano radiazioni ipsilon o schifezze del genere capaci di abbrustolire
          questo

          settore dello spazio per zilioni di anni.

           E sta per disintegrarsi, eh?
          E' a questo che stiamo andando incontro?

          Uscirò da quel relitto di nave
          naufragata con ancora più teste?
          - Non può essere naufragata,

          signor Beeblebrox - replicò il
            funzionario. - La nave è sicura al cento per cento,

           glielo garantisco. Non
           può disintegrarsi, nel modo più assoluto.

          - Allora come mai siete così ansiosi di darle un'occhiata?
          -

           Ci piace dare un'occhiata alle cose perfettamente sicure.
          - Aaargh-uuurgh-buuurp!
          - Signor Beeblebrox -

           fece paziente uno dei funzionari. - posso ricordarle che
            ha un lavoro da fare?
          -

           Ah, si. Be', ho l'impressione che all'improvviso mi sia passata la voglia di
            farlo.

           Cosa mi credete, del tutto privo d'ogni cacchio di coso morale,

           di...
          come si chiamano quelle cose morali?
          - Scrupoli?
          - Bravo, scrupoli.

           Eh, mi credete privo di qualsiasi scrupolo morale?
          I due funzionari attesero con calma,

           tossicchiando per ingannare il tempo.


          Zaphod emise uno di quei sospiri che significano "come andremo a finire"

          e che
          avevano lo scopo di assolverlo da tutte le colpe, poi, nel suo sedile di
          pilota,
           
           si girò verso lo schermo.
          - Nave! - chiamò.
          - Seee - disse la nave.
          - Fa' quel che faccio io.


          La nave rifletté per qualche millisecondo sulla cosa e,

           dopo aver controllato
          due volte tutte le guarnizioni per servizio pesante,
           
           nel fioco bagliore delle
          sue luci cominciò a scendere piano e inesorabilmente verso i più cupi abissi
           marini.

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            « Risposta #5 il: Dicembre 29, 2011, 18:16:32 pm »
            Centocinquanta metri.
            Trecento.
            Seicento.
            Laggiù, a una pressione di quasi settanta atmosfere,

             nelle gelide profondità
             inaccessibili alla luce, la natura coltiva le sue fantasie più folli.

             Incubi
            lunghi mezzo metro mostrarono le loro orride sembianze nel bagliore dei fari,


            e dopo un lungo sbadiglio si reimmersero nella fitta oscurità.
            Settecentocinquanta metri.


            Colpevoli segreti con occhi innestati su peduncoli guizzarono accanto ai vaghi
             contorni delle luci della nave.

             finché a un certo punto si riuscì a individuare
            una forma ben distinta da tutto il resto.

             Simile a un'enorme fortezza
             cilindrica inclinata su un fianco, 

            a metà della sua estensione si allargava
            sensibilmente per accogliere il massiccio ultrafasciame

            che rivestiva le
             cruciali stive e che, a detta dei progettisti,

             avrebbe dovuto renderla la più
            sicura e inespugnabile di tutte le navi mai costruite.

             Prima del varo lo
             speciale rivestimento era stato sottoposto a un collaudo spietato: badilate,
            bastonate,

             esplosioni e tutti i colpi che i progettisti sapevano sopportabili
            e che gli avevano fatto assestare

            per dimostrare che li avrebbe sopportati.


            Nella cabina il silenzio carico di tensione si caricò di ulteriore tensione


            quando divenne chiaro che era proprio quella sezione a essersi spaccata
            nettamente in due.


            - Di fatto la nave è sicurissima - dichiarò uno dei funzionari

            - E' costruita
              in maniera che se anche si squarciasse,

            il carico della stiva non potrebbe
            assolutamente essere intaccato.



            Millecentosessantaquattro metri.


            Quattro pressurmute intelligenti uscirono pian piano dal boccaporto aperto
            della scialuppa di salvataggio e,

             rischiarate dal fascio luminoso delle sue
             luci,

             si diressero verso la mostruosa sagoma che spiccava cupa nella notte
            marina.

             Si muovevano con goffa grazia, come fossero prive di peso

            nonostante
            gravasse su di loro un intero mondo d'acqua.


            Con la testa destra Zaphod scrutò la nera immensità sopra di se

             e per un
             attimo la sua mente cacciò un muto urlo d'orrore.
            GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

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              « Risposta #6 il: Dicembre 29, 2011, 18:18:14 pm »
              Buttò un'occhiata a sinistra
              e fu lieto di vedere che l'altra testa guardava tranquilla

              la partita di
              ultracricket brockiano in onda sul monitor del casco.

               Dietro di lui, alla sua
              sinistra,

               procedevano i due funzionari dell'Amministrazione Sicurezza e
              Protezione Civile;

               davanti a lui, alla sua destra, camminava la muta vuota,


              che trasportava gli strumenti e li guidava sondando il terreno.


              Giunsero accanto all'enorme squarcio prodottosi dall'astronave, la Bunker
              Dureterna,

               e illuminarono la voragine con le torce. Tra le paratie spesse
              una sessantina di centimetri e

              orribilmente accartocciate, si intravedevano
              macchinari a pezzi.

               Si era accasata lì una famiglia di grandi anguille
              trasparenti,
               
              che pareva gradire la nuova abitazione.
              La muta vuota li precedette,
               
              esaminando tutta l'estensione dell'immensa carena
               scura della nave

              e cercando di aprire le camere stagne.

               La terza che provò si
              schiuse piano, a poco a poco. I tre si radunarono lì,

               aspettando lunghi minuti
               che i meccanismi di pompaggio se la vedessero con
               
              la spaventosa pressione
              esercitata dall'oceano e la sostituissero gradualmente
               
              con l'altrettanto
              spaventosa pressione dell'aria e dei gas inerti.

              Alla fine il portello interno
              si aprì ed entrarono nella buia stiva della Bunker Dureterna.


              Bisognò oltrepassare molte altre porte ermetiche Tiene-duro-sicuro,

               ognunoa delle quali venne aperta dai funzionari con una serie di chiavi quarchiche.
               
              Si
              ritrovarono presto così all'interno dei forti campi di sicurezza,

               e la
              partita di ultracricket si vide sempre meno
               
              e Zaphod dovette cambiar canale e
              sintonizzarsi sui videoclip rock,

               le cui onde non conoscevano barriera di
              pianeta o dimensione.
              GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

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                « Risposta #7 il: Dicembre 29, 2011, 18:19:43 pm »
                Varcata l'ultima porta, emersero in un vasto ambiente dall'aria sepolcrale.


                Zaphod diresse la torcia verso la parete di fronte

                e illuminò in pieno una
                faccia che urlava con gli occhi sbarrati.


                Cacciando un urlo poco meno agghiacciante,

                lasciò cadere la torcia e crollò
                sul pavimento,

                o meglio su un corpo che giaceva lì indisturbato da sei mesi e
                che reagì all'improvviso urto

                esplodendo con grande violenza.

                 Zaphod si chiese
                quale fosse la reazione più opportuna,

                 e dopo una breve ma animata discussione
                interna decise

                che la soluzione migliore era senza dubbio svenire.


                Quando rinvenne, pochi minuti dopo, finse di essersi dimenticato chi era,


                dov'era e come fosse finito lì,ma non convinse nessuno.

                 Allora finse che la
                 memoria gli fosse tornata così repentinamente da procurargli uno choc

                e farlo
                svenire di nuovo, ma la muta vuota (per la quale cominciava a nutrire viva
                antipatia)

                lo aiutò, contro la sua volontà, a tirarsi su e lo costrinse a
                 venire a patti con la situazione.


                L'ambiente, illuminato in maniera fioca e intermittente, era sgradevole sotto
                molti aspetti,
                 
                 il più cospicuo dei quali era rappresentato dalla pittoresca
                 collocazione delle membra

                del defunto e compianto ufficiale di rotta,
                sparpagliate sul pavimento, le pareti,

                il soffitto e soprattutto la parte
                inferiore della muta di Zaphod. 

                La scena era talmente orrida che non vi
                accenneremo più per il resto della storia:

                 ci limiteremo qui a riferire che
                Zaphod vomitò dentro la sua muta,

                poi se la tolse e, dopo opportune modifiche
                al casco, la scambiò con quella vuota.
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                  « Risposta #8 il: Dicembre 29, 2011, 18:21:40 pm »
                  Purtroppo, sentendo il disgustoso
                  fetore che aleggiava per la nave

                  e vedendo la sua ex muta girare tranquilla
                  con ghirlande d'intestini putrefatti addosso,

                   vomitò di nuovo nella muta
                  appena indossata, provocando un problema con cui dovettero convivere

                  sia lui
                  sia la sua bardatura.
                  Be', ormai il peggio era passato. Ormai niente più orrori.


                    Per lo meno, niente più orrori di quel tipo.


                  Il proprietario della faccia urlante si era calmato un po'

                  ed emetteva
                  borborigmi incoerenti dentro il grande serbatoio a sospensione di emergenza
                   pieno di liquido giallo.


                  - Che cosa folle - balbettò - Folle! Gli avevo detto che avremmo potuto
                    benissimo pescare l'aragosta

                  sulla strada del ritorno, ma lui non voleva
                   sentir ragioni.

                   Una vera ossessione, la sua!

                  Vi fate mai prendere da una
                  simile foia per le aragoste? Io no, mai.

                  Hanno una carne gommosa e stopposa,

                   e
                   poi non sono nemmeno tanto saporite, vi pare? Preferisco di gran lunga le
                   capesante,
                   
                  e gliel'avevo pure detto. Oh, se gliel'avevo detto, per Zarquon!


                  Zaphod contemplò quell'incredibile essere che,

                  attaccato a innumerevoli
                  cannule di sostentamento,

                  agivata le braccia nella vasca borbottando parole
                  che gli altoparlanti trasmettevano per tutta la nave,

                   facendola rimbombare
                  sinistramente di suoni minacciosi,

                   simili a echi provenienti da lontani
                  corridoi.


                  - E' stato li' che ho sbagliato! - urlò l'uomo fuori di sé.

                  - Ho detto che
                    preferivo le capesante e

                  lui ha replicato che le preferivo perché non avevo
                  mai assaggiato le vere aragoste
                   ,
                   le aragoste del paese da cui provenivano i
                  suoi avi, che era proprio questo qui.

                  E me l'avrebbe dimostrato quant'erano
                  buone,

                  ha detto: l'aragosta delle sue parti valeva un intero viaggio,


                  figuriamoci se non valeva la piccola deviazione che bisognava fare nel nostro
                  caso.

                   La nave? Oh, quella la sapeva governare benissimo nell'atmosfera.

                   Per
                  Zarquon, che follia, che follia!
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                    « Risposta #9 il: Dicembre 29, 2011, 18:23:08 pm »
                     - L'uomo si interruppe e roteo' gli occhi come
                     se il mondo

                    gli avesse fatto rintoccare una campana nella mente.

                     - La nave
                    uscì dal controllo - riprese. - Che bufala, che buscherata, che castroneria!

                     E
                     solo per dimostrare che erano buone le aragoste, un crostaceo molto
                    sopravvalutato!

                    Scusate se continuo a parlare di aragoste, poi cercherò di
                    smettere;

                    ma sempre alle maledette ho pensato per tutto il mio soggiorno in
                     questa vasca.

                    Vi rendete conto di cosa significhi stare confinati in una nave
                     

                    con le stesse persone per mesi e mesi,

                     essere costretti a mangiare schifezze e
                    sentire per tutto il tempo uno dei compagni blaterare di aragoste?

                    E vi
                    rendete conto di cosa significhi poi galleggiare in una vasca per sei mesi
                    pensando alle aragoste?

                    Prometto che dopo non parlerò mai più di aragoste,
                    anzi lo giuro.

                     Aragoste, aragoste, aragoste, basta!

                     Credo di essere l'unico
                     sopravvissuto.

                    Sono l'unico che è riuscito ad arrivare al serbatoio di
                    emergenza prima che ci inabissassimo.

                     Ho inviato l'SOS, poi c'è stato
                     l'impatto. Che disastro, eh? Un vero disastro.

                     E tutto perché quel cretino era
                    ghiotto di aragoste.

                    Vi sembrano sensati i miei discorsi?

                    Faccio molta fatica
                    a capire se lo sono.


                    Fissò i tre con aria supplichevole,

                     mentre la sua mente pareva tornare
                    lentamente sulla terra ondeggiando come una foglia d'autunno.

                    Poi batté le
                    palpebre e gettò loro un'occhiata obliqua,

                     come una scimmia che osservasse un
                     insolito pesce.

                     Con le dita raggrinzite dal liquido grattò la parete di vetro
                     del serbatoio in un gesto strano.

                     Dense bollicine gli uscivano dalla bocca e
                     dal naso,

                     si fermavano tra i capelli simili a stracci e procedevano in su.

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                      « Risposta #10 il: Dicembre 29, 2011, 18:24:27 pm »
                      - Oh, Zarquon, oh, cielo - mormorò pietosamente - sono stato trovato, sono
                        stato salvato!


                      - Si - fece secco uno dei funzionari, - è stato trovato, finalmente.

                       - Si
                        avvicinò al computer principale al centro della stanza e diede una rapida
                       occhiata

                      ai maggiori circuiti di controllo della nave per vedere i rapporti
                       sui danni.


                      - Le camere delle barre di aoristo sono intatte - disse.


                      - Cacchio di can che fugge! - ringhiò Zaphod.

                       - Allora ci sono davvero delle barre di aoristo a bordo!


                      Le barre di aoristo erano macchinari utilizzati

                      da un'industria energetica
                       ormai fortunatamente obsoleta.
                       
                      Quando la caccia a nuove fonti di energia era
                       divenuta spasmodica,

                      un giovane brillante aveva compreso d'un tratto che

                      uno
                      dei luoghi in cui l'energia disponibile

                      non era stata tutta consumata era...
                      il passato.

                       E, pieno di quell'entusiasmo che simili intuizioni tendono a
                       suscitare,

                       la sera stessa aveva inventato il metodo di produzione.

                       Nel giro di
                      un anno enormi tratti di passato erano stati prosciugati di tutta l'energia,


                      finendo per dissolversi.

                       Chi affermava che il tempo andato non doveva essere
                       sfruttato

                       a quel modo era stato accusato di crogiolarsi

                      in un sentimentalismo
                      rovinosamente costoso.

                       Le epoche trascorse erano divenute una fonte energetica
                      assai ricca,

                      pulita ed economica: si poteva sempre creare qualche Riserva
                      Naturale del Passato

                       se qualcuno era disposto a pagarne la manutenzione,

                       e
                      quanto all'idea che prosciugare il passato impoverisse il presente,

                       poteva
                      anche essere viva in minima parte,

                       ma gli effetti non erano quantificabili e
                       non bisognava perdere il senso delle proporzioni.

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                        « Risposta #11 il: Dicembre 29, 2011, 18:26:09 pm »
                        Solo quando si comprese che il presente veniva davvero impoverito perché i
                         bastardi egoisti,

                         saccheggiatori e dissipatori del futuro procedevano allo
                        stesso identico sfruttamento,

                         ci si rese conto che ogni singola barra di
                         aoristo

                        e il terribile segreto della loro struttura andavano distrutti per
                        sempre.

                         Tutti proclamarono che bisognava eliminarli per il bene dei nonni e
                         dei nipoti,

                         ma naturalmente li eliminarono per amore dei nipoti dei nonni e
                        dei nonni dei nipoti.


                        Il funzionario dell'Amministrazione e Protezione Civile scrollò le spalle,
                        minimizzando.


                        - Sono sicurissime . dichiarò. Poi, buttando un'occhiata a Zaphod,

                         di colpo
                          aggiunse con insolita franchezza:

                        - C'è di peggio, a bordo. O almeno -
                        aggiunse battendo l'indice su un monitor

                         - spero che sia a bordo.
                        - Cosa diavolo ti salta in testa di dire? - lo investì il collega.


                        L'altro scrollò di nuovo le spalle. - Non ti preoccupare .

                         replicò. - Può
                        raccontare quello che vuole: nessuno gli crederà mai.

                        Ecco perché abbiamo
                        deciso di usare lui invece di procedere in maniera ufficiale,

                         no? Più assurda
                        sarà la sua storia,

                        più farà la figura dell'avventuriero hippy che s'è
                        inventato tutto.

                         Se anche riferisse questa stessa frase, apparirebbe un
                        paranoico. - Sorrise amabilmente a Zaphod,

                         che ribolliva di rabbia dentro la
                        sua muta piena di vomito.

                         - Può accompagnarci, se vuole - concluse.

                        - Vede? - fece il funzionario,

                        esaminando le guarnizioni esterne di
                          ultratitanio della stiva contenente le barre di aoristo.

                         - Perfettamente
                        sicure, perfettamente a posto.


                        Disse lo stesso quando arrivarono alla stiva

                        in cui erano immagazzinate
                         spaventose armi chimiche,

                         un solo cucchiaino delle quali bastava a infettare
                        fatalmente un intero pianeta.


                        Disse lo stesso quando controllarono la stiva dei micidiali composti
                        zeta-attivi,
                         
                        un solo cucchiaino dei quali poteva far saltare in aria un intero
                        pianeta.


                        Disse lo stesso quando esaminarono la stiva dei terribile composti
                        teta-attivi,
                         
                        un solo cucchiaino dei quali avrebbe riempito di radiazioni un
                         intero pianeta.


                        - Sono contento di non essere un pianeta - mormorò Zaphod.


                        - Se anche lo fosse non avrebbe nulla da temere - proclamò il funzionario
                         

                         dell'Amministrazione di Sicurezza e Protezione Civile. - I pianeti sono
                        sicurissimi.

                        A meno che... - S'interruppe di colpo.
                        GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

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                          « Risposta #12 il: Dicembre 29, 2011, 18:27:47 pm »
                           Si stavano avvicinando
                          alla stiva più vicina al punto in cui

                           la poppa della Bunker Dureterna
                          era squarciata.

                          Il corridoio,lì, appariva contorto e deformato,
                           
                          e il
                          pavimento era pieno di macchie umide e appiccicose.


                          - Ehm ehm - disse. - Ehm ehm e doppio ehm ehm.


                          - Che cosa c'è in questa stiva? - domandò Zaphod.


                          - Sottoprodotti - fu la risposta, seguita da silenzio.


                          - Sottoprodotti... di che? - mormorò Zaphod.


                          I due funzionari rimasero zitti.

                           Esaminarono con cura la porta della stiva e
                          videro che le guarnizioni e

                          rano state divelte dalle stesse forze che avevano
                          deformato l'intero corridoio.

                           Uno di loro toccò piano la porta, che si aprì al
                          suo tocco.

                          Dentro era buio: si scorgevano solo due fioche luci gialle
                          abbastanza all'interno.


                          - Di che? - sibilò Zaphod.
                          Il primo funzionario si girò verso il secondo.


                          - C'è una capsula di salvataggio che l'equipaggio avrebbe dovuto usare per
                           

                           abbandonare la nave prima del tuffo nel buco nero - disse.

                           - Credo sia bene
                           verificare se c'è ancora.

                           - Il collega annuì e se ne andò senza proferire
                           verbo.


                          Il primo funzionario fece segno a Zaphod di entrare.

                           Le grandi, fioche luci
                          gialle brillavano a circa sei metri da loro.


                          - Il motivo per cui tutte le altre cose della nave sono, come ho detto,

                           sicure
                            è che nessuno è abbastanza pazzo da usarle - osservò pacato.
                           
                          - Nessuno. Per
                          lo meno, nessuna persona così pazza riuscirebbe mai ad avvicinarsi a esse.


                          Qualunque individuo fosse così matto o pericoloso

                          farebbe subito scattare un
                          campanello d'allarme negli altri.

                          La gente sarà pure stupida, ma non
                           tanto stupida.


                          - Sottoprodotti - sibilò di nuovo Zaphod

                          (era costretto a sibilare per non far
                            sentire il tremito della sua voce).
                           
                          - Sottoprodotti di che?
                          - Ehm, degli Stilisti.
                          - Dei che i?
                          -

                           La Sirius Cybernetic Corporation ricevette enormi finanziamenti

                          per
                            progettare e produrre personalità sintetiche

                          da vendere su ordinazione.

                          I
                          risultati furono uniformemente disastrosi.
                          GRANDEZZA E PROGRESSO MORALE DI UNA NAZIONE SI POSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI. MAHATMA GANDHI

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                            « Risposta #13 il: Dicembre 29, 2011, 18:28:53 pm »
                            Tutte le "persone" e le
                            "personalità" consistevano in un miscuglio di caratteristiche

                            che non potevano
                            proprio coesistere nelle forme di vita presenti in natura.

                            Per lo più i
                             sintetici erano solo poveri, patetici disadattati,

                             ma alcuni erano molto,
                            molto pericolosi.

                             Pericolosi perché non facevano scattare il campanello
                            d'allarme degli altri.

                            Attraversavano le situazioni come gli spettri
                             attraversano i muri,

                             perché nessuno individuava il pericolo.


                            I più pericolosi di tutti risultarono tre soggetti identici,

                             che furono messi
                             in questa stiva perché saltassero in aria con la nave fuori di questo
                            universo.

                             Non sono cattivi, anzi sono tipi piuttosto simpatici e alla mano.

                            Ma
                            sono le creature più pericolose che siano mai vissute,

                             perché non c'è niente
                            che non facciano di quanto è loro permesso di fare

                             e non c'è niente che non
                             venga loro permesso di fare...


                            Zaphod guardò le fioche luci gialle,
                             
                            le due fioche luci gialle.

                            Quando i suoi
                            occhi si furono abituati al bagliore,

                             vide che le due luci illuminavano una
                            terza area, dove c'era qualcosa di rotto.

                             Macchie umide e appiccicose
                            luccicavano qui e là sul pavimento.


                            Zaphod e il funzionario s'incamminarono con cautela verso le luci.

                             In quella,
                            quattro parole crepitarono forte nell'auricolare dei loro caschi.


                            - La capsula è scomparsa - comunicò in cuffia l'altro funzionario.


                            - Rintracciala! - ringhiò quello che stava con Zaphod.

                             - Scopri dove si è
                              diretta.

                             Dobbiamo assolutamente sapere dov'è andata!


                            Zaphod si avvicinò a una grande porta di vetro smerigliato.

                             DI là da essa si
                            vedeva un serbatoio pieno di denso liquido giallo

                             nel quale galleggiava un uomo
                            dall'aria amabile.

                             Un uomo con il volto solcato da piacevoli rughe
                            d'espressione,

                             che pareva fluttuare felice e sorridere fra sé.


                            Un altro conciso messaggio giunse d'un tratto negli auricolari.

                            Il secondo
                            funzionario aveva identificato il pianeta verso il quale la capsula di
                            salvataggio

                             era diretta: si trovava nel Settore galattico ZZ9 Plurale Z Alfa.


                            L'uomo cordiale che galleggiava nel serbatoio pareva borbottare piano fra sé,


                            come già aveva fatto il copilota nella sua vasca.

                            Bollicine gialle gli
                            imperlavano le labbra.

                             Zaphod trovò un piccolo altoparlante vicino al
                            serbatoio e lo accese.

                             Sentì l'uomo mormorare di una città scintillante che
                            sorgeva su una collina.


                            E sentì il funzionario della Protezione Civile ordinare che il pianeta dello
                             ZZ9 Plurale Z Alfa

                            fosse reso "perfettamente sicuro".
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                              « Risposta #14 il: Dicembre 29, 2011, 18:30:36 pm »
                              ....Finito!...un piccolo omaggio a Douglas Adams e ai suoi ammiratori...si tratta dell'ultimo racconto rimasto incompiuto.....  :pugno: ......
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