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Topic: Che libro hai letto/stai leggendo?  (Letto 181602 volte)

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Online Arch Stanton

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« Risposta #1365 il: Ottobre 20, 2015, 09:59:20 am »
Però i grandi della letteratura europea del '900 tendono ad essere belli pesantucci. Io dopo aver letto e imparato a campare leggendo Proust (lo adoro, per inciso), che è totalizzante e volutamente ostico, non faccio tanta fatica a considerare Hemingway il più grande scrittore della storia dell'umanità (vorrei specificare che non sto scherzando :look:) per quella formalità dei racconti che ha formato il suo marchio di fabbrica e che me lo fa venerare alla follia. La letteratura americana mi pare che si sia mossa partendo dalla linearità della narrazione per sviluppare il racconto, raggiungendo livelli stilistici e di sviluppo della trama enormi. Magari un Kerouac conterrà temi più generici, ma Sulla strada è un libro di 400 pagine che si legge in 3 giorni e questo è un merito enorme, secondo me. Ma veramente non ti piace Carver? Per me fu sconvolgente, se leggi questo racconto senza piangere ti tolgo il saluto. :look: L'interruzione improvvisa e il minimalismo dei racconti di Carver, emotivamente, sono una delle cose più toccanti che mi siano capitate di leggere insieme a Hemingway.

Io Stephen King non l'ho mai letto per colpa di Carpenter e Il seme della follia. :look: Infinite Jest non riuscii a finirlo, figurati se posso averlo fatto con Pynchon, L'incanto del lotto 49 ce l'ho ancora in libreria a prendere la polvere, ma Pynchon è un caso a parte, un folle che ti butta davanti agli occhi dei concetti difficilissimi e che non ti accompagna nemmeno per farteli capire. Viratell tu, ti dice. Prova a leggere qualcosa di Delillo, Underworld e Rumore Bianco non credo proprio che non ti piacciano, soprattutto il secondo.
Si, è vero che sono pesanti ma io li preferisco all'asciutta narrativa made in USA. Carver tra tutti è il mio preferito, per dirla alla Fernanda Pivano di cui oggi leggevo un introduzione a un suo racconto "i personaggi di Carver sono rappresentati mentre vivono la loro vita smorta, svolgendo lavori smorti in luoghi smorti; ma la loro anima non è mai smorta ed è in queste anime doloranti che Carver scava con la sua poesia tanto ricca di umanità quanta parca di parole". Tutto questo è vero ed è bellissimo, ma io preferisco il doppio livello, la metafora l'allegoria Kafkiana al minimalismo Carveriano o di Hemingway.
Hemingway ha fatto scuola proprio perchè la sua prosa ti invoglia a scrivere, anche se è un errore pensare che possa essere a livello di tutti, però quando lo leggi dici, cazzo posso scrivere pure io. Cosa che non pensi se leggio Fedor o Tolsoj o Proust, o resti basito dinanzi al loro genio o ti rompi così tanto le palle che appendi il mattone.
Delillo non l'ho mai letto, devo provare.

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    « Risposta #1366 il: Ottobre 20, 2015, 10:15:21 am »
    Si, è vero che sono pesanti ma io li preferisco all'asciutta narrativa made in USA. Carver tra tutti è il mio preferito, per dirla alla Fernanda Pivano di cui oggi leggevo un introduzione a un suo racconto "i personaggi di Carver sono rappresentati mentre vivono la loro vita smorta, svolgendo lavori smorti in luoghi smorti; ma la loro anima non è mai smorta ed è in queste anime doloranti che Carver scava con la sua poesia tanto ricca di umanità quanta parca di parole". Tutto questo è vero ed è bellissimo, ma io preferisco il doppio livello, la metafora l'allegoria Kafkiana al minimalismo Carveriano o di Hemingway.
    Hemingway ha fatto scuola proprio perchè la sua prosa ti invoglia a scrivere, anche se è un errore pensare che possa essere a livello di tutti, però quando lo leggi dici, cazzo posso scrivere pure io. Cosa che non pensi se leggio Fedor o Tolsoj o Proust, o resti basito dinanzi al loro genio o ti rompi così tanto le palle che appendi il mattone.
    Delillo non l'ho mai letto, devo provare.

    Spiacente, ma non sei autorizzato a visualizzare il contenuto degli spoiler.


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      « Risposta #1367 il: Ottobre 20, 2015, 10:48:39 am »
      Spiacente, ma non sei autorizzato a visualizzare il contenuto degli spoiler.


      :look:
      Ma questo viene dal film Cosmopolis di Cronenberg che è proprio bruttino. Delillo è molto più sottile e meno retorico nel descrivere la vita americana, ecco perché molti in lui leggono una banale descrizione di eventi insignificanti, soltanto che Delillo si spiega in piccoli e brevi passaggi di meraviglia:

      Heinrich continuò a guardare attraverso il lunotto, dando di piglio al binocolo quando la scena
      cominciò a svanire in distanza. Ci descrisse in dettaglio numero e dislocazione dei corpi, i segni della
      slittata, i danni ai veicoli. Quando l'incidente non fu più visibile, si mise a parlare di tutto ciò che era
      successo da quando si era sentita la sirena antiaerea a cena. Ne parlava in toni entusiasti, con un senso
      di godimento di ciò che di vivido e inatteso era occorso. Io pensavo che fossimo tutti nel medesimo
      stato mentale, soggiogati, preoccupati, confusi. Non mi era venuto in mente che a uno di noi tali eventi
      potessero apparire vivacemente stimolanti. Lo osservai nello specchietto retrovisore. Era
      scompostamente seduto, con addosso la sua giacca mimetica dalle chiusure in velcro, felicemente
      immerso nel disastro. Parlava della neve, del traffico, della gente che arrancava faticosamente. Calcolò a
      quale distanza potessimo essere dal campeggio abbandonato, che tipo di sistemazione rudimentale
      potesse esservi disponibile. Non l'avevo mai sentito occuparsi di qualcosa con godimento tanto
      caloroso. Era praticamente euforico. Evidentemente sapeva che potevamo morire tutti. Che fosse una
      specie di esaltazione da fine del mondo? Che cercasse una distrazione dalle proprie minuscole miserie in
      un evento violento e travolgente? La sua voce tradiva una voglia matta di un po' di orrori.

      Si, è vero che sono pesanti ma io li preferisco all'asciutta narrativa made in USA. Carver tra tutti è il mio preferito, per dirla alla Fernanda Pivano di cui oggi leggevo un introduzione a un suo racconto "i personaggi di Carver sono rappresentati mentre vivono la loro vita smorta, svolgendo lavori smorti in luoghi smorti; ma la loro anima non è mai smorta ed è in queste anime doloranti che Carver scava con la sua poesia tanto ricca di umanità quanta parca di parole". Tutto questo è vero ed è bellissimo, ma io preferisco il doppio livello, la metafora l'allegoria Kafkiana al minimalismo Carveriano o di Hemingway.
      Hemingway ha fatto scuola proprio perchè la sua prosa ti invoglia a scrivere, anche se è un errore pensare che possa essere a livello di tutti, però quando lo leggi dici, cazzo posso scrivere pure io. Cosa che non pensi se leggio Fedor o Tolsoj o Proust, o resti basito dinanzi al loro genio o ti rompi così tanto le palle che appendi il mattone.
      Delillo non l'ho mai letto, devo provare.
      Non avere paura e abbraccia pure Faulkner. Hemingway è il piacere di leggere, è come parlare a un amico. L'unico che è riuscito ad avvicinarsi secondo me è Salinger, però poi è impazzito totalmente. :look: Un altro che devo leggere è Saul Bellow.

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        « Risposta #1368 il: Ottobre 20, 2015, 10:53:09 am »
        Ma questo viene dal film Cosmopolis di Cronenberg che è proprio bruttino. Delillo è molto più sottile e meno retorico nel descrivere la vita americana, ecco perché molti in lui leggono una banale descrizione di eventi insignificanti, soltanto che Delillo si spiega in piccoli e brevi passaggi di meraviglia:

        Heinrich continuò a guardare attraverso il lunotto, dando di piglio al binocolo quando la scena
        cominciò a svanire in distanza. Ci descrisse in dettaglio numero e dislocazione dei corpi, i segni della
        slittata, i danni ai veicoli. Quando l'incidente non fu più visibile, si mise a parlare di tutto ciò che era
        successo da quando si era sentita la sirena antiaerea a cena. Ne parlava in toni entusiasti, con un senso
        di godimento di ciò che di vivido e inatteso era occorso. Io pensavo che fossimo tutti nel medesimo
        stato mentale, soggiogati, preoccupati, confusi. Non mi era venuto in mente che a uno di noi tali eventi
        potessero apparire vivacemente stimolanti. Lo osservai nello specchietto retrovisore. Era
        scompostamente seduto, con addosso la sua giacca mimetica dalle chiusure in velcro, felicemente
        immerso nel disastro. Parlava della neve, del traffico, della gente che arrancava faticosamente. Calcolò a
        quale distanza potessimo essere dal campeggio abbandonato, che tipo di sistemazione rudimentale
        potesse esservi disponibile. Non l'avevo mai sentito occuparsi di qualcosa con godimento tanto
        caloroso. Era praticamente euforico. Evidentemente sapeva che potevamo morire tutti. Che fosse una
        specie di esaltazione da fine del mondo? Che cercasse una distrazione dalle proprie minuscole miserie in
        un evento violento e travolgente? La sua voce tradiva una voglia matta di un po' di orrori.
        Non avere paura e abbraccia pure Faulkner. Hemingway è il piacere di leggere, è come parlare a un amico. L'unico che è riuscito ad avvicinarsi secondo me è Salinger, però poi è impazzito totalmente. :look: Un altro che devo leggere è Saul Bellow.

        ma sicuramente.
        il film di cronenberg può non piacere per come è diretto, ma mi è sembrato molto fedele al Cosmopolis libro, proprio nello spirito dell'opera.

        bello il passaggio che hai riportato
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          « Risposta #1369 il: Ottobre 20, 2015, 11:08:33 am »
          ma sicuramente.
          il film di cronenberg può non piacere per come è diretto, ma mi è sembrato molto fedele al Cosmopolis libro, proprio nello spirito dell'opera.

          bello il passaggio che hai riportato
          Secondo me il film spiattella troppo quello che nel libro è discreto e nascosto, intendevo questo. Comunque una cosa che mi spaventa di Stephen King è la lunghezza, io vedo i suoi libri e sono quasi tutti dei mattoni, anche se non si diventa scrittore da best seller senza essere scorrevoli e semplici da leggere, però i mattoni mi hanno sempre spaventato, non ci posso fare niente. Sto leggendo Proust non come mero piacere letterario ma come esperienza didattica di vita, per me la Recherche non è un romanzo ma un insegnamento, giusto per chiarire l'argomento mattoni. :look:

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            « Risposta #1370 il: Ottobre 20, 2015, 11:23:27 am »
            Secondo me il film spiattella troppo quello che nel libro è discreto e nascosto, intendevo questo. Comunque una cosa che mi spaventa di Stephen King è la lunghezza, io vedo i suoi libri e sono quasi tutti dei mattoni, anche se non si diventa scrittore da best seller senza essere scorrevoli e semplici da leggere, però i mattoni mi hanno sempre spaventato, non ci posso fare niente. Sto leggendo Proust non come mero piacere letterario ma come esperienza didattica di vita, per me la Recherche non è un romanzo ma un insegnamento, giusto per chiarire l'argomento mattoni. :look:

            Io King proprio nunn o sopporto, e quindi nunn o supporto :look:

            il fatto della lunghezza è una sua caratteristica. Lo spiegarono bene Tarantino e Rodriguez nel dietro le quinte di Dal tramonto all'alba. Dicevano che King scrive di proposito dei preamboli infiniti di una lunghezza a tratti sconcertante perchè la sua intenzione è farti affezionare il più possibile ai personaggi prima che le peggiori sciagure si abbattano su di loro. Come li vuoi bene te li sciarma e quindi ti fa rimanere una merda.

            Ma king ci riesce pure, quello che non sopporto di lui è che queste lungaggini a me personalmente fanno perdere d'interesse, non vedo in King la descrizione della società occidentale come ce la vede un dexter, è più forte di me. Vedo solo tanta furbizia e ultimamente ho la sensazione che la sua fantasia stia scemando sempre di più, non sa cosa inventarsi, tipo le ultime vergognose stagioni dei Simpson.

            Per quanto riguarda il pregiudizio verso il genere horror o comunque verso uno scrittore che si focalizza su un genere, per quanto mi riguarda sto pregiudizio non ce l'ho, neanche nei confronti di King.
            A me piacciono molto James Ellroy che scrive solo noir, Chandler che scriveva solo gialli e Philip K. Dick che era meraviglioso quando scriveva fantascienza e mediocre quando scriveva romanzi classici.
            Anzi, io adoro gli artisti che per una vita portano avanti un discorso su un genere, facendolo talvolta andare avanti nella Storia. Sotto questo punto di vista King lo ammiro pure (anche se qualcosina di non horror l'ha scritta).

            Ma comunque nun me piace proprio, c'aggia fa :look:
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              « Risposta #1371 il: Ottobre 20, 2015, 11:30:24 am »
              Sotto questo punto di vista King lo ammiro pure (anche se qualcosina di non horror l'ha scritta).

              Ma comunque nun me piace proprio, c'aggia fa :look:
              Miglio verde, le ali della libertà ...qualcosina  :look: :rofl: :look:
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                « Risposta #1372 il: Ottobre 20, 2015, 11:37:19 am »
                Io King proprio nunn o sopporto, e quindi nunn o supporto :look:

                il fatto della lunghezza è una sua caratteristica. Lo spiegarono bene Tarantino e Rodriguez nel dietro le quinte di Dal tramonto all'alba. Dicevano che King scrive di proposito dei preamboli infiniti di una lunghezza a tratti sconcertante perchè la sua intenzione è farti affezionare il più possibile ai personaggi prima che le peggiori sciagure si abbattano su di loro. Come li vuoi bene te li sciarma e quindi ti fa rimanere una merda.

                Ma king ci riesce pure, quello che non sopporto di lui è che queste lungaggini a me personalmente fanno perdere d'interesse, non vedo in King la descrizione della società occidentale come ce la vede un dexter, è più forte di me. Vedo solo tanta furbizia e ultimamente ho la sensazione che la sua fantasia stia scemando sempre di più, non sa cosa inventarsi, tipo le ultime vergognose stagioni dei Simpson.

                Per quanto riguarda il pregiudizio verso il genere horror o comunque verso uno scrittore che si focalizza su un genere, per quanto mi riguarda sto pregiudizio non ce l'ho, neanche nei confronti di King.
                A me piacciono molto James Ellroy che scrive solo noir, Chandler che scriveva solo gialli e Philip K. Dick che era meraviglioso quando scriveva fantascienza e mediocre quando scriveva romanzi classici.
                Anzi, io adoro gli artisti che per una vita portano avanti un discorso su un genere, facendolo talvolta andare avanti nella Storia. Sotto questo punto di vista King lo ammiro pure (anche se qualcosina di non horror l'ha scritta).

                Ma comunque nun me piace proprio, c'aggia fa :look:
                Te lo appoggio.
                Ho abbandonato IT pecche è spacciatamente n'allungamiento e broro.insensato. Di King ho letto tre o quattro cose, Shining resta il capolavoro assoluto, per il genere e lo stile con cui è stato scritto.
                Per il resto, se proprio devo leggere qualcosa a pariare mi meno su Jo Nesbo che scrive dei Thriller (il noir è nata cosa, Scerbanenco, Izzo, Vasquez Montalban su tutti) troppo checazz, zeppi di azione, ambientazioni e quant'altro.

                Mi riallaccio un attimo su Hemingway, anche io trovo sia 'lo scrittore', dopo aver letto i 49 racconti so rimasto folgorato,.però poi Il vecchio ed il mare mi ha deluso, Fiesta non mi ha entusiasmato. Insomma, io lo vedo tutta tecnica, è un animale, ma non ha il piglio di un Carver per capirci. È tipo un amico al bar che ti racconta la sua giornata, dove so successe cose normali, ma che addiventano interessanti pe come te racconta.

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                  « Risposta #1373 il: Ottobre 20, 2015, 12:46:49 pm »
                  Come cZzo fate a giudicare un libro ad non l'avete nemmeno finito di leggere...... Siete proprio dei muccusiell
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                    « Risposta #1374 il: Ottobre 20, 2015, 12:52:26 pm »


                    Mi riallaccio un attimo su Hemingway, anche io trovo sia 'lo scrittore', dopo aver letto i 49 racconti so rimasto folgorato,.però poi Il vecchio ed il mare mi ha deluso, Fiesta non mi ha entusiasmato. Insomma, io lo vedo tutta tecnica, è un animale, ma non ha il piglio di un Carver per capirci. È tipo un amico al bar che ti racconta la sua giornata, dove so successe cose normali, ma che addiventano interessanti pe come te racconta.
                    Il vecchio e il mare deluse tantissimo pure me. Io di Hemingway consiglierei tutto tranne Il vecchio e il male e Di la dal fiume e tra gli alberi. Se ti sono piaciuti i 49 racconti ti direi di leggere Festa mobile, un diario a cuore aperto in cui c'è la summa poetica di Hemingway. Un altro che non mi piacque molto, a pensarci bene, fu Addio alle armi (l'ho comunque apprezzato, sia chiaro).
                    « Ultima modifica: Ottobre 20, 2015, 12:55:35 pm da #amanteroschifo »

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                      « Risposta #1375 il: Ottobre 20, 2015, 14:11:19 pm »
                      Come cZzo fate a giudicare un libro ad non l'avete nemmeno finito di leggere...... Siete proprio dei muccusiell

                      Se è talmente la chiavica che non riesci a finirlo :asd:

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                        « Risposta #1376 il: Ottobre 20, 2015, 14:25:29 pm »
                        Però i grandi della letteratura europea del '900 tendono ad essere belli pesantucci. Io dopo aver letto e imparato a campare leggendo Proust (lo adoro, per inciso), che è totalizzante e volutamente ostico, non faccio tanta fatica a considerare Hemingway il più grande scrittore della storia dell'umanità (vorrei specificare che non sto scherzando :look:) per quella formalità dei racconti che ha formato il suo marchio di fabbrica e che me lo fa venerare alla follia. La letteratura americana mi pare che si sia mossa partendo dalla linearità della narrazione per sviluppare il racconto, raggiungendo livelli stilistici e di sviluppo della trama enormi. Magari un Kerouac conterrà temi più generici, ma Sulla strada è un libro di 400 pagine che si legge in 3 giorni e questo è un merito enorme, secondo me. Ma veramente non ti piace Carver? Per me fu sconvolgente, se leggi questo racconto senza piangere ti tolgo il saluto. :look: L'interruzione improvvisa e il minimalismo dei racconti di Carver, emotivamente, sono una delle cose più toccanti che mi siano capitate di leggere insieme a Hemingway.

                        Io Stephen King non l'ho mai letto per colpa di Carpenter e Il seme della follia. :look: Infinite Jest non riuscii a finirlo, figurati se posso averlo fatto con Pynchon, L'incanto del lotto 49 ce l'ho ancora in libreria a prendere la polvere, ma Pynchon è un caso a parte, un folle che ti butta davanti agli occhi dei concetti difficilissimi e che non ti accompagna nemmeno per farteli capire. Viratell tu, ti dice. Prova a leggere qualcosa di Delillo, Underworld e Rumore Bianco non credo proprio che non ti piacciano, soprattutto il secondo.

                        Sono d'accordo. Però Whitman, Emerson?  :mazzarrino:


                        Sto leggendo la Recherche di Proust, ma i libri son talmente saturi di concetti e di estetizzazioni che ho deciso di intramezzare la lettura con altro, altrimenti uscirei completamente scioccato e incapace di leggere qualunque altra cosa, anche perché la scrittura è complessa e i periodi sono lunghissimi e difficili da seguire, per i traduttori dev'essere stata una fatica terrificante. Dalla parte di Swann è stata una divinazione, la rivelazione della verità in una prosa meravigliosa. All'ombra delle fanciulle in fiore è molto più pesante, purtroppo :asd:, ma ci sono delle pagine meravigliose che descrivono le visite di Marcel a Odette e Gilberte e la successiva separazione con quest'ultima: il dolore del giovane Marcel l'abbiamo conosciuto tutti ed è descritto in modo da pugnalare di nuovo il cuore diverse volte. Il rapporto tra dolore, abitudine e ricordo, l'incontro con Elstir. :allahsi3: Le parti descrittive della società parigina e dei salotti, per quanto possano avere un fascino storico, sono quelle che se ne scendono meno, alcuni parti sono un sonnifero. :asd: Secondo me è un'opera per lettori durissimi e tenaci, ma ne vale la pena perché la sensazione è che nessuno mai abbia descritto così bene sensazioni ed emozioni che chiunque di noi ha provato. Provate a descrivere una vostra sensazione di gelosia e tentate di scrivere 100 pagine tutte appassionanti e bellissime. :look: Sento che alla fine diventerà la mia bibbia.

                        Intanto ho scoperto tanta bella roba tra cui Tanizaki, l'eros e il desiderio sessuale come specchio del nostro io. Sublime è la Storia di Shunkin, che narra dell'amore di un servo per la propria padrona cieca, lui è talmente devoto che si accecherà quando lei verrà sfigurata con l'acqua bollente. Le lacrime agli occhi. Su Mishima poco da dire: Confessioni di una maschera, Il Padiglione d'oro, Cavalli in fuga e il più dolce Rumore delle onde, li ho divorati in pochissimo tempo.

                        Proust provoca dipendenza. E’ uno scrittore colossale. Per me Sodoma  (:look:) è il meglio, comunque.

                        Di Mishima ti consiglio Il Sapore della gloria (non credo si trovi nelle librerie) e Colori proibiti (che è rikkio***ssimo  :ops:).
                        « Ultima modifica: Ottobre 20, 2015, 14:30:37 pm da Sax »

                          Offline canesecco87

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                          « Risposta #1377 il: Ottobre 25, 2015, 12:44:27 pm »
                          Ieri ho finito di leggere uomini che odiano le donne!!! che dire... È bellissimo... Forse l'inizio è un pò una palla con tante descrizioni delle vite dei personaggi ma poi è un crescendo di azione la parte fìnale è stupenda!!! subito dopo averlo letto ho visto il film... non rende giustizia al romanzo è solo un riassunto della storia ma non poteva essere altrimenti ci sono tante di quelle cose che due ore non bastano... Domani inizierò il secondo libro
                          Stanchi di subire umililiazione e tortura di una regione divenuta sinonimo di spazzatura. Vogliamo tornare al vecchio Splendore con Partenope Capitale e Napoli Tricolore
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                            « Risposta #1378 il: Ottobre 29, 2015, 21:46:56 pm »
                            Sono d'accordo. Però Whitman, Emerson?  :mazzarrino:


                            Proust provoca dipendenza. E’ uno scrittore colossale. Per me Sodoma  (:look:) è il meglio, comunque.

                            Di Mishima ti consiglio Il Sapore della gloria (non credo si trovi nelle librerie) e Colori proibiti (che è rikkio***ssimo  :ops:).
                            Del resto mi pare che Mishima non abbia mai nascosto la sua passione per il pesce. :look: Comunque sono un giovane e inesperto lettore, aggi pacienza. :mazzarrino:

                            Intanto:




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                              « Risposta #1379 il: Ottobre 29, 2015, 22:34:15 pm »
                              Ieri ho finito di leggere uomini che odiano le donne!!! che dire... È bellissimo... Forse l'inizio è un pò una palla con tante descrizioni delle vite dei personaggi ma poi è un crescendo di azione la parte fìnale è stupenda!!! subito dopo averlo letto ho visto il film... non rende giustizia al romanzo è solo un riassunto della storia ma non poteva essere altrimenti ci sono tante di quelle cose che due ore non bastano... Domani inizierò il secondo libro
                              È uno dei libri più belli che abbia mai letto

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