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Me so scurdato dda scrivere. Appena tengo un attimo t'ha scrivo.
scrivila qua no ?
Come già scritto in altre sedi, ultimamente, sto studiando la 'forza' delle opinioni. Lo spirito del forum si fonda su delle opinioni, su dei confronti, ma troppo spesso, mo' 'ca internet è diventato un ritrovo per galli lottatori, si sfocia nella sublime caciara e sul cazzolunghismo a tipo "aggio raggione io!" "ma quello lo dice questo studio" "ma chi songo io, ma chi si tu". Alla luce di ciò ritengo la lettura, la sapienza, la letteratura in genere, un qualcosa di molto intimo e personale. Non una scienza esatta, ma un'arte soggetta a miliardi di variabili che possono 'nda tre o quattro tangere il lettore in maniera differente. 'O guagliono ha chiesto un parere 'ca va bbuono per isso, e isso soltanto (fermo restando 'ca sempre parere resta, non comando) quindi onde evitare 'ca 'nu cazzo chino d'acqua di trenta e passa anni (ma pure venti) venga 'cca a menarla sul "chi si tu, chi songo io", a dare dimostrazione della propria sapienza wikipediana, gli scrivo quello 'ca ce voglio scrivere in pvt. E non ci sono riferimenti a nessuno, è justo per evitare ciò che accade troppo spesso. Sul fatto 'ca King sia un grande scrittore e che IT sia però uno dei libri più sopravvalutati della storia della letteratura horror siamo d'accordo in molti, in disaccordo molti di più. L'esempio chiave per dimostrare che un Cranyo vive di certe robe, un Léon di tutt'altre. King mo' sta venendo al mondo. Lasciammo sta.
Se vi dico quello che mi sto leggendo attualnente secondo me mi picchiate Alla fine non mi sta neanche piacendo...
Tu sei il tipo che si legge 'è tutta vita' la nuova fatica letteraria di Fabio volo
Ero pronto per assegnare il titolo di miglior libro letto nel 2015 a Il tamburo di latta di Gunter Grass, epocale storia di un nano bastardo e infido , quando L'urlo e il furore ha scombussolato tutto proprio alla fine, lo stavo addirittura per abbandonare perché i primi due capitoli sono un delirio complessivo di 160 pagine: le prime 70 narrate da un malato mentale che confonde i periodi temporali e nel giro di una pagina è in grado di descrivere 3/4 episodi differenti sparsi in un arco temporale di più di 20 anni (eppure dopo un po' la narrazione dei comportamenti e della personalità dei personaggi diventa comprensibile); le restanti pagine, tramite la tecnica del flusso di coscienza, da un depresso nevrotico sull'orlo del suicidio e innamorato della sorella (come dice Faulkner stesso nell'appendice la questione è più familiare che carnale, ma vabbuò). Il quadro si compone con gli altri due capitoli, dove la narrazione e le regole grammaticali tornano alla "normalità" col freddo e razionale Jason e la materna cuoca di famiglia Dilsey. Quando dal terzo capitolo in poi il quadro d'insieme si rivela e gli occhi si schiudono all'improvviso scoprendo la meraviglia di questo inesorabile decadimento, i primi due capitoli diventano quelli preferiti, anche perché i deliri di Quentin Compson (secondo capitolo) sono una poesia di 90 pagine. Certo, un paio di pagine di fila senza punteggiatura sono pesantelle. . Il sogno americano viene eviscerato e fatto a pezzi dal racconto di una famiglia sudista in pieno declino economico e morale. Il razzismo è un altro tema importante del romanzo, che è, vedendolo da un punto di vista materialistico, un'opera sulla difficoltà dell'integrazione degli stati del sud dopo la guerra di secessione. Serve uno sforzo enorme per superare le prime 160 pagine però, anche perché Faulkner non fa nulla per mettere il lettore a proprio agio, già dalla prima pagina ti spiattella tutti i personaggi e all'improvviso ti ritrovi a leggere di una Quentin femmina e un Quentin uomo senza capire se era Faulkner o il traduttore a stare drogato.Gli altri candidati erano Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, roba da suicidio per quanto fa star male (non mi sono mai sentito tanto a disagio leggendo un libro) e Dalla parte di Swann di Proust. Tranne Il deserto dei tartari, che vi sconsiglio se non volete soffrire di attacchi di ansia e di panico durante la lettura, si tratta di roba stilisticamente complessa e difficile da digerire. Il tamburo di latta è clamoroso, Oskar Matzerath, il nano bastardo, è diventato già il mio personaggio letterario preferito di sempre.